Carolyn C Venezia 16 febbraio 1996 ore 17 : 05
Venezia
16 febbraio 1996 ore 17-05
Alberto Terrile ed i suoi Angeli Slow Motion
Alberto Terrile non cessa di dare immagine ad un soggetto umano dall’io multidimensionale e dall’essenza mutante. Ricorre il ventennale della sua serie fotografica, rigorosamente in bianco e nero, di Angeli, apprezzata anche, negli anni Novanta, dal regista tedesco Wim Wenders, che ne ha selezionato le opere in vista della mostra personale a Berlino. Una serie che esprime, nella sua estatica bellezza, l’intenzione di sollevare da terra il soggetto umano, prevalentemente femminile, per scoprirne la dimensione leggera e fragile, misteriosa e inafferrabile. Ne scaturisce una galleria di corpi levitanti, senza essere magici, di volti impenetrabili, investiti di una destinazione, di un destino altro. Sovente le giovani donne rappresentate indicano con la mano una direzione: quell’altrove a cui tutti tendono, il luogo dell’alterità, del doppio di sé con cui convivere o dell’altro con cui dialogare.
Gli Angeli di Alberto Terrile, colti nell’istante del distacco dal suolo, vanificando la forza di gravità, diventano metafora di una prospettiva orizzontalmente più ampia e verticalmente più elevata, di un cambiamento di ottica, di velocità, di connettività con soggetti e situazioni altre, di adeguamento o resistenza a mutamenti epocali di ogni ordine, sia dal punto di vista tecnologico, che etnico, ecologico, socio-politico, culturale. Quello di cui i suoi Angeli diventano indice da seguire non è la piatta adesione ad uno standard comportamentale di superficie, di leggerezza, di disimpegno, di apparenza, ma di apertura creativa ad un comportamento fondato su valori sostanziali, da vivere con spirito illuminato. I seducenti soggetti angelici slow motion fotografati da Alberto Terrile diventano allusione trasparente alla velocità insostenibile, alle performance estreme richieste all’individuo e alla collettività nel mondo del lavoro, dei trasporti, dello spettacolo, dello sport, del sesso, della ricerca scientifica, della professione, con l’esito di un crescente e diffuso malessere rilevabile nel cuore della società del benessere. Nel messaggio estetico di Alberto Terrile esplicito è l’armonico equilibrio tra luce e ombra, realtà e sogno, attualità e virtualità del presente, implicita è la condanna verso l’irresponsabile effetto anestetico esercitato dai mass media nella rappresentazione della guerra, della violenza, della mancanza di solidarietà interpersonale.
Nella singolarità di ogni ritratto si profila una galleria di specchi in cui si riflettono frammenti del mondo, momenti della collettività in cammino verso una meta che è il cammino stesso. Quei sollevamenti istantanei da terra verso l’alto agiscono come distacco dalle contingenze del quotidiano per toccare un livello altro di consapevolezza e di coscienza. Nello sguardo di Alberto Terrile si rispecchiano i volti familiari o estranei di quella interminabile teoria di soggetti che hanno, nel tempo, posato per lui, con cui l’artista ha sposato momenti di esistenza e di attività, di sogno, cammino, crescita. A ben guardare è visibile, alle sue spalle, una moltitudine di persone anonime o di star, studenti o studiosi, di palcoscenici scintillanti di luci o immersi nell’oscurità, che aspettano un suo scatto per venire alla luce, alla vita di una rappresentazione unica, irripetibile. Si profila così, in controluce, un ritratto dell’artista nei momenti di ritiro nel silenzio e nella solitudine o di immersione nella folla degli spettacoli e dei concerti di massa, in certe ore della giornata in quegli abitacoli urbani che sono i mezzi di trasporto, o quando, distrattamente, deambula da un vicolo all’altro del centro storico genovese, parigino o berlinese, cercando, come un flâneur del terzo millennio, quell’unico sguardo tra la folla che gli trasmetta la risposta a quell’interrogativo che non cessa di porsi.
Viana Conti
Genova,10 novembre 2012
Realizzata con: Hasselblad 500 CM
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1996
Luogo: Venezia
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