Varie
Perchè mi racconto….senza filtro
Alcuni anni fa un’amica sdegnata mi disse:- Che ti leggo a fare? Non sono certo una da blog io!
Questo suono infantile B L O G non mi piace, preferisco Diario e in tal senso a detto quadernetto cosa si affida se non le proprie memorie, i tormenti, le gioie e le speranze?
Sono una persona vera che usa anche la rete per comunicare ma esisto sui bus (il 17 e il 16 sono le linee che uso quotidianamente) all’Accademia di Belle Arti dove insegno, al Sivori dove si fanno corsi. Cammino, respiro e di “stanza” ho residenza a Genova.
Le foto che posto sono talvolta mie opere, altre dei report di natura quando riesco a scappare o dei backstages mentre si lavora.
L’altra mattina ad esempio a poche ore dalla presentazione del libro SOUS LE SIGNE DE L’ANGE vengo avvisato che “è successo un disastro….è crollato l’Angelo”. Corro e coadiuvato da Alice Piscitelli poniamo rimedio alla cosa, nel mentre ho perso una settimana di vita….ecco cosa trovai
Bello questo dietro le quinte vero?
Ho scelto la sincerità tout court perchè a casa mi hanno educato a dire la verità. Molti mi hanno consigliato di “dire di meno” di essere più misterioso. Il problema è che non devo sedurre nessuno, non devo cercare gente per i corsi e ho scelto questo mezzo per mostrare cosa succede a uno che ha fatto le mie scelte.
Ecco quindi sfilare in primis LE IMMAGINI e conseguenti riflessioni su FOTOGRAFIA,NATURA E CERTE MIE TENSIONI SPIRITUALI…ma anche gli affetti e le sconfitte, gli amici veri e quelli che deludono, editori ladroni e qualche filantropo….tutto ciò che è parte di quel piccolo circo che è la mia esistenza.
Giorni fa ricevo una lettera e desidero a seguito del consenso ottenuto pubblicarla. Mi trovo in perfetto accordo con le conclusioni che ha tratto e prendo atto di quanti dubbi l’hanno inizialmente indotta a pensarmi diverso da quel poco che realmente sono. BUONA LETTURA
Ciao, ho visto le foto della serata di presentazione del libro e dev’essere stata una bella serata. Non è che non mi faccia strano scriverti come se ti conoscessi realmente, visto che per me è inedito sviluppare una specie di affezione a una faccia tramite la lettura di un blog! Come ogni cosa nuova che esperimento mi incuriosisce e (almeno questa) mi fa sorridere. Non son mai stata una fan di nessuno (sì, david bowie quando avevo 15 anni, ma…) ogni forma di fanatismo costituzionalmente impeditami da un distacco critico che mi è connaturato, quindi non è culto della personalità, per intenderci! Ti scrivo, ed è da un po’ che penso di farlo, proprio per restituirti alcune riflessioni nate dall’aver frequentato il tuo blog. Sono una che tende a fare bilanci, periodicamente riguardo le cose che sto facendo e tagliando/togliendo decido se è il caso di cambiare rotta. Beh, l’esperienza dell’uso di fb un po’ di cose me le ha fatte esperire: dopo un inizio di uso “politico” (ci sono entrata x il popolo viola di cui facevo parte) sul fronte delle relazioni interpersonali con gli “amici” (ma nessuno dei miei amici più intimi è su fb) dapprima ho solo osservato, poi ho fatto miei per un breve periodo i meccanismi pavloviani che inducono i “mi piace” e ne ho capito in pieno la pericolosità (io insegno ad adolescenti, vedere adulti che si rincoglioniscono a caccia di un “mi piace” mi può solo fare intuire cosa provoca in una testa più giovane) ho anche osservato come anche in questo ambito si siano trasposte paro-paro delle bieche dinamiche della vita sociale: a me personalmente hanno colpito più alcuni “mi piace” negati che quelli concessi ;D. Insomma, la mia esperienza su fb si è esaurita, torno al tuo blog che invece è una delle poche esperienze virtuali dell’ultimo anno che mi hanno “modificata”. Come ti avevo già scritto nel mio un tantino eccessivo approccio, la visione del tuo blog mi ha suscitato alcune domande inerenti l’opportunità o meno che un artista si sveli intimamente al suo pubblico come avevo visto fare a te (pensandoci ora, se fossi una lettrice di altri blog forse questo non mi avrebbe stupito più di tanto, ma che sfiga! …non leggendone altri è toccato a te). La tua risposta di allora non aveva di fondo spostato il mio punto di vista che era rimasto CRITICO. Divisa tra un giudizio sulla tua personalità (“ma perché questa incontinenza autoreferenziale? …quanto è puerile questo piangersi addosso? …sta cercando di suscitare pena? Etc etc) e uno in cui subodoravo un calcolo (deve attirare iscritti ai corsi, le donne in preda alla sindrome “io ti salverò” accorreranno a frotte! Sì, ho pensato anche questo). Ma i mesi passavano e io ho continuato a leggerti. E’ stata lenta la comprensione della tua autenticità così come è stato lento in me il processo di graduale permeabilità alle emozioni veicolate dalle tue foto e dalle tue parole. Ho imparato a sentire che non c’era esibizione fine a se stessa ma che facevi emergere senza selezionare “cosa offrire in vetrina”: sia momenti belli che momenti di debolezza estrema restituendo i tuoi moti interni. Beh, ce ne vuole di coraggio, ci vuole anche molta libertà. Avendo iniziato io stessa un processo creativo ho capito quanto fosse la mancanza di questa libertà interiore ad avermi bloccata per lunghissimo tempo. Qualche sera fa sono andata a vedere l’ultimo spettacolo di Delbono (che trovo da sempre straordinario, perché evidentemente al ruolo di attore/regista ho sempre concesso naturalmente più libertà rispetto ad altre forme artistiche o forse è il computer che mi sembrava un media freddo e quindi poco adatto a veicolare certi contenuti), che mi ha fornito dall’inizio alla fine un’emozione “ad personam”. Dopo lo spettacolo è nata una discussione, chi non era pronto (intendo proprio dal punto di vista umano) a vedere e sentire certe tematiche rappresentate gli rimproverava l’uso cosiddetto pornografico che secondo loro fa dei propri elementi autobiografici (la madre morente filmata etc…) mentre io ho sentito quanto questo spettacolo metta semplicemente in scena LA vita, grazie al fatto che lui ci offre con un gesto di estrema generosità se stesso e le emozioni da lui vissute senza filtri, rielaborandole come solo un vero artista sa ed è in grado di fare. Mi sei venuto in mente. Ad un certo punto, nel suo spettacolo dice più o meno così: “Non so più chi ha detto che noi artisti creiamo un mondo per necessità, perché incapaci di vivere in quello che c’è là fuori”. Buoni corsi!
Non a caso nel 2004 scrissi:
“Sono sempre stato molto solo, anche in compagnia. Da bambino in certi momenti era come se sparissi, entravo nel mio mondo dove non c’erano ingiustizie, dove il cielo era blù intenso e forte era l’odore delle piante. La gente era buona e quando accadeva qualcosa di brutto, quando il male si palesava, era una “finzione”, chi moriva si rialzava e ritornava a vivere. Nel mio mondo di fantasia la resurrezione era una costante. Quando riemergevo alla realtà, richiamato da mia madre perché dovevo mangiare o altro, rientravo mio malgrado al mondo dei più, alla vita di tutti. Ci sono bambini con lo sguardo adulto, altri che sembrano in acido, io appartengo ad entrambe le categorie. Ho individuato nella creatività, quel luogo magico nel quale rifugiarmi . Oggi non è più così idilliaco come un tempo e questo è perché io cresco e il mio mondo con me, se mi disilludo, anche qualcosa in lui cambia, ma la potenza espressiva resta, la forza dell’immaginazione è la sua gravità.
In fede, alberto t
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