mitografia del quotidiano
Non posso immaginare un mondo senza cultura
Quando ero bambino m’accorsi ben presto d’esser attratto dall’Arte, tutto si palesò attraverso un calendario che mia madre aveva appeso in cucina. Il lunario conteneva delle riproduzioni di dipinti famosi, tra i quali, quella che mi segnò irrimediabilmente, un vaso di fiori dipinti da VanGogh.
La pennellata materica e i suoi colori mi fecero desistere dal mestiere di “spazzino” (1) in favore del “pittore”
Da quel momento chiesi i colori e cominciai il mio viaggio personale nel mondo dell’Arte. I modelli che avevo attorno erano su quel calendario al quale aggiungerei alcune vedute di Parigi, (sempre riproduzioni che i miei avevano incorniciato) di Michele Cascella un pittore crepuscolare.
A casa mia, diciamolo pure, l’Arte non era di casa ma io m’aggrappai a quello che mi era capitato sotto gli occhi, quel poco bastò per segnarmi definitivamente.
Dall’Asilo alle scuole medie, la materia prediletta era disegno. Con i colori in mano entravo in un mio mondo e ero felice!
Sono sempre stato molto solo, anche in compagnia. Da bambino in certi momenti era come se sparissi, entravo nel mio mondo dove non c’erano ingiustizie, dove il cielo era blu cobalto e forte era il profumo delle piante. La gente era buona e quando accadeva qualcosa di brutto, quando il male si palesava, era una semplice “finzione”, chi moriva si rialzava e ritornava a vivere. Nel mio mondo di fantasia la resurrezione era una costante. Quando riemergevo alla realtà, richiamato da mia madre perché dovevo mangiare o altro, rientravo mio malgrado al mondo dei più, alla vita di tutti. Ci sono bambini con lo sguardo adulto, altri che sembrano preda dell’ LSD, io appartengo ad entrambe le categorie. Ho individuato nella creatività, quel luogo magico nel quale rifugiarmi .
Il tempo corre inesorabilmente e all’improvviso mi ritrovo a cinquantacinque anni. Sono trascorse decine intense, violente, edoniste, impastate di odio come di speranza intrise di vecchie e di nuove tecnologie.
Le ho attraversate tutte senza aderire ai movimenti che le hanno contraddistinte ma le ho vissute appieno perché ognuna di queste aveva una sua cultura, delle letture promosse ,dei film , delle musiche che sono stati indispensabili per la mia formazione.
Oggi cercando un libro da regalare mi sono imbattuto nell’ennesimo dizionario sull’arte e mi ci sono trovato dentro.
Quando spiego che per divenire fotografi non basta guardare (e copiare come molti fanno) i grandi maestri o imparare a menadito le regole d’esposizione, la legge dei terzi e il sistema zonale ma occorre farsi una cultura personale che spazi a 360 gradi, credetemi so quel che dico.
“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.”
(Albert Camus)
Una poesia come I LIMONI di Montale, ad esempio, è una miniera di suggestioni.
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
La musica, dagli zufoli magdaleniani di Roc de Mercamps alle ultime tendenze dell’elettronica può suggerire e indurre la nostra mente a immaginare scenari futuri.
Non posso immaginare un mondo senza cultura ma devo dire che da persona curiosa verso il sapere, mi sto preoccupando.
Note
- ( 1) Alla fatidica domanda rivoltami a tre anni da un parente, ovvero :- Alberto cosa vorresti fare da grande? La mia replica senza incertezze fu :- Lo spazzino !!!
Leave a reply