mitografia del quotidiano
EDO S.
Iola 2011
Volato in cielo il 29/7/2018
Ciao Edo, che casino è la vita oggi.
Eravamo abituati a sentirci due volte l’anno promettendo di vederci e non riuscivamo mai.
Io ero sempre preso con corsi liberi e la scuola e tu con la pigrizia perché pioveva e preferivi stare in casa per occuparti di cose di famiglia.
Ti prendesti cura di me per far avere i miei libri a Lisetti Carmi visto che la conoscevi bene. Mi raccontavi sempre di Enrica ( Fico) che presentasti e poi sposò Michelangelo Antonioni.
La zia miliardo, l’amicizia con i fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro, il gioiello di Calder e quella spinetta che ti fotografai a Pieve perché la volevi vendere.
Nella villa della zia, grazie ai tuoi sotterfugi, portai Giovanna Burlando, l’olimpionica di nuoto sincronizzato perché volevo ritrarla in acqua alla mia maniera, in pellicola.
Ricordo le serate a Iola innanzi al camino e il valium che mi cedesti perché non riuscivo a stare tranquillo, mai.
Hai conosciuto mia nonna Alberta, l’Anita e altre persone che come te non sono più in terra.
Ieri rientrando a casa a piedi ti pensavo perché il tuo silenzio era assordante.
Non so perché per i miei Angeli ti rappresentai così, vicino a un fonte battesimale tu agnostico e poi, in un cimitero e lungo la strada nella mezzeria con luci così fonde.
Quelle foto hanno diciotto anni ma oggi sono nettamente più precise di allora. Non credo sia l’ego sai? Ho sempre fotografato assecondando un pensiero che spesso ho poi ritrovato molti anni dopo come se avessi chiuso un cerchio, sapendo perfettamente che ciò che facevo non era solo farina del mio sacco. Ma la mia idea di ispirazione incontrerebbe dileggio e porte chiuse.
Di fatto, ti ho voluto bene a modo mio e oggi, ancora una volta guardo quelle fotografie che hanno impresso una sembianza e mostrano solo qualcosa di ciò che in modo diverso abbiamo vissuto.
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