Varie
Le forme simboliche vuote, ricevono l’immaginario delle masse. Preferisco abitare la periferia del sistema, nella quotidiana sospensione tra il Paradiso e l’Inferno di ogni mia giornata/Sorry Angel
Vivevo a Parigi nel 93, nutrito di Gainsbourg , vodka e sigarette col filtro. Oggi ripercorro tutto mentre preparo vent’anni di Angeli 1993/2013, felice di essere scampato a un lento suicidio che avevo innescato solo perchè ero incapace di osservare e metabolizzare il dolore che l’esistenza di ognuno di noi comprende.
“Poco prima del mio trentaduesimo compleanno, nel mese di marzo decisi di voltare pagina trasferendomi a Parigi dove Larrio(1) poteva ospitarmi. Presi possesso di una stanza con vista sul retro del Moulin Rouge, in boulevard de Clichy, zona Pigalle, poco sotto Montmartre.
Non conoscevo assolutamente la lingua francese; la mia maestra fu una bimba senegalese di 6 anni che viveva con la sua famiglia nello stesso immobile. Attraverso la forma semplice dei suoi costrutti cominciai ad apprendere la lingua e a comunicare, sebbene, a parte Larrio, Birdy(2) e Carolyn Carlson(3), non conoscessi altre persone nella capitale francese.
Ero partito con pochi soldi che cercavo di gestire accuratamente come potevo.
Per integrare il fondo, ogni tanto suonavo l’armonica a bocca con un chitarrista di strada conosciuto per caso in rue des Abbesses . Con i pochi franchi raccolti, mangiavo un sandwich o acquistavo della vodka al supermercato.
Il bere non aiutava a dimenticare i dolori. L’alcol faceva riemergere figure scomparse tragicamente, amici che si erano consegnati in circostanze diverse alla morte.
L’umore era quello di un giovane come tanti, arrabbiato con la vita e con il mondo, incapace di comprendere che i semi di quel malessere si trovavano interrati nel suo giardino.
Una sera, un forte temporale mi sorprese mentre ero ancora per strada. Trovai riparo in un bar tabacchi in rue Lepic, ordinai una birra, e scolo d’acqua presi a scrivere di getto questa frase su un foglio di carta che avevo in una tasca: Le forme simboliche vuote, ricevono l’immaginario delle masse. Preferisco abitare la periferia del sistema, nella quotidiana sospensione tra il Paradiso e l’Inferno di ogni mia giornata.” da Sous le signe de l’Ange 1993/2013″
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