Varie
L'ultimo assolo di Ray Manzarek
Un’esistenza dedicata ai Doors e al culto del suo sodale di sempre Jim Morrison.L’architetto dei Doors, colui che è riuscito a mantenere il difficile equilibrio di una band cult e maledetta lascia vuoto l’ennesimo sgabelllo innanzi una tastiera. Un altro tassello di un mondo rock che è oggi archetipo se ne va in silenzio. Restano i dischi ufficiali e l’infinita serie di bootleg (non sempre necessari e talvolta imbarazzanti per le condizioni psicofisiche del suo vate Jim Morrison) a ricordare una band storica.
Ho incontrato e ritratto Ray Manzarek nel 2001, trascorrendo con lui alcune ore. Non ho avuto assolutamente l’impressione di un uomo che vivesse speculando sulla morte di Morrison quanto di un amico che desiderava esaltarne il lato poetico e performativo a discapito di eccessi e debolezze che hanno minato la vita del gruppo. Posso dire di avere incontrato un artista assai gentile,disponibile e ironico che si è dato all’obiettivo fotografico e a ciò che racconto nel mio libro POETI IMMAGINATI.
I libri si fanno perchè siano letti e arrivino alla gente. Chi lo desidera può comperarlo da me a info@albertoterrile.it ma non ho alcuna remora nel condividerlo in rete.
Prefazione
Il libro che state per sfogliare è uno stralcio di “diario emozionale” dove, attraverso sembianze, gesti , pensieri , riferiti a poeti e musicisti incontrati , racconto alcuni momenti della mia esistenza .
Dal ricordo affiorano i tratti di una generazione , quella a cui appartengo, una generazione che è stata giovane nel settantasette, l’ultima a sognare, quella che ha vissuto sulla pelle il terrorismo e nella carne la fine degli ideali, le piaghe della droga e dell’aids.
L’estetica di un diario è funzionale a ciò che questo racchiude pagina per pagina . Talvolta l’immagine sarà più significante rispetto al testo e viceversa, ma nessuna delle due forme sarà mai stampella per l’altra , un po’ come due binari sui quali viaggia la mia vita/locomotiva.
Non mi curo della destinazione quanto del senso che ha questo viaggio.
Come un fanciullo continuo a sporgermi dalla vita per osservare e raccontare il mondo.
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Ray Manzarek
Giorgio era tornato da poco da Parigi, dove aveva trascorso una vacanza studio portando con sé un nuovo disco, il terzo della sua futura collezione. Il suo professore di francese, un personaggio brillante, gli aveva fatto ascoltare una band di Los Angeles (famosa e oramai sciolta) che coniugò la poesia, all’irruenza eversiva della musica rock.
“Siamo nell’autunno 1975 e stiamo ascoltando “13” la prima antologia ufficiale dei Doors (1970). Quel giorno vissi il frammento di un “Indian Summer” e avvicinai la magia di “Light my fire”, guidato dal canto profondo di Jim Morrison, mentre venivo assorbito dal moto spiraliforme della farfalla multicolore disegnata sull’etichetta del disco.” *
L’estate genovese, ricordo era il 5 Luglio 2001, stava volgendo al caldo. Sedevo per terra, nel foyer del Teatro della Corte, con i miei apparecchi fotografici di fronte a Ray Manzarek.
Il tastierista dei Doors, aveva scelto il Festival Internazionale di Poesia di Genova come unica tappa europea per il tributo a Jim Morrison. Il programma della serata prevedeva l’esecuzione dal vivo con pianoforte a coda di alcuni celebri brani dei Doors, oltre ad un’improvvisazione su un inedito poema di Jim Morrison, tratto da una rara registrazione del 7 dicembre 1970, quando il cantante affittò uno studio di registrazione per recitare le sue poesie.
Al termine della conferenza stampa, Mr Manzarek si avviò verso la sala per il soundcheck, i nostri sguardi incrociarono l’uno il sorriso dell’altro e, con un cenno del capo, mi invitò a seguirlo.
Una figura dell’adolescenza, protagonista dell’esplosione californiana di psichedelia benedetta dallo spirito di William Blake e A.Rimbaud, mi fissava seduta al pianoforte e…stava per iniziare a raccontarmi una storia:
“Un giorno arrivò in studio Robbie (Krieger- chitarrista dei Doors) con lo spunto per un nuovo pezzo:- Ragazzi, sentite questa! Cominciò a suonare una canzone con una pennata indolente e un triste andamento country. Pensai che così il brano era veramente terribile, non funzionava, necessitava anzitutto di una figura ritmica. Iniziammo a lavorarci su, spogliammo il brano di quell’abito per dargli un’altra veste, poi ci accordammo per rivederci in sala prove, la settimana successiva. Il proposito era che ognuno avrebbe dovuto portare da casa delle idee per quella canzone. Allo scoccare dei sette giorni, successe un po’ come a scuola: nessuno arrivò con il compito fatto ma, nonostante ciò, cominciammo a suonare e il brano iniziò a prendere forma. Jim, con gli occhi chiusi, le mani serrate sul microfono, torcendosi come in una trance, inventava delle strofe.
Il pezzo ora funzionava…ma sentivo che mancava ancora di qualcosa: un intro efficace per essere proiettati in quel brano. Mi occorreva un’ intuizione!
Allora ripensai al passato, a me bambino intento a studiare il pianoforte classico e d’improvviso l’ispirazione bussò alla porta: “Perché non principiare con una sorta di ciaccona o qualcosa del genere nello stile di Bach?
Il volto di Ray s’illuminò, svelando negli occhi il lampo del ragazzo d’allora, mentre velocissimo eseguì la serie delle celebri note, facenti ormai parte dell’immaginario collettivo. Poi proseguì:- Vedi, se la stessa sequenza che stai ascoltando la suoni invece che su un piano a coda su un organo elettrico pensando al suono di Jimmy Smith….il gioco è fatto!!!
Ecco come è nata “Light my fire.”
*il logo della Elektra Records
alberto terrile da POETI IMMAGINATI (Edizioni la lontra 2008)
Assieme alla poetessa Beat Diane di Prima (maglia azzurra) e alla moglie (orientale) di Ray Manzarek dei DOORS 2001
In alto Ray…in Alto !
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