Riflessioni fotografiche
The Devil in me
Ricordo che ero entrato in una chiesa perché pur “non frequentando” cercavo un aiuto dall’alto , un aiuto “forte” per mettere il tappo alla bottiglia.
Un litro di vodka al dì, sette Tennent’s e una bottiglia di rosso (potendo Chianti) per gli improvvisi risvegli notturni nelle poche ore dormite erano il mio fabbisogno giornaliero.
Non era un bel vivere, non era un bel lavorare, non era un bell’amare.
L’Alcol era il rimedio per la mia insicurezza verso tutto e tutti, non credevo in me anche se avevo già vinto un primo premio nazionale da fotografo, non credevo in me nonostante un museo francese ( il Petit Palais di Avignone) avesse pubblicato il mio primo libro e esposto le mie foto a interagire con il meglio della pittura medioevale italiana, tra cui Sandro Botticelli e Taddeo di Bartolo.
Non credevo in me per l’educazione ricevuta ( o scoprii con 5 anni di analisi) e per i rimbrotti paterni che non condivideva le mie scelte di studio e mi ripeteva :- “ non diventerai mai nessuno, uno su un milione ce la fa con l’Arte”
Il giorno in cui entrai in quella Chiesa pensai che Dio forse era occupato con faccende molto più importanti del mio bere, ero talmente “gonfio nell’ego e nel fegato” …
Restai lì una decina di minuti a frignare nell’intimo perché non c’è vittimista peggiore del dipendente da sostanze, siano queste droghe che alcool.
“Il mondo è una merda, tutti sono corrotti , le donne sono stronze che ti prendono per il culo, i concorsi per il lavoro sono truccati, nessuno capisce un cazzo e soprattutto nessuno capisce me, per cui Bevo, inietto, aspiro e scendo day by day nella peggiore delle spirali d’autocommiserazione tanto tutti dobbiamo morire no?
Non capivo niente. Ero troppo genuflesso sul mio ombelico, tutto doveva ruotare attorno a me.
Perché tutto questo sproloquiare con la foto di questo signore che mima il mirino di una fotocamera?
Perché in quella chiesa c’era lui, più giovane e in forze rispetto al mio scatto fatto decenni dopo in una RSA che mi disse:- Sbagli a farti il segno della croce anche quando esci di chiesa, il demonio lo hai già allontanato sai?
Risposi che il demonio con me aveva una forte amicizia tra continue cadute e tentazioni, per cui al di là di regolette e rituali cattolici preferivo segnarmi all’entrata e all’uscita della chiesa e poi diciamolo con sincerità, la mia non era poi una comprovata fede, avevo bisogno di smetterla di soffrire e quindi opportunisticamente tentavo l’ultima carta sperando che Dio schiacciasse un interruttore e io potessi trovarmi dall’oggi al domani sobrio e senza problemi!
Di fatto le cose andarono diversamente, io smisi di bere e sono vent’anni che vivo senza quel problema che miete molte più vittime della droga pesante e delle sigarette.
Quando rividi quell’uomo nell’RSA ci riconoscemmo, io ero diverso, sobrio e propositivo mentre lui era al capolinea, morì pochi mesi dopo lo scatto, solo in mezzo a tante persone sole con cui ho parlato a lungo prima di fotografare perché avevano bisogno anche di essere “ascoltate ”.
IN-DIMENTICABILI è il racconto dellʼultima parte della vita: la vecchiaia, la stagione in cui,gli esseri umani, per trasformazione, divengono “il libro illustrato del ricordo”.
Il focus è lʼAltro con il suo tesoro di esperienza compiuta, il contegno e la saggezza maturata nelle precedenti tappe dellʼ esistenza. La società dellʼefficienza e del profitto considera lʼanziano “inutile” e ci consegna immancabilmente solo lʼimmagine del lento trascinare il corpo verso la fine e lʼoblio. Attraverso il ritratto, l’anziano ha la possibilità sia di rappresentare visivamente un suo vissuto emotivo, sia di suggellare attraverso l’utilizzo di oggetti dʼaffezione la propria identità: le vecchie fotografie,gli attrezzi di lavoro e qualsiasi altro elemento scelto dall’anziano contribuiranno alla costruzione di un ipertesto. Chi partecipa è un protagonista attivo nella costruzione del proprio ritratto.
One Comment
claudio (klaus)
altro post strepitoso albe. grazie di tutto ciò.
c.