Plays with Light Painting
“M’ILLUMINO DI MENO” 2015
Venerdì 13 febbraio ore 17.30
PLAYS WITH LIGHT PAINTING
al Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti
M’illumino di Meno, la più grande festa del Risparmio Energetico via radio lanciata da Caterpillar – Radio2, che spegne simbolicamente ogni anno tutt’Italia, è giunta alla sua undicesima edizione. L’invito di Caterpillar è quello di aderire ad un simbolico “silenzio energetico” il 13 febbraio 2015 con lo spegnimento simbolico di monumenti, piazze, musei, vetrine, uffici, aule e private abitazioni.
Il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti torna a partecipare all’iniziativa “M’illumino di meno” aprendo le porte agli studenti dell’Accademia dei corsi di Illuminotecnica e di Fotografia digitale “armati” di macchina fotografica, cavalletto e torce a led di tutti i tipi e colori per interpretare le opere conservate nel Museo con pennellate di luce e graffiti colorati. Nuove atmosfere luminose fanno rivivere sia le opere antiche in gesso e bronzo e sia le opere contemporanee ospitate nelle sale del Museo per la mostra ACCADEMIA ITALIA ancora in corso, che presenta lavori, installazioni e video prodotti da artisti affermati che si sono formati nelle Accademie d’Italia e che in queste operano come docenti.
Le immagini delle “nuove opere” vestite di luce impalpabile con la tecnica del light painting saranno visibili fino al 22 febbraio 2015 durante l’orario di apertura del Museo.
Il progetto nasce nell’ambito dei corsi di Illuminotecnica (prof.ssa Liliana Iadeluca) e Fotografia Digitale (prof. Alberto Terrile)
Studenti del corso di ILLUMINOTECNICA
(Prof.ssa LILIANA IADELUCA)
Immagini di
ENRICO GORETTI
ALICE ACELLA
GIULIO ALVIGINI
GRETA BAIARDI
BARBARA FURFARI
ANNA GHITINO
FRANCESCA NARDONE
NICOLO’ NASEDDU
SANDRO PELOSO
SERENA REPETTO
PAOLA SERRA
ALESSIO TESSITORE
ANNAMARIA TRAVERSO
Con la collaborazione di NICOLO’ GORETTI
Studenti del corso di FOTOGRAFIA DIGITALE
( Prof ALBERTO TERRILE)
Installazioni luminose ideate da LUCA CARRA’
Assistenza al set SARA SPALLAROSSA
Immagini di
GIULIETTA GAROFALO
CLAUDIO PAVIONE
PAOLA PIETRONAVE
ELISA ROCCA
CHIARA SCABINI
Un ringraziamento speciale a Simone Putzu che ha impaginato e montato le immagini
Corso Base di Fotografia analogica e digitale 2014 2015
Alcune immagini realizzate dai miei allievi del corso Base di fotografia analogica e digitale .
Albert Einstein disse : “Non ho mai insegnato ai miei allievi; ho solo cercato di fornire loro le condizioni in cui possono imparare”.
“Totem e Tabù” di Claudio Costa
Note di un viaggio per Immagini e Suoni all’interno di un libro d’artista
Fotografie Alberto Terrile
Pagine sonore a cura di Matteo Santagata e Alberto Terrile
Montaggio Claudio Pavione
In sinergia con IMFI Museattivo Claudio Costa e Accademia Ligustica di Belle Arti
Con questo piccolo clip induco il fruitore a iniziare un viaggio all’interno “attraversando”l’opera. Volutamente le immagini non hanno zoomate e movimenti di “camera” in post. E’ il mio occhio in fase di ripresa che s’avvicina e s’allontana. Una volta scattate le fotografie ho provveduto a consegnarle all’allievo ( ma anche assistente a F digitale) Claudio Pavione che le ha montate in sequenza. I suoni sono arrivati dopo, ci siamo trovati innanzi a un film muto e lo abbiamo trasformato in una piccola PARTITURA PER IMMAGINI. Con Matteo Santagata abbiamo trascorso una lunga serata a registrare passo passo ogni moto descritto. Silenzio, frequenze, la lezione di John Cage e Karlheinz Stockhausen che cade come pioggia d’autunno su due bambini cresciuto loro malgrado, due fanciulli che si fanno attanti per quest’occasione!
Due interviste del 1996 e 1998 per Telecittà
Provenienza un vecchio VHS che registrai dalla televisione. Un altro piccolo tassello circa il mio percorso creativo che professionalmente è ultratrentennale, sebbene la prima vera foto io l’abbia scattata con un apparecchio in prestito nel 1975
Il ritratto in fotografia
1993 servizio per Rai DSE a cura Ferruccio Giromini (allora caporedattore della rivista ZOOM) che mi intervista sul Ritratto in Fotografia
Promo Corsi Terrile
Quando finisce l’estate la gente si propone di far qualcosa in autunno e magari anche in inverno. I corsi di fotografia nell’ultimo decennio sono saliti alla ribalta tenuti sia da professionisti che da amatori , per “non tacer” degli improvvisatori ;-)
Quando vi interessa un corso la cosa migliore da fare è lanciare in rete il nome di chi lo tiene, così potrete rendervi immediatamente conto di quale sia il suo mondo didattico. Il mio è ben raccontato da questo promo realizzato da Marco Pezzati e Michele Vindimian
Nel Segno dell’Angelo 1993/2013
In occasione del ventennale del mio work in progress NEL SEGNO DELL’ANGELO 1993/2013 che verrà presentato il 3 Maggio ore 19 c/o lo SPAZIO ICARUS in viale IV Novembre nell’ambito di FOTOGRAFIA EUROPEA di REGGIO EMILIA http://www.fotografiaeuropea.it/fe201… un video che invita a CAMBIARE LA PROSPETTIVA abbandonando l’orizzontalità del nostro vivere per guardare “IN ALTO”. Il brano Corale sugli angeli di Alberto Terrile è composto e eseguito dal maestro Julius Paolo Lazzeri. Il montaggio del video è di Marco Pezzati.
Alfabeti di Luce
Clip di Morbida Mantide Maligna di Bob Quadrelli/Sensasciou realizzato con il corso base di Fotografia Analogica e Digitale
Lo Zenit e il Nadir
Lo Zenit e il Nadir è un viaggio metafotografico all’interno della vita e dell’opera poetica di Silvia Elena Scala.
Immagini originali di Alberto Terrile + immagini famigliari di S E Scala.
Mise en page : Alberto Terrile & Elisa Lauricella
Musica Dhvani
Le immagini che non si possono vedere
Un giorno scoprii di avere una lunga arteria che collegava direttamente l’occhio col mio cuore. Compresi tutto questo andando incontro alle cose del mondo; mi bastava guardarle per sentirmi inondare di bellezza, di gioia e di gratitudine.
Credo che lo spirito umano racchiuda il valore cosmico della terra mentre l’Universo evolve la coscienza.
Dedicai un intero mese di una calda estate alle mie fotografie ritirandomi sull’appennino toscoemiliano.
Ogni mio istante era un tributo nei confronti della Visione. Mi svegliavo nel mattino con la stessa gioia di chi è in procinto di incontrare la persona amata. Mi inebriavo del suo profumo, ne percepivo la temperatura e il battito. I miei sensi riconoscenti verso il creato muovevano velocemente le dita dando vita a differenti coppie: tempo/diaframma.
Percorrendo valli e crinali compresi il sistema venoso del paesaggio. Ne carezzai la superficie con lo sguardo. Il ritmo cardiaco rallentava per sostenere senza scosse i tempi dell’otturatore. Tutto il mio essere si intonava sui colori del mondo attraendoli a sé. La danza delle api incise il cielo come antiche scritture su tavolette di cera.
Come un monaco che chino raccoglie con cura le erbe per i propri infusi io coglievo frammenti di Universo con l’intento di custodirli nel mio archivio. I supporti plastici uniti all’argento del negativo avevano questo compito.
Il passato e il presente possono coesistere nello spazio di una stessa immagine, ripetibile eppure mai uguale a sé stessa.
Col finire dell’estate giunse il tempo di rientrare a casa. Lasciare quei luoghi amati faceva male. La malinconia era però resa sopportabile dalla consapevolezza dell’esistenza di quei negativi. Li custodivo come un innamorato serba con cura sul cuore un messaggio della donna amata.
Dalla solennità delle giornate di luce passai al buio muschiato della camera oscura.
Nell’oscurità totale caricai i negativi nella sviluppatrice e iniziai a cullarli con ritmiche onde di acido rivelatore. Trenta secondi d’agitazione continua alternati a trenta secondi di riposo: la chimica incontra lo sciamano. Nel mentre, rivedevo a memoria quei luoghi, le luci, le posture ,ascoltando i suoni mentre il tepore del sole in procinto di tramontare lambiva la mia pelle.
Alla fase di sviluppo del negativo succede il processo d’ arresto contraddistinto dall’odore acre dell’acido acetico che risale le narici con violenza. Due minuti d’agitazione continua al fine d’arrestare lo sviluppo del negativo, tempo nel quale altre Visioni chiesero d’esser ricordate.
Le mani obbedivano al corpo fisico che ritto nell’ombra assecondava i processi chimici di fissaggio con cadenzate agitazioni mentre la mente vagava con la complicità del serbatoio della memoria a breve termine: l’ipotalamo.
Con trepidazione dopo diciassette minuti totali ripartiti in tre bagni di diverse soluzioni chimiche, giunse il momento più atteso, quello di aprire la sviluppatrice, sollevare le pellicole raccolte in spirali e finalmente poter osservare il frutto di un mese di lavoro.
Nel tempo di un lampo sbigottii,incredulo reggevo in mano dei negativi completamente trasparenti: non c’era alcuna traccia d’immagine.
La voce chiuse la gola, la vista si fece bianca come la neve mentre indietreggiando cercavo con le mani una seduta ove lasciarmi andare ad una specie di mancamento.
L’otturatore centrale dell’obiettivo si era rotto, ma l’apparecchio fotografico aveva continuato a scattare facendo scorrere la tendina, e lo specchio aveva concorso mostrandomi le immagini, illudendomi di poter avere per me quanto avevo veduto.
Non mi azzardai mai più a provare a replicare quelle fotografie perché comunqueerano già state scattate, questo significava che io avevo “visto” e stabilito il momento in cui quella porzione di realtà sarebbe stata trasfigurata divenendo un oggetto bidimensionale.
Quelle immagini che non si possono vedere in realtà esistono. Quelle visioni benedette dalla luce del mondo sono in me ed io oggi per mostrarle ad altri ho un solo modo, quello di “raccontarle” restituendole così alla loro tridimensionalità.
Iola di Montese Estate 2007
Voce recitante Miriam Fossati
L’illogica allegria
In modo assolutamente dilettantesco è dal 1977 che ogni tanto appaio a cantare in qualche band o accompagno qualche bluesman con l’armonica. Non ho mai cantato in italiano, unica eccezione è stata provare a misurarmi con questo brano di Gaber ( 1981/1982) che ho sentito più volte dal vivo avendo lavorato con lui per un certo periodo. Preso dall’emozione ho saltellato con la metrica ma con Matteo le cose cerchiamo di farle spontanee. Bellissimo periodo in cui ci si nascondeva sull’appennino a mangiare, bere, fumare, suonare…..
Matteo Santagata : Chitarre, arrangiamento & registrazione
Alberto Terrile : Voce & Armonica
Registrato a Iola / Cà Guaiumi 2015
Immagini fotografiche : Ilaria Caprifoglio
La femminilità è donna
Alcuni anni fa venni contattato per dare un contributo fattivo e creativo sul rapporto tra bellezza e disabilità. La nostra società costruisce stereotipi di femminilità che cambiano ogni sei mesi, stereotipi che non contemplano ovviamente una persona in carrozzella o con altre forme di limitazione. L’incontro con Sonia ha arricchito sicuramente la mia vita e offerto nuove aperture e prospettive di pensiero, io ho semplicemente ricambiato con la creatività.
Sous Le Signe de l’Ange di Alberto Terrile 1993 2016
Teaser del mio work in progress sulla rappresentazione dell’ Angelo nella contemporaneità. Questo lavoro da 24 anni muta sequenza e selezione in base alle oscillazioni del mio sentire la vita.
Ritratti di Luce- Light painting e altre meraviglie
Presentato al Festival della Scienza 2016 dall’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova
L’evento è stato ideato dalla light designer Liliana Iadeluca coordinato insieme al fotografo Alberto Terrile con la presenza di Luca Carrà, uno sperimentatore del light painting. Fondamentale l’intervento della visual artist Angela Di Tomaso che ha realizzato il software per il real time. Circa una quarantina di studenti dell’Accademia, presenti come fotografi, performers, gestori del software e dell’accoglienza del pubblico si sono dati il cambio durante i periodo del Festival.
Insieme hanno creato una nuova dimensione fatta di luci, colori, proiezioni, accompagnate dai suoni vibranti e ipnotici di Stefano Pulcini.
Grandi, piccini, famiglie e scolaresche immersi nel buio più completo hanno ammirato la performance di light painting, ripresa e proiettata in real time per la prima volta in Italia per un pubblico così numeroso, rimanendo sorpreso ed entusiasta dalle texture in movimento catturate dalla fotocamera.
Dopo la performance svolta dagli studenti, in molti hanno provato l’esperienza di dipingere con sorgenti luminose e vedere sullo schermo materializzarsi i segni di luce mentre venivano tracciati, diventando trame colorate ed ipnotiche attraverso il LIGHT PAINTING IN REAL TIME.
Ogni partecipante ha poi posato per un ritratto originale creato su misura da una squadra di studenti armati di macchine fotografiche, cavalletti, torce, oggetti luminosi e stencil self made, più computer per visualizzare lo scatto. Le fotografie si possono trovare sulla pagina FB https://www.facebook.com/pg/Ritratti-…
Nel docu-video il racconto del progetto dall’allestimento alla performance
EVENTO A CURA DI: Liliana Iadeluca
RESPONSABILE SCIENTIFICO: Alberto Terrile
ELABORAZIONE SOFTWARE REAL TIME: Angela Di Tomaso
TUTOR LIGHT PAINTING: Luca Carrà
MUSICA. Stefano Pulcini
VIDEO: Mario Boccuni
Con la partecipazione degli studenti dell’Accademia Ligustica di Belle Arti – Genova
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BLART.IT http://www.blart.it/2016/11/10/ritrat… testo di Vanessa Vojvodic
Luce e Design http://www.lucenews.it//light-paintin…
Alberto Terrile photographe
Teaser sul mio lavoro sottotitolato in francese. I miei primi passi sono stati supportati e prodotti da parecchie persone e istituzioni francesi, ho vissuto un anno a Parigi nel 1994 e mantengo un fil rouge con molti musicisti e artisti che là ancora vivono.
Video realizzato da Danilo Guidarelli
Man Ray Rayographs
Nell’ambito di ALBA DADA, notte bianca dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, in qualità di docente aprirò un piccolo laboratorio di RAYOGRAPHS . Su un grande schermo fuori dell’aula scorrerà questo breve clip che mostra molte opere di Man Ray ( non dimentichiamo però gli esperimenti di Fox Talbot nel 1838 sul lago di Como) e un’altro che invece documenta alcuni elaborati degli allievi https://www.youtube.com/watch?v=y0fRJ… . La storia della fotografia è anche la storia dell’uomo e delle sue creazioni, oggi più che mai, dopo la rivoluzione digitale che ha illuso chiunque abbia un apparecchio d’esser fotografo, si rende necessario conoscere i grandi autori che hanno fatto la STORIA . Loro non avevano bisogno di Like e di visualizzazioni per esser motivati a continuare a sperimentare le infinite possibilità della sintassi fotografica….
Rayographs
RAYOGRAPH: è una tecnica fotografica con cui si realizzano composizioni astratte in bianco e nero, impressionando la carta sensibile senza far uso di macchina fotografica
Man Ray scoprì per caso le rayografie nel 1921. Mentre sviluppava alcune fotografie in camera oscura, un foglio di carta vergine, accidentalmente, finì in mezzo agli altri e dato che continuava a non comparirvi nulla, poggiò, piuttosto irritato, una serie di oggetti di vetro sul foglio ancora a mollo e accese la luce. L’artista ottenne così delle immagini deformate, quasi in rilievo sul fondo nero. Attraverso i suoi rayographs, termine costruito sul suo cognome, ma che contemporaneamente evoca il disegno luminoso, poteva sondare ed esaltare il carattere paradossale e inquietante del quotidiano.
Quando insegno fotografia, sia questa in ambito istituzionale , che ai corsi liberi ricordo che spesso , quando la fotografia era ancor giovane, si è molto sperimentato. Oggi nell’epoca binaria molti giovani RI/scoprono la fotografia stenopeica, i rayographs, le tecniche antiche, collodio,cianotipia, gomma bicromata e si divertono a provarle. Per loro e per quelli più adulti, ricordo però che una tecnica deve sempre “servire il senso”. Non scambiamo le antiche tecniche con le opzioni (filtri etc) che un telefonino ci offre per correre a pubblicare la nostra foto con un bell’ ABITO VINTAGE. Una brutta immagine ( senza senso, composizione e narrazione) se la passate al collodio umido resterà tale anche se farà dire :-Ohhh a qualcuno che non conosce nè la storia della fotografia, tantomeno la storia delle tecniche fotografiche..
Ricordiamoci un assunto molto importante proprio di Man Ray :- ”Naturalmente ci saranno sempre coloro che guarderanno solo alla tecnica e chiederanno “come?”, mentre altri, di una natura più curiosa, domanderanno “perché?”.
nb : I rayographs li creiamo durante il corso di Fotografia Analogica presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
In questo clip alcuni degli elaborati dei corsi 2015 e 2016 .
Intervista a Terrile alla mostra ” Ma che occhi grandi che hai”
Una ricerca poetica e antropologica sulla comunità trans gender genovese
Credo e pratico una fotografia dove l’etica sposi l’estetica rafforzando così “senso e consapevolezza”. Sotto l’ala di Don Gallo ho avvicinato la comunità transgender genovese.
All’inizio immaginai una passatoia lunga quasi quattro decenni tra le immagini della Carmi e qualcosa che avevo in mente ma la vita d’ognuno di noi prese poi il sopravvento: “Amare la fotografia significa avere cura del tempo. Il nostro tempo e quello dell’Altro”
Maddalena Bartolini, sociologa per i testi in mostra
Alberto Terrile fotografie
Ilaria Caprifoglio, assistente
In qualità di autore, ritraggo oramai da trent’anni musicisti, attori, registi e scrittori dai nomi altisonanti anche se per indole mi sento più vicino alle storie dell’uomo comune, storie che ho raccontato attraverso i ritratti iracheni della prima guerra del golfo, i disabili psichici con cui lavoro da tempo, i soggetti laringectomizzati, l’invecchiamento attivo nelle residenze protette col progetto “Indimenticabili”
Amo guardare al di sotto di tutto ciò che vive. Credo e pratico una fotografia dove l’etica sposi l’estetica rafforzando così “senso e consapevolezza”.
Quando fotografo, il mio obiettivo è cogliere l’essenza delle persone attraverso le forme del mondo. Ciò che mostro è pertanto l’equazione tra l’apparire e l’essere, tra l’esterno e l’interno di ogni essere umano.
Sotto l’ala di Don Gallo avvicinai la comunità transgender genovese immaginando una passatoia lunga quasi quattro decenni tra le immagini di travestiti della Carmi e le Princese che rappresentano la contemporaneità.
Nel 2011 con Sara (Miss trans liguria), realizzai uno dei miei Angeli, volevo sancirne il sesso: il maschile e il femminile raccolti in “Unico Essere”
Nel 2012, accompagnato da Maddalena Bartolini e Ilaria Caprifoglio, sodali di quest’avventura che si prefiggeva come un progetto editoriale scoprii nelle Princese un’umanità che non trovavo altrove.
Ecco come Maddalena Bartolini descrive così i nostri primi passi:-
Nel 2012, durante il mio ricercare nel territorio, ho incontrato e conosciuto Alberto e Ilaria, che da tempo, con l’associazione Percorsi Magici, conducevano corsi di fotografia nel ghetto. Alberto ha provato a condurmi in un immaginario poetico nuovo, meticoloso e intenzionato a raccontare alcuni aspetti della vita delle Princese. Se nella mente e nel cuore aveva il progetto di Lisetta Carmi, nel contempo voleva ispirarsi ad un altrove legato alla contemporaneità.
I luoghi scelti da Alberto sono stati i bassi delle Princese e i loro usci.
Il tempo dedicato al progetto è stato quello dell’apertura e della chiusura diurna delle loro saracinesche, che ci hanno permesso di registrare il ritmo e il sound della loro vita passata “sulla soglia”.
Ci si è persi così in sessioni di lavoro complesse in cui Alberto provava a cogliere i loro sguardi: quando perse, guardavano in alto alla ricerca del cielo, oppure quando pensierose abbassavano gli occhi e cercavano giù, in basso, la verità.
Nel 2015, dopo due anni e dopo alcuni intervalli e sospensioni, abbiamo deciso di rimettere insieme il materiale prodotto fin qui: un sentire, nero su bianco e in bianco e nero.
Il Museo dell’Accademia Ligustica ha aperto le sue porte a un grappolo di queste immagini, forte del mio impegno anche in sede didattica sulla comunità trans gender sfociato nella tesi dell’anno 2014/15 “ Più Eva che Adamo” di Chiara Scabini e Giulia Garofalo.
La mostra “ Ma che occhi grandi che hai” è parte degli eventi del Life Festival 2016 , che vede coinvolti – oltre ad Approdo Arcigay Genova e il Teatro della Tosse – la Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale, il Teatro dell’Archivolto, il Teatro Altrove, il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti e il Comune di Genova, una rassegna a 360 gradi che punta a creare una rete fra tutte le istituzioni culturali cittadine.
Alberto Terrile Aprile 2016
Ripresa Video Riccardo Tenca
Body Love 2016
“Il corpo è uno dei nomi dell’Anima, e non il più indecente”
M.Arland – Où le coeur se partage
Iniziai oltre vent’anni fa a indagare attraverso il media fotografico circa il rapporto che intercorre tra realtà e proiezione. A quel tempo utilizzavo delle diapositive che proiettavo su oggetti e persone. Le slide analogiche nel tempo sono state sostituite dai files e dall’uso di un videoproiettore ma la sostanza dell’intervento è rimasta immutata.
In occasione della mostra Body Worlds ho immaginato un viaggio poetico nel corpo e attraverso di questo.
Alberto Terrile, maggio 2016
BODY LOVE
Progetto fotografico a cura di Alberto Terrile e Areasessantuno realizzato appositamente per la mostra BODY WORLDS
Interpretato da
Barbara Castrati
Immagini di
Ilaria Caprifoglio
Danilo Ciscardi
Matteo Cosulich
Claudio Pavione
Matteo Santagata
Alberto Terrile
Sonorizzazione
Matteo Santagata
Poeti Immaginati di A Terrile 2008 La Lontra edizioni
Dalla Prefazione di Alberto Terrile
Il libro che state per sfogliare è uno stralcio di “diario emozionale” dove, attraverso sembianze, gesti , pensieri , riferiti a poeti e musicisti incontrati , racconto alcuni momenti della mia esistenza .
Dal ricordo affiorano i tratti di una generazione , quella a cui appartengo, una generazione che è stata giovane nel settantasette, l’ultima a sognare, quella che ha vissuto sulla pelle il terrorismo e nella carne la fine degli ideali, le piaghe della droga e dell’aids.
L’estetica di un diario è funzionale a ciò che questo racchiude pagina per pagina . Talvolta l’immagine sarà più significante rispetto al testo e viceversa, ma nessuna delle due forme sarà mai stampella per l’altra , un po’ come due binari sui quali viaggia la mia vita/locomotiva.
Non mi curo della destinazione quanto del senso che ha questo viaggio.
Come un fanciullo continuo a sporgermi dalla vita per osservare e raccontare il mondo.
+++
“La vita cambia gli uomini. Gli uomini cambiano vita. Col tempo capisci che non esiste l’Amore della vita”.
Comincia così, parlando di Lou Reed il libro fotografico “Poeti immaginati” declinazioni fotografiche e recit mentali dal Festival Internazionale di poesia, sorta di “diario emozionale” dove il fotografo creativo Alberto Terrile racconta alcuni momenti della sua esistenza attraverso immagini e parole ispirati dagli incontri con poeti e musicisti conosciuti in diverse edizioni del Festival Internazionale di Poesia di Genova.
Sembianze, gesti e pensieri attraversano dialetticamente i soggetti, catturati negli scatti del fotografo che si appropria della realtà e la restituisce sotto forma di micro-narrazioni in grado di far risuonare fraternamente l’eco di un’esperienza interiore.
Vediamo sfilare attraverso significanti immagini analogiche in bianco e nero i volti di Lawrence Ferlinghetti – Ed Sanders – Diane di Prima – Joanne Kyger- Alejandro Jodorowsky- Lou Reed – Ray Manzarek – Peter Hammill- Lydia Lunch – Howard Marks (Mr Nice)
Talvolta l’immagine è più significante rispetto al testo e viceversa, ma nessuna delle due forme prevarica o supporta l’altra, procedono come due binari sui quali viaggia la vita dell’artista, un percorso il cui senso non è nella destinazione quanto nel viaggio stesso.
Dal ricordo affiorano i tratti di una generazione che è stata l’ultima a sognare, che è stata giovane nel settantasette, che ha vissuto il terrorismo e la fine degli ideali, le piaghe della droga e dell’aids.
Alberto Terrile attraversa il mondo reale e quello interiore con lo sguardo e la curiosità del fanciullo e ci consegna un racconto per immagini e parole palpitante.
Poeti immaginati non è quindi solo un libro destinato agli amanti della fotografia fine art, è altro ancora, è il mettersi a nudo nello specchio di paesaggi psichici altrui.
Le parole degli occhi dalla camera del tempo
La fotografia è la scrittura della luce.
Il processo analogico è il vero viaggio dalla luce al buio della camera oscura, luogo dove, con l’ausilio dei reagenti chimici, l’immagine impressionata sulla pellicola si svelerà come un dono per i nostri occhi.
“Dal mio al vostro sguardo, le parole degli occhi”.
Il buio della camera oscura è rischiarato da due lampade rosse di sicurezza, il rivestimento plastico del bancone su cui stanno le bacinelle colme d’acido ha un odore forte, mi ricorda quello dei palcoscenici rivestiti di linoleum per la danza.
Qui i pensieri si fanno più sottili, prendono la mira. Gli occhi, abituati alle forti fonti luminose come alle repentine distrazioni, ora come falene, si spostano su due sole superfici: quella del piano dell’ingranditore dove l’immagine è unicamente luce e l’altra, quella acquea. Nella seconda la figura affiora lenta, cullata dall’onda che si genera sollevando leggermente la bacinella perché la soluzione chimica sia sempre fresca e accarezzi la carta rivelando così ciò che è stato trattenuto del mondo.
Questa è “la mia forma di meditazione”.
Il Fotografo è un lettore attivo che con grande attenzione osserva la luce del sole deviandone a suo piacere il corso.
Quando accosto l’occhio al mirino della fotocamera riconosco subito “il mio ordine”. Questo significa che attraverso l’inquadratura offro la mia visione e dono il mio assetto alle cose del mondo. Lo scatto è quindi solo il punto di partenza, la prima impressione che consegno alla pellicola. Quando fotografo in analogico, scatto quello che sento e non quello che vedo sul display.
Una buona foto “di carta” resta nel tempo(1). Potrai ristamparla in camera oscura e renderla più dolce o dura nei contrasti a seconda dell’umore, di come “la senti” quando riprenderai in mano il suo negativo, ma non ne cambierai mai l’impianto strutturale, l’architettura, lo scheletro. Quello che hai visto, quindi “ciò che hai provato” è lì in quel rettangolo che “custodisce” il tuo piccolo mondo di rappresentazione.
Quando stampi una fotografia fai delle mascherature, disegni una coreografia con le mani sotto il fascio di luce dell’ingranditore, quando stampi fai esperienza di quanto possa essere determinante la stessa frazione di secondo che normalmente, nel flusso temporale scandito di una giornata, passerebbe per “insignificante”.
Questa è “la mia forma di meditazione”.
Quando riguardo i provini a contatto di 20 o 30 anni prima posso scoprire tante cose.
1)
La lenta evoluzione giorno per giorno per acquisire una cifra stilistica che poi ti renderà riconoscibile.
2)
Gli inevitabili errori commessi
3)
Le foto che “al tempo dello scatto” mi parevano belle siglate da un pallino rosso per poter essere stampate alla prima occasione
La grande differenza rispetto alla nuova tecnologia binaria è che con la vecchia technè non si gettava via nessuno scatto e questo è ciò che faccio ancora oggi indipendentemente da quale apparecchio (analogico o digitale) io stia utilizzando.
Cancellare i nostri errori o ciò che non corrisponde all’estetica corrente è un grande errore.
Se prestassimo attenzione all’evoluzione del gusto e delle tecniche fotografiche, ai cambiamenti stilistici potremo scoprire nel nostro archivio delle perle che non avevamo considerato.
I gusti, i nostri e quelli del tempo nel quale viviamo cambiano.
1) Il viraggio conservativo ( selenio, al platino o all’oro) consente a una stampa fotografica di durare sino a 400 anni