Elvezia
Genova
Novembre 1991
Non più di un’ora fa, 2 febbraio 2005, mia nonna ha lasciato la stanzetta bianca dell’ospedale, dolcemente ,nel sonno. Una morte bella, come tutti vorremmo avere. Ha vissuto sino alle soglie del suo novantunesimo compleanno, che sarebbe caduto Sabato 5 Febbraio in totale indipendenza. Era uno spirito libero. Sola dal 77 quando mio nonno Alessandro lasciò qui in terra un corpo consumato da un brutto tumore. Amava leggere tanto e detestava la televisione che trovava banale e volgare. Da sempre ha accolto le mie istanze creative, assecondando i miei progetti che più volte l’hanno vista come soggetto della rappresentazione. Diane Arbus diceva che le persone che fotografiamo resteranno sempre vicine a noi. Le piacevo come nipote, andava fiera del fatto che il primo sorriso da neonato l’avessi fatto a lei. Mi è stata vicina nell’infanzia, grazie a lei ho imparato a scriver e leggere le prime parole, ancor prima di andare a scuola. Ricordo che disegnavo molte navi di pirati, ma avevo difficoltà per la bandiera con il teschio. Fù lei a disegnarlo su un foglio a parte affinché potessi riprodurlo. Aveva capito di cosa avevo necessità…di un modello da copiare…non della mano adulta che si sostituisce al tratto infantile. Mi aiutava nei compiti e aveva sempre tanta pazienza. Mi raccontava spesso storie legate alla sua vita.Restavo incantato quando mi narrava dell’Africa, di come con mia madre affrontò un lungo viaggio in nave per stare in un campo di civili, vicino a mio nonno che era prigioniero degli Inglesi durante la guerra. Ha vissuto parecchi anni ad Addis Abeba con mia mamma. Adorava fare lavori a maglia, riuscì persino in mancanza d’altro ad utilizzare la vecchia lana di un materasso del campo di concentramento per fare un golfino per mia madre che aveva all’epoca circa 4/5 anni. Non amava la compagnia delle amiche, prediligeva la sua solitudine che amava fosse spezzata dalle visite o telefonate dei suoi nipoti. Adorava il cinema degli anni d’oro, J.Gilbert, la Garbo,la Dietrich, Cary Grant e poi Peter O’Toole :Lawrence d’Arabia era una sua passione. Quando l’accompagnavo con l’auto cercavo di portarmi dietro un cd di F.Sinatra, perchè amava le belle voci e non faceva mistero del totale disprezzo per la musica leggera italiana. E’ stata follemente innamorata di mio nonno Alessandro, un bellissimo uomo che di profilo ricordava Joseph Cotten. L’altra sera guardavo “L’ombra del dubbio” di A.Hitchcock, dove Joseph interpreta lo zio Charlie, uno dei pochi personaggi cattivi della sua carriera…e ero emozionato, tanto forte era la somiglianza. Il suo recente ricovero mi preoccupava, i giorni scorsi non ero stato da lei perché pieno di raffreddore e tosse, non volevo portarle dei germi, temevo che potesse ammalarsi di polmonite. Da alcuni anni lamentava la perdita della sua indipendenza, l’avviliva dovermi chiedere di portarle del latte, non potere andarselo a prender da sola. La strada dove abitava era un continuo cantiere, e le sue gambe avvertivano l’età. E’ stato triste vederla negli ultimi anni rinunciare ai suoi viaggi repentini: era capace di prendersi un bus, andare in stazione, balzar su un treno per andare a Alessandria a trovare mio nonno al camposanto. Ieri notte, tra mè e mè mi rivolsi proprio a lui, al mio adorato nonno, gli chiesi che si prendesse cura della nonna Elvezia, mi ricordo che gli raccomandai di tenerle una mano sul capo. Mi ha ascoltato e dolcemente l’ha presa con sé.
Questa sera, le ho voluto passare una mano tra i capelli, sfiorando la sua guancia pallida, desideravo un ultimo contatto terreno ben sapendo che era già tra le braccia del suo adorato Alessandro.
NB : questo testo è stato scritto “di pancia” alla sua morte
Realizzata con: MAMIYA RB 67
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1991
Luogo: Genova
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