La coperta della nonna
Genova / Monte Fasce
2007
Tra fine 2018 e inizi del 2019 mi sono promesso ( e mantenuto) una seduta settimanale di camera oscura ove lavorare a braccia aperte, sia su immagini recenti che sull’ultratrentennale archivio.
Posto che il tempo sia un’invenzione dell’uomo, in camera oscura tutto cambia. Qui i pensieri si fanno più sottili, prendono la mira. Gli occhi, abituati alle forti fonti luminose come alle repentine distrazioni, ora come falene, si spostano su due sole superfici: quella del piano dell’ingranditore dove l’immagine è unicamente luce e l’altra, quella acquea. Nella seconda la figura affiora lenta, cullata dall’onda che si genera sollevando leggermente la bacinella perché la soluzione chimica sia sempre fresca e accarezzi la carta rivelando così ciò che è stato trattenuto del mondo. In quel limbo, in quella zona franca che è la camera oscura stampi luglio del 1993 e pochi istanti dopo sei nell’anno 2018 con un’altra immagine. Due tempi dell’uomo galleggiano nella stessa bacinella di fissaggio , magari stai lavorando sullo stesso soggetto che si tiene stretto all’età della foto come un naufrago alla zattera e sperimenti in piccolo qualcosa che Kierkegaard definiva ” l’eterno presente ” . Lungi da me sentirmi un illuminato , sono solo un essere umano che usa la fotografia per capire meglio la realtà “non visibile”, questo è ciò che da sempre mi attrae.
Ho ristampato ieri, 12 Gennaio 2019, una nuova versione di Emanuela che avvolta nella coperta di mia nonna guardava verso il sole che tramonta. A volte ritorno sui miei passi e riscrivo ex novo qualcosa a cui avevo già attribuito una gamma chiaroscurale per renderla più vicina al mio attuale sentire. I negativi sono le mie canzoni già scritte che di volta in volta scelgo di “reintepretare” .
Realizzata con: Hasselblad 500 cm
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno:2007 – ristampa del 12 Gennaio 2019
Luogo: Genova / Monte Fasce
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