mitografia del quotidiano
ON THE RADIO
ON THE RADIO
Che tristezza quando nella spazzatura trovo casse di libri con autori come Catullo, Euripide, Pasolini, Thomas Mann, Dannunzio. Li porto a casa e poi li dirotto verso una biblioteca sull’Appennino Toscoemiliano perché nel mio immaginario innocente voglio pensare a qualcuno che d’inverno, con la neve e il lavoro fermo nei campi possa leggere qualche pagina ben scritta senza dover spender dei soldi o ricorrere alle facciate retroilluminate di internet.
L’altro giorno trovo questa radio, l’ho raccolta e fatta funzionare. Il suono certo non è pulito come quello di una web radio attraverso uno smartphone ma conserva una sua poesia.
Vivo piacevolmente in un’ottica analogica, la pratico con la fotografia, ascolto e compero i vinili e amo tutta quell’imperfezione, quella sbavatura propria di questo mondo che mi è appartenuto molto più d’altri, sarà quel romanticismo che alberga nel cuore di un uomo che invecchia con i suoi dispositivi.
Il mondo binario si sta rivelando molto più imbarazzante e grottesco di qualcosa che due profeti come William Burroughs e Philip K. Dick avevano in parte già visto attraverso i loro mondi ossessionati da complotti, virus e altre diavolerie.
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