Jackie Winsberg
Les Aigues Vives
Luglio 1993
Le estati da Jackie e Angele Winsberg , la Provenza e la loro pittura. Il ricordo ha la particolarità di render il passato spesso più bello perché non è più innanzi a noi e noi oggi non risiediamo più in lui, ma non è questo il caso, ne sono certo.
Conobbi Jackie attraverso l’amicizia con suo figlio Louis, chitarrista di fama proveniente dalla scena jazz francese. L’estate, spesso in compagnia di Paki Zennaro guidavo il mio vecchio passat sino alla loro casa, vero crocevia di artisti d’ogni sorta. Meraviglioso e a me sconosciuto il loro senso di ospitalità. Pranzi e cene nel patio tra chitarre e strumenti d’ogni sorta finivano per creare un’atmosfera magica, unica. Il posto ideale per leccarsi le ferite di una lunga storia terminata malamente, il luogo perfetto per me che ho sempre fotografato fuori dallo studio gestendo con la pellicola la luce, piegandola con amore alle mie esigenze espressive. Per certo il 1993 è stato l’anno in cui la mia fotografia ha spiccato il volo aprendomi a nuove amicizie e esperienze.
Nantha, io e Jackie
Il giovane studente d’arte che ancora oggi custodisco gioiva ai racconti di Jackie , l’amicizia con Cocteau, la scena dei pittori francesi nei primi decenni del 900, la spagna e i disegni a carboncino, insomma, tutto quello che non avevo nella mia famiglia. Qui tutto era diverso.
Per alcune estati la grande casa col cancello sbilenco è stata il teatro di moltissime mie fotografie, entravo e uscivo dalla mia cameretta con l’Hasselblad in mano e correvo a ritrarre gli amici, i loro figli, scattavo Angeli e davo sfogo come mai alla mia creatività.
Marc, io e Bernie, moglie di Louis Winsberg
Bernie di spalle, Jackie, la mia macchina montata sul treppiedi e lo scrivente.
Un giorno mi dissero:- … andiamo a fare il bagno c’è un posto ove l’acqua piovana si raccoglie…
Lesto preparai il mio zainetto con asciugamano, fotocamera, pellicole e un walkman col quale ascoltavo la musica. Arrivati in sito, ero con Paki ,posai lo zaino e stesi l’asciugamano e mentre ci apprestavamo a calare i calzoni previo esserci messi a casa il costume ci accorgemmo che gli altri, completamente nudi s’erano già tuffati. A quel tempo la mia esperienza col naturismo era pari a zero. Guardai Paki che annuì e mi disse:- ….qui usa così…leviamocelo.
Ricordo di aver continuato a fare le mie solite cose, nudo come un verme, era una sensazione nuova, ti sentivi più libero e sintonico con la natura.
Angele, la moglie di Jackie si divideva tra pittura, l’orto e la cucina dalla quale sfornava cibi della tradizione francese e spagnola, il mattino s’apriva con lunghe colazioni punteggiate dalle sue meravigliose marmellate su un tavolino all’aperto.
Quando nel 1998 esposi al Museè du Petit Palais, Jackie e Angele vennero all’inaugurazione e scaduto il mio soggiorno presso il museo dove mi diedero una stanza per tre settimane ( la mostra durò dal 6 giugno al 31 agosto ) mi trasferii da loro.
Come tutte le cose belle della vita, dobbiamo sempre imparare a godere il momento celebrandolo con la nostra gioia d’esistere, arrivò un termine decretato prima dalla malattia di Jackie e poi successivamente da quella di Angele.
Tra le mille foto scattate, una del 1997 li racconta andar via assieme nella sera verso un costone roccioso.
Questo è la fotografia, il racconto di qualcosa che “è stato”
Per me… è stato fantastico averli accanto per un tratto di vita.
Realizzata con: Hasselblad 500 cm
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1993
Luogo: Les Aigues Vives
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