Sulla rotaia
Trentino
Estate 1993
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente. L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; {l’amore} non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno e la conoscenza verrà abolita, poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio1, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore. 1 Corinzi 13 )
Questa immagine ha due interpreti: un nipote (Eric) e suo zio (Luciano). Nella mia rappresentazione ho immaginato la storia di un padre che col figlio và via… verso l’orizzonte, al tramonto.
Per certo declinavo il desiderio di un padre che mi tenesse per mano per condurmi lontano, verso il futuro. Il mio rapporto con la figura paterna è stato assai complesso e accidentato : due caratteri troppo simili che si scontravano senza che uno provasse minimamente a capire l’Altro.
Ci sono voluti ancora molti anni per arrivare a comprendere cosa era realmente successo tra di noi. L’analisi ( da me a lungo rifiutata) ha portato nuova luce sul nostro rapporto . Molta della mia insicurezza o scarsa fiducia nelle possibilità di esercitare e metter a registro un “talento” furono generate da suoi comportamenti e giudizi. Circa un mese fa durante uno scattato mostrai a Ilaria (amica e assistente) un’immagine e mi sentii dire:- Ma cosa me la mostri a fare? Lo so che fotografi bene… Non mi sono mai sentito l’uomo dalla bacchetta magica e il risultato garantito quando fotografa, cerco sovente conferma nell’altro e credo che al di là del rispetto per i miei interlocutori molto sia da imputare a questo rapporto con la figura di mio Padre.
Questa fotografia descrive quindi una tipologia di padre che avrei desiderato e racconta attraverso il senso di genitorialità che contengo anche il padre che avrei voluto essere.
Sono divenuto pertanto un padre “in seconda”, un confidente per moltissimi dei miei studenti so “ascoltare e consigliare”.
In molte mie fotografie racconto la famiglia ma rarissimamente rappresento un figlio in compagnia di entrambi i genitori perchè i miei li ho sempre vissuti come due figure distinte e al contempo distanti.
Mi sono sempre sentito molto solo, anche in compagnia. Da bambino in certi frangenti mi assentavo con la mente dal reale… come qualcuno che scompare. Entravo in punta di piedi nel mio mondo dove non c’erano ingiustizie, dove il cielo era blù cobalto, dove i profumi erano originati dalle piante in fiore. La gente era buona e quando il male si palesava, era una “finzione”, chi moriva si rialzava e ritornava a vivere. Nel mio mondo di fantasia la resurrezione era una costante. Quando riemergevo alla realtà, richiamato da mia madre perché dovevo mangiare o altro, rientravo mio malgrado al mondo dei più, alla vita di tutti. Ci sono bambini con lo sguardo adulto come molti di quelli raffigurati nelle mie fotografie e altri che sembrano sospesi tra le nubi, io avverto un’ appartenenza per entrambe le categorie. Ho individuato nella creatività, quel luogo magico nel quale rifugiarmi e da lì racconto la mia versione delle cose.
Qual’è lo scopo della fotografia? E’ quello di RACCONTARE, di riuscire a cogliere quello che gli occhi non riescono a vedere.
SI VEDE SOLTANTO QUELLO CHE SI CONOSCE, CIO CHE NON SI CONOSCE NON PUO’ ESSERE VISTO!
Realizzata con: Hasselblad 500 CM
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1993
Luogo: Trentino
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