mitografia del quotidiano
AZZERUOLO
Mio Padre, 89 anni, preda della malinconia di non esser potuto salire sui monti questa estate mi ha chiesto di piantargli un albero.
L’ho fatto col cuore. Ho cercato un albero che resistesse a Iola e ho scelto l’Azzeruolo Rosso.
L’azzeruolo è una pianta da frutto che nei secoli passati veniva coltivata con successo in Italia. Originaria dell’Asia centrale, nei secoli si è diffusa spontaneamente nei paesi caldi che si affacciano sul Mediterraneo.
Nel nostro Paese l’azzeruolo è conosciuto con una miriade di nomi differenti derivati dai dialetti locali. Per fare qualche esempio, in Liguria lo chiamano “natola”; i laziali, i campani e gli abruzzesi usano il termine “lazzarolo” mentre in Sicilia c’è chi lo chiama “‘nzalora” e chi “Lanzarolit”.
I suoi frutti, simili a piccole mele di massimo 5 cm di diametro, hanno un sapore particolare, tra l’acidulo e il dolciastro, che nell’800 ebbe l’onore di essere apostrofato negli scritti da Monsieur Noisette. Il nobile cronista d’origine francese decantò gli azzeruoli italiani come i migliori al mondo per dimensione e bellezza.
L’azzeruolo Rosso d’Italia è un frutto sferico a buccia rossa di massimo 3 cm di diametro; la sua polpa giallo-verdognola ha un sapore piacevole anche se leggermente più acidulo di quello delle varietà bianche e gialle.
Questo frutto si sviluppa su alberi a portamento espanso; i rami della pianta risultano nodosi e molto spesso sono ricoperti di spine.
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