A mia Madre
LA FINE DELL’ANNO
Quando la fine dell’anno picchietta come pioggia sul vetro della finestra è tempo di fare i bilanci.
Il mio sessantesimo anno di vita del quale ho già speso 265 giornate è stato piuttosto complesso.
Ho dovuto salutare parecchie persone a me molto care, non ultima, mia madre.
Non è per nulla semplice accettare il distacco da chi ti ha creato e custodito per nove mesi all’interno
del suo ventre.
La perdita della madre genera smarrimento. E’ stata lei che ci ha portato a essere ciò che siamo: degli
adulti.
Ho vissuto l’intimità con la sua persona sino all’ultimo istante anche se la vita s’era sfilata.
L’ho osservata , l’ho fotografata, l’ho pettinata, le ho stretto le mani e ho posato prima la mano e poi
il mio capo sul suo ventre.
Ho immaginato una mano che passasse tra i miei capelli e il suono di una voce nel silenzio della stanza.
Ora tutto è diverso. Percepisco la vita in un modo nuovo perché chi mi ha generato non c’è più.
Ora siamo noi i più vecchi e la morte diventa un poco più vicina di quanto l’avvertissimo prima.
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