Riflessioni fotografiche
Quando fotografo….
Quando fotografo, mi propongo di raccontare qualcosa in sintonia con un’idea che porto avanti da oltre trent’anni.
Ciò che m’interessa è l’agire dell’uomo a 360 gradi e quella verità che risiede nel fare a discapito dell’apparire.
Nessuna differenza se questa venga declinata su un cestaio, un anziano in un ricovero o una star della musica.
Non amo la posa.
Uno dei motivi per cui uso ancora la pellicola e le carte da stampa è la pasta che il negativo offre senza dover ricorrere al “ballo in maschera” offerto da programmi come Alien skin che consentono a un file digitale di indossare il maglioncino con l’etichetta Technical pan.
Fotografare il mondo andando incontro alle cose (amo le ottiche fisse), sporcandosi le mani con la vita prima e in seconda battuta con l’acido dei reagenti chimici.
Toccare la carta ai sali d’argento, sfiorarla con le labbra al buio (la superfice emulsionata è più setosa) significa un delicato sentire, come i primi baci dati con la bocca e con il cuore, baci dei quali, ricordo ancora il sapore.
Mi interessa l’uomo, la vita e una verità che oggi, dalla fotografia alle parole di molte persone, odora di falsità e di poco più di niente…
Nb Immagini del 2006 di Elisa in studio di incisione .
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