Varie
Come membrana tra il visibile e l’invisibile
Il volto è ciò che vediamo nell’esperienza diurna, ciò che ci svela la realtà del mondo terreno; e la parola «volto», senza sforzature di lingua, può applicarsi non soltanto all’uomo, ma anche agli altri esseri e realtà, quando è chiaro il rapporto con essi, e così parliamo per esempio del volto della natura ecc. Si può dire che volto è quasi sinonimo della parola manifestazione, è la manifestazione appunto della coscienza diurna. – Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull’icona, Adelphi Edizioni: Milano 1977 p. 42
Mi piace immaginare che al di la di un dato estetico formale che è insito nella sintassi delle immagini, si avverta in quali regioni dell’anima, spesso con il timore di chi lì non è mai stato, io mi stia avventurando oramai da tanti anni.
Mi muovo da solo, senza altra guida se non un reverenziale timore/amore per il mondo naturale. Mi muovo in silenzio per non disturbare la “Creazione”.
Pongo attenzione al suono dei miei passi solo quando avverto la paura di essere troppo solo.
La luce declina piano mentre più in là, più precisamente “in alto” s’alza la voce del temporale.
E’ un viaggio iniziatico cominciato oltre la mia volontà .
L’invisibile resta inaccessibile per gli occhi ciechi. Solo abbandonando quella presunzione che confesso mi ha posseduto, la presunzione dell’uomo e delle sue opere, ci si potrà muovere in quelle regioni.
Tutto accade nell’assoluta armonia a patto di lasciare e accettare che sia così e non “diversamente” senza sporcarlo con l’arroganza di chi sempre chiede senza nulla offrire.
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