Francesca T.D Genova 13 aprile 1998 ore15:50
Una serie che esprime, nella sua estatica bellezza, l’intenzione di sollevare da terra il soggetto umano, prevalentemente femminile, per scoprirne la dimensione leggera e fragile, misteriosa e inafferrabile. Ne scaturisce una galleria di corpi levitanti, senza essere magici, di volti impenetrabili, investiti di una destinazione, di un destino altro. Sovente le giovani donne rappresentate indicano con la mano una direzione: quell’altrove a cui tutti tendono, il luogo dell’alterità, del doppio di sé con cui convivere o dell’altro con cui dialogare.
Gli Angeli di Alberto Terrile, colti nell’istante del distacco dal suolo, vanificando la forza di gravità, diventano metafora di una prospettiva orizzontalmente più ampia e verticalmente più elevata, di un cambiamento di ottica, di velocità, di connettività con soggetti e situazioni altre, di adeguamento o resistenza a mutamenti epocali di ogni ordine, sia dal punto di vista tecnologico, che etnico, ecologico, socio-politico, culturale. Quello di cui i suoi Angeli diventano indice da seguire non è la piatta adesione ad uno standard comportamentale di superficie, di leggerezza, di disimpegno, di apparenza, ma di apertura creativa ad un comportamento fondato su valori sostanziali, da vivere con spirito illuminato. ( Viana Conti 2012)
Realizzata con: Hasselblad 500 cm
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1998
Luogo: Genova Quarto ( Interno dell’ospedale Psichiatrico)
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