Varie
Da Burgos a Scicli a…..
La storia delle immagini è un continuo passaggio di testimone da un autore all’altro….il media utilizzato non vi inganni….fù scultura lignea, fù olio e con il mio modesto apporto anche “creazione ai sali d’argento”.
Il Cristo di Burgos è un dipinto che raffigura Gesù Cristo in Croce, con ai fianchi una gonna bianca. L’opera arrivò a Scicli grazie a donna Giovanna Di Stefano, fondatrice del monastero delle benedettine, annesso alla chiesa, e moglie di Don Girolamo Ribera, la cui famiglia, di origine spagnola, si trasferì a Scicli nel millecinquecento. L’inusuale indumento che cinge i fianchi del Cristo in croce fino alle caviglie è in realtà una veste sacerdotale, tipica di certa tradizione iconografica spagnola. Un dipinto molto simile a quello di Scicli (che per il resto è unico in Italia) si trova appunto a Burgos, in Spagna. Oggi, in attesa del restauro della chiesa di San Giovanni Evangelista, l’opera è custodita nella chiesa del Carmine.
Si tratta di un olio su tela raffigurante la Passione, un esempio di raffinata delicatezza, un’iconografia secentesca che fa riferimento ad una scultura lignea del secolo XIV, venerata nella chiesa madre di S. Maria di Burgos.
ll Cristo crocifisso è dipinto su un fondo scuro, in basso delle figure simboliche ben in evidenza. La specificità di quest’opera si riconosce nella particolarità del corpo del Cristo, coperto dalla cintola in giù da una singolare veste bianca che rappresenta in modo eclatante quell’usanza nata a Burgos.
Il Cristo della Cattedrale è, indubbiamente, l’immagine più venerata della città e si trova lì da quando è stata traslata dal convento agostiniano.
L’immagine rappresenta un Cristo crocifisso e fu realizzata in modo tale dall’artista che tutto sembri vero: la pelle, la carne e il sangue, Le vene sembrano pulsare, i capelli e le unghie crescere e pare che, in determinate circostanze, sia capace di piangere. Si dice anche che possa muovere la testa e che, se si schiodassero le mani dalla croce, le braccia ricadrebbero lungo il corpo nello stesso modo come sono cadute quando il Cristo è stato disceso dalla croce.
I suoi miracoli non si contano e, anche se in ritardo, ebbe la devozione dei pellegrini che si soffermavano ad ammirare la stupenda cattedrale.
I burgalesi dicono che il corpo fu realizzato da Nicodemo in persona con pelle di bufalo e che, provenendo dal Libano, questo Cristo sia arrivato dalla sua terra seguendo in mare la stessa rotta che aveva percorso la barca che trasportava il corpo dell’Apostolo.
Questa leggenda, come altre riferite ad altri crocifìssi simili, individua il mare come luogo di ritrovamento.
Si afferma che un ricco commerciante della città, molto legato ai canonici agostiniani, prima di intraprendere un lungo viaggio, si fosse rimesso alle loro preghiere affinché la traversata si compisse con buoni auspici promettendo loro in cambio un dono. Tutto andò bene, ma, già sulla via del ritorno, in mezzo al mare, si ricordò improvvisamente di essersi dimenticato della promessa fatta.
Fu in quel momento stesso che avvistò un corpo galleggiante sulle onde. Con la nave si avvicinarono al naufrago che invece risultò essere un crocifìsso cosi reale da essere scambiato per un essere vivente.
Al mercante si aprì il cuore perché vide la possibilità di mantenere la promessa fatta ai monaci.
Lo portò con sé quando andò a Burgos. Si racconta che, al suo ingresso in città, le campane della cattedrale e delle altre chiese incominciassero a suonare da sole.
Negli anni a seguire divenne oggetto di devozione per tutti, burgalesi e pellegrini.
Pare che non ci sia stato personaggio importante che, giunto a Burgos, non gli abbia reso visita.
Si racconta che Gonzalo de Córdoba, il Gran Capitano, allungò la sua mano per toccare un piede, ma che la ritirò immediatamente dicendo di non voler sfidare la volontà divina. Si tramanda anche di Isabella la Cattolica che, cercando di togliere un chiodo dalla croce, cadde svenuta quando vide cadere il braccio di Cristo sul costato come si trattasse di un vivente.
Dopo questo fatto, rinunciò al suo capriccio e rimise il chiodo al suo posto.
Da “ LE LEGGENDE DELLA VIA LATTEA” di Daniela Preda e Fabio Cattaneo
Libreria editrice, La memoria del Mondo-Dicembre 2009
Da Burgos a Scicli…..e perchè no…anche a casa mia.
…quest’anno festeggerò il ventennale dei miei Angeli…dove? A breve ne dirò…..per ora le date 3/4/5 Maggio
3 Comments
Alfio Patanè
Anche a Gravedona, in provincia di Como, nell’Alto Lario, all’interno di una chiesa di cui non ricordo purtroppo il nome, è esposto un dipinto assolutamente identico a quello presente a Scicli, raffigurante il Cristo in croce con una gonna bianca e merlettata al posto del perizoma, E’ possibile che il quadro sia dello stesso autore. Mi piacerebbe ricevere informazioni al riguardo. Qualcuno mi può aiutare?
Paolo Militello
Caro Alfio,
mi permetto di segnalarti questa mai segnalazione pubblicata sul sito Ragusanews.com con il titolo “Un Cristo di Burgos sul lago di Como”.
http://www.ragusanews.com/2016/11/19/cultura/un-cristo-di-burgos-sul-lago-di-como/72785
Alberto Terrile
Grazie!