mitografia del quotidiano, Riflessioni fotografiche
La coreutica della Malinconia
Viola allo specchio 2007, Genova
Le fotografie vengono realizzate, le migliori si stampano e si mettono in un cassetto all’interno di un archivio o come nel mio caso “nel caos del mio appartamento”.
Talvolta, come gli anziani, le immagini escono a prendere una boccata d’aria con la scusa di una mostra o vengono rivalutate col trascorrere del tempo, proprio come si fa con le persone.
Certe fotografie sono destinate all’oblio, altre a mostre e pubblicazioni altre ancora si prestano a errate attribuzioni, come ho avuto modo di scrivere recentemente qui https://www.albertoterrile.it/dd-disattenzioni-digitali/
Ultimamente sono triste perché ho poco tempo per loro, triste perché persino lo spazio nel quale le custodisco è stretto. Vivo in un appartamento stivato all’inverosimile di libri/dischi/fotografie.
Dopo la chiusura dello studio oltre due anni fa ho avuto un aut aut da mio Padre che ha deciso che le mie foto non potevano stare in casa loro, semmai in cantina dove però, per umidità, si sarebbero deteriorate.
Mi sono dovuto arrangiare per creare loro spazio. Ho dato vestiti, lenzuola e coperte ai poveri e tenuto per me tutti gli Angeli incorniciati, i ritratti di Cinema oltre a scatole di stampe e negativi.
Ancora oggi vesto una giacca di velluto che ho comperato nel 1992, quella l’ho tenuta mentre per altre cose ho operato una rinuncia riducendo tutto allo stretto necessario.
Ho regalato due sacchetti di libri, dato in comodato alcune mostre e un ingranditore, tutte cose che, materialmente non potevo custodire.
Per contrastare il dispiacere, la tristezza e le continue quanto inevitabili perdite di persone care mi sono tuffato ancor più profondamente nell’insegnamento della fotografia oltre che nello studio di testi che vanno dalla Teologia allo spiritismo, dal cinema alle sostanze enteogene.
Amo insegnare ma “non mi basta”, fare fotografie ha tutt’altra valenza e per me, ha grande importanza. Sono perfezionista, pigro,ipercinetico e costantemente insoddisfatto dei risultati che ottengo.
Quando Joe Oppedisano mi chiama per questioni relative al Biennio di specialistica in fotografia c’è sempre qualcosa che per entrambi esula il dato didattico, ognuno dice più cose che riguardano la sua fotografia, gli esperimenti, i progetti che sono il motore delle vite di coloro che hanno scelto un mezzo e una forma d’arte che esiste dal 1839 e continua a crescere di popolarità.
Il venerdì sera sulle mie dita c’è l’odore acre del fissaggio perché ho insegnato cinque ore al Biennio di Specialistica in Fotografia la stampa con i reagenti chimici.
A casa, mentre cucino ho idea di aver fatto quella cosa che non ho mai voluto abbandonare, la fotografia argentica.
Domenica 27 ho dovuto cercare un’immagine per la copertina di un disco in uscita, la fotografia che ho proposto ha fatto felici gli autori e mi ha portato una brezza di gioia inattesa anche se l’immagine è del 2007, quindi di tredici anni fa.
Il mio sguardo non è mai cambiato, ho una cifra stilistica oramai consolidata che si tinge di ombre e di una malinconica bellezza.
Viola, che ha posato , non credo sia così di carattere ma, da danzatrice professionista, mi ha sempre assecondato come si farebbe con un coreografo.
Talvolta, come gli anziani, le immagini escono a prendere una boccata d’aria con la scusa di una mostra, di una pubblicazione o vengono rivalutate col trascorrere del tempo, proprio come si fa con le persone.
Leave a reply