Scriptphotography

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Angeli alla periferia della vita, o una temporanea sospensione dalle cose del mondo. Vedetela pure come volete, ne avete il diritto: la fotografia una volta scattata appartiene ama cadere tra le braccia di chi l’osserva, e chi la guarda ha il diritto di portarla con sé, di vederci quello che vuole e dunque diventare a sua volta un autore. Angeli. Io non mi aspetto redenzione, non è il cielo né la terra a offrirmi lo spiraglio d’una salvezza. Ho la presunzione di pensare che tutto si svolga qui, come prima di me e dopo di me. Qui, su questo mondo, giorno dopo giorno, fin dalla prima alba, prima che l’uomo facesse la sua comparsa. Ma poi, con una torsione a cui ci ha abituati la letteratura, mi regalo il diritto di riflettere sull’esistenza di un mondo che gli occhi umani non possono vedere. Non chiamatela incoerenza: sto solo guardando anch’io una fotografia e ne traggo il senso che più mi soddisfa: è nel diritto di cui parlavo prima. Ed ecco che il mondo che noi possiamo solo immaginare è popolato da creature misteriose, alate talvolta e a cui da un tempo immemore abbiamo dato il nome di angeli. Gli angeli di Alberto Terrile si muovono nel segno del femminile. Chi sono queste creature sospese a un passo dalla vita? Sono angeli che temono di volare troppo vicino al suolo oppure ci stanno già lasciando come in una sacra ascensione? Non sappiamo. I nostri occhi si nutrono di reale, il resto è affidato all’immaginazione. Con “Nel segno dell’Angelo”, Alberto Terrile opera una discesa in profondità nella Jumpology di Halsman. Lì, il grande maestro americano invitava le persone a un momento di complice divertimento, le cui differenze erano segnalate dall’incoerenza del salto. Qui, nel lavoro di Alberto Terrile notiamo una differenza, la staticità delle pose. Una staticità mistica, che non ha nulla di immobile ma che, al contrario contiene moltitudini. Le figure femminili sono ferme a un passo dal suolo come l’inizio di una creazione, di un uovo personale ordine, perché gli angeli amano così tanto la nostra vita da desiderare di diventare umani, almeno quanto noi desideriamo essere angeli. Ma c’è un patto tra noi e loro, un patto segreto. C’è un brano di Willie Nelson che lo recita bene: “Sapevo che un giorno saresti volata via, quindi lasciami se lo desideri, me lo ricorderò ancora, angelo che vola troppo vicino al suolo”. Non può né può esserci contatto, ci si ferma poco prima che il mondo si scontri con l’impossibile, e va bene così: gli uni torneranno a volteggiare, gli altri a usare le gambe come compassi, a misurare l’ampiezza del mondo. Il mondo di Alberto Terrile si concentra sulle declinazioni dell’universo femminile, alla scoperta di una sensibilità così sfaccettata da rotolare sulla via. Terrile ne vede il vorticare, il vortice d’espressioni che come un fiume in piena dilaga nei volti di donna. E racconta di passioni, intimità, momenti di pausa come di quelle vezzose civetterie: perle di segreti su acqua di sorgiva, un alfabeto di muti vocaboli che immiserisce la lingua parlata dall’uomo. Difficile è “Declinare il femminile” (è il titolo della serie), ma va fatto per comprendere il genere di rapporto che c’è tra i due mondi. Qui non si tratta di semplici ritratti – sebbene un ritratto non sia mai “facile” – piuttosto è la ricerca di un dialogo, un modo per fra-intendersi cioè lo stabilirsi di un accordo a metà del percorso nella propria vita. Ecco che Alberto Terrile ci offre un tempo e una chiave, e quel tempo così lento è funzionale all’esplorazione, a prendersi il gusto di indugiare tra le espressioni e insieme tra il non verbale delle contorsioni dei corpi. Lo sguardo di Alberto Terrile è delicato e spietato, diretto. E, in qualche maniera, risarcitorio – se bastasse la fotografia a “risarcire” secoli di vessazioni e umiliazioni a cui la donna è stata sottoposta! Ho affermato che la nostra vita si gioca qui, non in un altrove immaginario e rincuorante. Tuttavia la religione ha pronta ogni risposta, ignorando che è il caos, non Dio né la religione a governare la nostra vita. Ma per la teologia la vita di una donna per lungo tempo è valsa molto meno di quella di un uomo. La serie “Sulla fede”, pone il focus su questo drammatico capitolo: la donna come origine del male e dunque il bersaglio perfetto di anatemi. Qui ad Alberto Terrile bastano pochi accenni, pochi tratti quasi stilizzati – si guardi la fotografia di una donna prona sul pavimento della navata di una chiesa – per descrivere una discriminazione lunga secoli. L’ho già detto e voglio ripeterlo: Alberto Terrile ha uno sguardo sensibile sull’universo femminile, carezzevole e attento, caratteristiche di un grande autore.

Giuseppe Cicozzetti

Angels on the outskirts of life, or a temporary suspension from the things of the world. See it as you wish, you have the right: once taken, a photograph belongs to, loves to fall into the arms of the observer, and the observer has the right to take it with him, to see in it what he wants and thus become an author in his turn. Angels. I do not expect redemption, it is not heaven or earth that offers me a glimmer of salvation. I am presumptuous enough to think that everything happens here, as it did before me and after me. Here, in this world, day after day, since the first dawn, before man made his appearance. But then, with a twist to which literature has accustomed us, I give myself the right to reflect on the existence of a world that human eyes cannot see. Don’t call it inconsistency: I am just looking at a photograph too and I draw from it the meaning that satisfies me the most: it is in the right I spoke of before. And behold, the world that we can only imagine is populated by mysterious creatures, sometimes winged, and to whom we have since time immemorial given the name of angels. Alberto Terrile’s angels move in the sign of the feminine. Who are these creatures suspended one step away from life? Are they angels who fear flying too close to the ground or are they already leaving us as in a sacred ascension? We do not know. Our eyes feed on reality, the rest is entrusted to the imagination. With “In the Angel’s sign”, Alberto Terrile makes a deep dive into Halsman’s Jumpology. There, the great American master invited people to a moment of complicit fun, whose differences were signaled by the incoherence of the jump. Here, in Alberto Terrile’s work we notice a difference, the static nature of the poses. A mystical static nature, which has nothing immobile but which, on the contrary, contains multitudes. The female figures are still one step away from the ground as the beginning of a creation, of a new personal order, because the angels love our life so much that they want to become human, at least as much as we want to be angels. But there is a pact between us and them, a secret pact. There’s a song by Willie Nelson that says it well: “I knew someday that you would fly away, So leave me if you need to, I will still remember, Angel flying too close to the ground”. There can and cannot be any contact, we stop just before the world collides with the impossible, and that’s fine: some will go back to twirling, others to using their legs as compasses, to measure the lenght of the world.

Alberto Terrile’s world focuses on the declinations of the feminine universe, discovering a sensitivity so multifaceted that it rolls on the street. Terrile sees its whirlwind, the vortex of expressions that like a river in flood floods the faces of women. And he tells of passions, intimacy, moments of pause as well as those charming flirtations: pearls of secrets on spring water, an alphabet of silent words that impoverishes the language spoken by men. It is difficult to “Decline the feminine” (this is the title of the series), but it must be done to understand the kind of relationship that exists between the two worlds. Here it is not a question of simple portraits – although a portrait is never “easy” – rather it is the search for a dialogue, a way to misunderstand each other, that is, to establish an agreement halfway through one’s life. Here Alberto Terrile offers us a time and a key, and that slow time is functional to exploration, to enjoy lingering among expressions and at the same time among the non-verbal contortions of bodies. Alberto Terrile’s gaze is delicate and merciless, direct. And, in some way, compensatory – if photography were enough to “compensate” for centuries of harassment and humiliation to which women have been subjected! I have stated that our life is played out here, not in an imaginary and comforting elsewhere. However, religion has every answer ready, ignoring that it is chaos, not God or religion that governs our life. But for theology, a woman’s life has long been worth much less than a man’s. The series “On Faith” focuses on this dramatic chapter: women as the origin of evil and therefore the perfect target of anathemas. Here Alberto Terrile needs only a few hints, a few almost stylized traits – look at the photograph of a woman prone on the floor of a church nave – to describe a centuries-old discrimination. I have already said it and I want to repeat it: Alberto Terrile has a sensitive gaze on the female universe, caressing and attentive, characteristics of a great author.

Giuseppe Cicozzetti