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CARTOLINE DI NATALE
Guardo incredulo il mondo attraverso lo spioncino della mia vita nell’imminenza del Natale, lo vedo nella città di Genova, come nei luoghi dove mi trovo a passare.
Vedo uno scenario in declino, un panorama malato e egoista.
Viviamo in modo autistico un paesaggio cieco sordo e muto nei confronti della bellezza e dell’eleganza.
Eleganza da intendersi come buon gusto ,non confondiamola con la ricercatezza. Eleganza e bellezza per me, coincidono con la semplicità.
Sobrietà dell’essere e del manifestarsi verso l’altro.
La gente intasa le strade. Tutti guidano a sinistra. Tutti vogliono occupare la corsia di sorpasso senza usarla come tale.
Ognuno nel suo abitacolo con la sua musica, i messaggi da inviare e ricevere, la lista delle cose da fare, l’odore stantio di sigarette o dolciastro dei deodoranti, ognuno votato a credersi unico in mezzo ad una moltitudine. La triste storia della folla solitaria.
L’unico modo per viaggiare spediti sarebbe usare la corsia di destra purtroppo occupata quasi con un ritmo musicale da veicoli “fermi solo per un secondo perché i loro padroni debbono fare una commissione al volo”.
Tutti si riducono all’ultimo secondo per qualsiasi cosa. Tutti non hanno tempo. Mi chiedo cosa fanno, perché lavorare è l’occupazione dell’uomo, di tutti gli uomini.
La gente grida nei parcheggi come nei negozi, spesso urta e travolge in una sciocca corsa che non ha per meta l’Eldorado ma un negozio di telefonia, di elettrodomestici o sciocche boutiques.
Le librerie e i negozi di dischi sono come trappole per conigli nella neve con inutili compilation che promettono il meglio di artisti che portano sempre gli stessi nomi.
Libri scritti al computer, thriller da poco che possono stare indifferentemente di fianco all’ombrellone come sotto l’albero di natale.
Un libro non è solo custodia o recinto di altrui parole ma come una foto, un quadro o un distillato è un’atmosfera, un piccolo mondo che non può vestire ogni stagione.
La gente sembra sentirsi in dovere di augurare qualcosa e lo fa attraverso forme pacchiane nelle immagini quanto nei contenuti.
Con la rete e i social network quest’aspetto assume la proporzione di un’atomica demenza sfondando attraverso il tag ogni difesa, salvo quella di cancellarsi mano a mano.
Abituato a guardare il mondo attraverso un’ottica, potrei partendo da quest’immagine pre-natalizia aprire ulteriormente il diaframma passando da un’immagine macro del Natale ad una visione più ampia: un’immagine grandangolare.
Ognuno si tenga stretto il suo Natale, quello che preferisce, che più gli piace,il mio è un po’ come me, “fuori tempo e fuori sincrono”.
2 Comments
utente anonimo
non so se sono io che crescendo vedo le cose in modo differente, ma mi pare effettivamente sempre peggio.
Internet, poi, ha notevolmente trasformato la percezione del tempo. Non si ha tempo per far niente, perché si sono decuplicate le cose da fare. Appena uno tira un sospiro ecco a mozzarlo un trillo di un messenger o di un telefono. I Blackberry permettono di portare tutto questo mondo con te e non lasciarlo mai, possono rivelarsi trappole seducenti.
Se non si possiede blackberry o telefoni ci s'accorge della reale consistenza del tempo quando irrompe un black out: allora lì si riassapora, dopo i primi minuti di stordimento, quanto sia gradevole toccare la carta di un libro, quanto ci si senta piccoli nell'oscurità, quanto sia importante quell'angolo buio che odora di muffa, s'ascolta sorpresi la risata di strega di due rami che sfregano chissà dove là fuori, allora viene in mente che forse c'è la luna piena ad ascoltare e un bosco muto sotto che conserva i propri segreti…niente, è ritornata la luce, presto, presto.
albertoterrile
Crescere porta la consapevolezza del cosa è stato ieri e del cosa è l'oggi.
Riguardare dopo aver letto questo spezzone di un film di Godfrey Reggio che completò la mia Visione può rendere l'idea ancor meglio.
http://www.youtube.com/watch?v=p9kd0H6KPz8&feature=player_embedded