Corsi, Didattica, Riposizionare Fotografia
Nel 2006 scrivevo :
L’esercizio del vedere.
Poche settimane fa, cominciando il corso di fotografia ho cercato di spiegare cosa vi è a monte di ogni immagine. Certamente qualcuno è rimasto interdetto quando ho detto che non serve un apparecchio fotografico per fare una fotografia, che ciò che importa è il nostro atto del vedere e l’ atteggiamento col quale ci disponiamo all’immagine.
La critica che muovo alle tecnologie è indirizzata al surplus di sistemi , programmi e apparecchi che il “mercato” mette a disposizione dell’utente per facilitarlo e rendergli la “vita iconografica” semplice e facile, spesso illudendolo dì esser bravo.
Se basta una scatola e un foro stenopeico per realizzare una fotografia immagazzinando quel tanto che basta di luce riflessa verso un emulsione, perché non partire da lì, o poco prima per parlare di immagine fotografica?
Perché certi autori del passato restano insuperabili maestri di Visione sfidando le più evolute tecnologie attuali ed i più raffinati sistemi di post produzione del fotoritocco?
La creatività è insita nell’uomo, occorre darle fiato e portarla in luce, và esercitata e darà i suoi frutti, nella misura di quelli che sono i nostri talenti.
L’iter da seguire è quello di educarci a guardare le cose….imparando a disporci verso il mondo con lo stupore del neonato che “vede le cose per la prima volta”.
La fotografia, la poesia,la canzone che emoziona, che ci resta dentro è quella che riesce a farci sentire la “prima volta” nonostante si creda di aver visto,letto e ascoltato tutto.
L’epoca odierna orienta alla bulimia ideologica mentre per arrivare al cuore delle cose occorre sottrarre e non aggiungere. Recentemente gli agricoltori della montagna sono stati raggiunti da una lettera che diceva loro che in base a studi recenti, l’ innaffiare i campi di patate porta il tubero a secernere un acido nocivo o qualcosa di simile, quindi ricordavano che la giusta dose di acqua è quella che proviene dalla pioggia….
Pochi giorni fa mentre sfruttavo le ore di luce che la stagione concede mi sono imbattuto in una Maestà che aveva accanto lo stelo per sostenere la didascalia a cura della Provincia di Modena…ma l’opera non era terminata, mancava il cartello e dentro di mè ho gioito riconoscendo quel “rettangolo vuoto” che faccio scorrere sulle cose del mondo quando mi accingo a fotografare….ecco mi sono detto un bel modo per oggettualizzare il concetto di fotografia.
POSTILLA 2024
Praticamente 18 anni fa vivevo esattamente ( pur con molti più pieni che vuoti) il medesimo sentire.
Quando vidi quello stelo che RITAGLIAVA UNA PORZIONE DI CIELO pensai agli studenti che frequentavano i miei corsi liberi , pensai che quell’immagine poteva aiutare a capire LA FOTOGRAFIA rendendola semplice e evidente.
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