Favole morali
Mi donarono un cerchio
Mi donarono un cerchio, pareva fosse un gioco e non la metafora di una vita.
La vita come inizia è destinata a finire.
Io ero una bimba che cominciò a contemplar le stelle proprio dal suo principio.Guardando a terra i miei occhi incontrarono un fiore che era stato già battezzato Leontopodium alpinum, ma io, lo chiamai “Stella Alpina” perché potesse divenire compagno di giochi di altre stelle, quelle che stavano in cielo.
Mi commuovevo per ogni impulso vitale dalla natura provenisse, avete presente i fiori del pioppo che avvolti nella loro bambagia volano lontani nel vento per donare altra vita ?
Una bambina come me , nata un poco prima , nel 1873 scriveva :
Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della natura, ed ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo alla viola, o la semplicità incantevole alla pratolina… Se tutti i fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primavera, i campi non sarebbero più smaltati di infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù. Dio ha voluto creare i grandi Santi, che possono essere paragonati ai gigli ed alle rose; ma ne ha creati anche di più piccoli, e questi si debbono contentare d’essere margherite o violette, destinate a rallegrar lo sguardo del Signore quand’egli si degna d’abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere come vuole lui.
Quella bambina divenne poi una Santa, conosciuta col nome di Teresa di Lisieux, non era questo il mio caso, non aspiravo a tanto, ero tagliata per altro proprio come il vestitino che indossavo il giorno in cui feci la fotografia.
Mi donarono un cerchio, pareva fosse un gioco e non la metafora di una vita. La vita come inizia è destinata a finire. Io speravo però che non tutto finisse cosi, qualcosa mi era stato spifferato nell’orecchio da alcune specie di fiori che raccontavano d’esser stati creati per portare il loro aroma sino al Terzo cielo.
Divenni grande, divenni madre e scoprii che un poco di santità si conquista attraverso la pazienza.
Accettai così il tradimento , accettai che chi amavo potesse abbandonarmi e scomparire lasciandomi sola con due bambini piccoli come le corolle di quei fiori che era solita contemplare.
Feci tutto da sola, feci come potevo sperando solo di far bene.
Nb
La famiglia “SOTTOTERRA” è una piccola opera immaginata a fine 2017 e concretizzata in forma di oggetto nell’anno 2019.
Tutto parte dal ritrovamento di vecchie lastre fotografiche in vetro.
La mia volontà era quella di ridare luce e vita (ma anche visibilità) a delle immagini di persone ritratte ai primi del 900.
Ho immaginato, non conoscendo la storia delle persone raffigurate, un gruppo famigliare in stretto rapporto con il mondo naturale ribattezzando il nucleo “La famiglia Sottoterra”.
Il ciclo della vita: “Eri polvere e polvere ritornerai” (Genesi 3, 19) gradualmente, nella terra.
Pongo sullo stesso piano le vite degli uomini con l’esistenza delle piante e degli insetti, questo è ciò che ho imparato a conoscere del mondo
Come il suolo deve essere rigenerato per conservarne la fertilità, allo stesso modo ho voluto trasformare l’oblio di queste immagini facendole convivere con fiori, foglie, rami e insetti.
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