Nella seconda metà della vita
Genova
2015
Quando si è giovani si sognano mille cose, le giornate trascorrono innervate d’energia volte all’ottenimento di ciò che consideriamo la nostra priorità che, una volta raggiunta, verrà sancita dall’espressione “…è questo ciò che volevo”.
La prima parte della vita è orientata all’espansione e si focalizza nella concretizzazione di una o più mete.
Nella seconda parte della vita è lecito sopravvenga l’interrogativo se continuare a muoverci secondo le coordinate che abbiamo appreso in una continua rincorsa al risultato, o se occorra un cambio di punto di visuale in virtù della meta più grande che aspetta ognuno di noi: la Morte.
La seconda parte dell’esistenza “rilegge la prima” attraverso la sua rievocazione.
Il tempo vola ma la fotografia è in grado di fermarlo anche per aiutarci a “ricordare”.
“Se tutto ciò che facciamo si affaccia sull’infinito, se si vede il proprio lavoro trarre la sua ragion d’essere e proiettarsi al di là, si lavora più serenamente”. (Vincent Van Gogh, lettera a Theo).
Quando scosto la tenda e mi affaccio sul “Consorzio umano elettronico”, la rete e i suoi riti, avverto sovente una forma di distanza verso molto di ciò che dal punto di vista dell’immagine fotografica viene proposto. Non vi è snobismo, sto distante dalle tagliole del giudizio, avverto unicamente lontananza da certe forme e prassi che la contemporaneità propone.
L’universo levigato dai software d’ultima generazione appositamente creati per portare alle estreme possibilità i vecchi filtri fotografici non mi interessano, mi paiono maschere per nascondere il trascorrere del “nostro tempo in terra. Da sempre nasciamo, viviamo e moriamo.
L’ antica ars moriendi è stata totalmente dimenticata probabilmente per paura, per spostare altrove l’attenzione. La visione delle antiche società preindustriali in rapporto a quella più recente che passa come società tecnologica rimarcano una forte differenza nei confronti della morte e di quanto questa significhi. Una volta la morte era considerata un passaggio attraverso una porta, così come Morire, nella prospettiva cristiana, è iniziare un viaggio. È il viaggio verso l’incontro con Gesù per raggiungere la vita eterna.
Le immagini che realizzo e corredo di scrittura sono una sorta di metatesto. Uso da decenni un alter ego femminile per raccontarmi.
La figura ha oltrepassato la metà della vita e siede in mezzo a tante cose accumulate che vanno dai ricordi ai libri che per quanto mi concerne contengono il sapere. Lo sguardo in camera è la consapevolezza di ciò che è oggi senza filtro alcuno, solo nel nome della Verità!
Realizzata con: Hasselblad X pan
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 2015
Luogo: Genova
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