mitografia del quotidiano
ERO TIMIDO E INSICURO
Fine anni 80 Studio Leonardi-Genova
Primi anni 90 Les Aigues Vives
ERO TIMIDO E INSICURO
Leggo la prosa di un amico e trovo, immancabile, un riferimento all’alcol in prima persona.
Quanta letteratura, quanta arte ma soprattutto quante vite si spendono e talvolta si spengono in un bicchiere?
Anche la mia era una di quelle vite …. l”ho amato e poi un bel giorno odiato perchè ne ero divenuto completamente dipendente.
Mi ha tenuto compagnia in momenti difficili, mi ha confortato e caricato quando credevo di non farcela a fare quel ritratto al personaggio famoso o il colloquio con il photoeditor di turno negli anni 90 dove in 15 minuti ti giocavi un lavoro, una collaborazione, una pubblicazione.
Ottimo per festeggiare, ottimo per riparare una delusione, ottimo per qualsiasi cosa.
Sono un timido che appare molto estroverso ma se da piccolo mi piaceva cantare allora perchè mi nascondevo sotto il tavolo perché si sentisse la mia voce e non mi si vedesse?
Ero timido e insicuro e quindi molti anni dopo bere un goccio e poi un altro divenne una forma di automedicazione che però scoprii che richiedeva continue somministrazioni.
Già da tempo gli amici mi facevano notare i miei comportamenti alcune persone mi buttavano giù il telefono sfinite dalle mie parole a vortice che cantavano la mia vita da vittima sacrificale
Mi ero scelto come riferimento sempre artisti ( che scrivessero, suonassero o dipingessero) che avevano un serrato rapporto con la bottiglia.
Non ero invece un lettore di Horror e Stephen King non rientrava tra le mie letture però è a lui che voglio cedere…la penna :
«Gli alcolisti costruiscono difese come gli olandesi costruiscono dighe. Io passai i primi dodici anni circa della mia vita coniugale assicurando a me stesso che “mi piaceva semplicemente bere”. Avevo anche sposato la celebre Difesa Hemingway […]: come scrittore, sono una persona molto sensibile, ma sono anche un uomo, e i veri uomini non cedono alla loro sensibilità. […] Pertanto bevo. Altrimenti come potrei affrontare l’orrore esistenziale e continuare a lavorare? E poi, andiamo, lo reggo bene. Un vero uomo lo regge sempre. Poi, nei primi Anni Ottanta, nel Maine entrò in vigore una legge sui vuoti e le lattine riciclabili. Invece di finire nell’immondizia generica, le mie lattine di Miller Line […] cominciavano a finire in un contenitore di plastica che tenevamo nel box. Un giovedì sera uscii a gettare via qualche cadavere e vidi che il contenitore, svuotato solo il lunedì sera, era quasi pieno. E siccome io ero l’unico in casa a bere Miller Lite…
«Cazzo, sono un alcolista, pensai, e non udii nella testa nessuna voce che dissentisse […]. Nel 1985 avevo aggiunto alla mia dipendenza dall’alcol quella dalla droga […]. Alla fine a farmi decidere fu Annie Wilks, l’infermiera psicopatica di Misery. Annie era la coca, Annie era l’alcol, e decisi che ero stanco di essere lo schiavo-scrivano di Annie. Temevo che avrei smesso di scrivere se avessi smesso di bere e di drogarmi, ma conclusi […] che avrei rinunciato a scrivere per conservare il mio matrimonio e veder crescere i bambini. […] Non fu così, naturalmente. L’idea che lo sforzo creativo e le sostanze che alterano la mente siano strettamente legati è una delle più grandi mistifcazioni pop-intellettuali del nostro tempo. […] Lo scrittore tossicodipendente è nient’altro che un tossicodipendente, sono tutti in altre parole comunissimi ubriaconi e drogati. […] Non importa se sei James Jones, John Cheever o un barbone avvinazzato che russa alla Penn Station […]. Hemigway e Fitzgerald non bevevano perché erano creativi, diversi o moralmente deboli. Bevevano perché è quello che fanno gli alcolisti. Probabilmente è vero che le persone creative sono più vulnerabili di altri all’alcolismo e alla dipendenza dagli stupefacenti, e allora? Siamo tutti uguali quando vomitiamo ai bordi della strada».
Le due immagini, la prima allo Studio Leonardi fine anni 80 e la seconda nel sud della Francia primi anni 90 registrano il me che si “automedicava”.
Ho abbandonato quel medicamento da 24 anni ma….faccio molta attenzione specie nei momenti critici…perchè è un attimo come al MONOPOLI dover ripartire dal Via…
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