mitografia del quotidiano
LA FINESTRA DI SETTIME
La mia infanzia ha avuto anche dei momenti estivi piemontesi a Settime d ‘Asti paese dove nacque il mio adorato nonno materno, Alessandro Tirone.
Nelle mie foto, nei miei racconti, la parte piemontese ricorre poco.
Andavo in bici, giocavo col tamburello ma mi veniva imposto “il sonnellino” pomeridiano che detestavo.
Sdraiato sul letto con la spalliera di metallo color cipria mi dannavo per quella perdita di tempo che secondo i nonni doveva essere un modo per riprendere le forze, forse le loro alle prese con un bambino sovraeccitato e in moto perenne.
A volte basta poco a un bimbo piccolo per decretare la fine del piacere per un luogo.
Inevitabilmente se interrogato ero uso rispondere che preferivo l’Emilia che poi si traduceva in un paesello di quattro lettere : “Iola”
Un giorno memore di una lamentela di mia nonna sul loro vicino, Enea, un maresciallo dei carabinieri me ne uscii con la frase : –
“ Tanto i carabinieri non capiscono mai niente”.
Apriti cielo! Scoppio’ il finimodo perché quella frase sgorgata dalla mia bocca la pronunciai proprio di fronte al Maresciallo.
Mia nonna sosteneva che non era possibile, dovevo aver sentito quella frase da qualcuno, non poteva esser un mio pensiero ma in casa né mio padre né mia madre, tantomeno mia sorella che forse allora aveva due/tre anni avevano mai espresso giudizi di quel genere.
Sono sempre stato un “anarchico in tutto” e posso giurare su Dio che quella frase era totalmente farina del mio sacco.
Forse il fatto che per scender nella vigna a nascondermi o giocare dovessi passare da Enea omone corpulento non lo metteva ai primi posti del mio gradimento e quindi, come ancora oggi talvolta accade a causa della mia impulsività, avevo semplicemente “fatto di tutte le erbe un fascio” liquidando con voce squillante l’ intera Arma.
Mio nonno morì giovane, a sessantaquattro anni per cui per molti anni, avendo la patente, spettava a me il compito di portare mia nonna Elvezia a Settime per raccogliere le sue nocciole e chiuder la casa per l’inverno.
Nel 2005 mia nonna morì e con lei sparì la casa di Settime dalla mia vita.
Più volte preda di rimorsi e malinconie ripensai a quella casolare , ai miei giochi e a quella finestra che doveva avere gli scuri chiusi per conciliarmi il sonno.
Negli anni sono tornato un po’ di volte in quel paese per rivedere i luoghi e la casa che nel frattempo era stata venduta.
Ho fatto pace con i miei ricordi .
Oggi quel luogo è per me l’archetipo del profumo della vigna .
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