mitografia del quotidiano, Riflessioni fotografiche
COMPLICARE E’ FACILE, SEMPLIFICARE DIFFICILE
Una strada si stava aprendo ma io ancora non lo sapevo.
Ero entrato in Accademia per coronare il mio sogno di fare il pittore.
Dopo aver maltrattato cartoni e tavole, dopo aver scattato polaroid che accompagnate da scritture divenivano corpus di improbabili progetti che scomodavano la narrative art, dopo chili di schizzi ispirandomi a quelli che faceva su carta millimetrata Fabrizio Plessi decisi di guardare con attenzione lo sfondo di questo mio reperto trovato in cantina e realizzato a 19 anni.
Ora, sembra semplice dirlo, lo sfondo era una fotografia con un fuori fuoco di un albero che ritenevo necessitasse di altro.
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità, questo sosteneva Bruno Munari.
Lasciai quindi perdere quella foglia su cui avevo dipinto e che irrispettosamente avevo imprigionata con del vinavil a quello sfondo.
Quando ero giovanissimo mi pareva che una fotografia non bastasse.
Ho tolto quella foglia, ho guardato bene quello sfondo e nei restanti 41 anni mi sono preoccupato di dare il primo piano a ciò che non avevo compreso sarebbe divenuta la struttura portante della mia piccola forma di esistenza.
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