Varie
DUE RECENSIONI
Il padrone (Gianfranco Balduzzi) del piccolo negozietto che ricorda Alta Fedeltà ( Nick Hornby passò a fargli visita e io lo ritrassi in quell’occasione) ha anche un sito e collabora con un quotidiano locale.
Ogni tanto mi dice…Alberto, perchè non recensisci tu quel disco che hai comperato? Certo questo atteggiamento è in contrasto col concetto marxiano di "forza lavoro" ma io sono un pazzo squattrinato che prima di tutto fà le cose per divertimento e passione, siano foto, scritti o altro ancora.
L’esigenza espressiva è in me connaturata, sbagliano certi frustrati/e animati da sciocca invidia ( pochi fortunatamente) nell’attaccarmi dicendo che so solo celebrare me stesso, che campo con i soldi di un padre ricco che mi ha permesso di fare l’artista. Queste sono menzogne
Chi mi conosce bene, sa quanto io abbia tirato la cinghia,sputato sangue e lottato per potermi ritagliare un piccolo spazio espressivo, una zattera per non affogare nel mare di merda che è la nostra contemporaneità.
Faccio solo ciò che sento di fare/dire a livello artistico, per il resto mi guadagno il pane come tutti i Cristiani che si incontrano sui treni,sul bus, per strada.
Non ho la barca, nè il box doccia da 16.000 € come un noto ATTORE TRASCINATORE DI FOLLE CHE SI CONTRAPPONE AI VALORI ATTUALI SUPERFICIALI OSTENTATI DALLA NUOVA CLASSE POLITICA ITALIANA.
Predicare bene e razzolare male è oggi la regola.
….non aspiro a questo tipo di beni….mi piace poter essere me stesso, nel bene come nel male…l’origine contadina mi impone schiettezza, perdonate l’ardire…
Hunter Muskett “Every time you move” 1970
“Every time you move” è una piccola gemma ritrovata dei primi anni settanta, l’epoca della scena folk rock che aveva nell’Incredible String band e i primi Tyrannosaurus rex i suoi paladini. Questo album divenuto di culto e più volte disponibile unicamente attraverso dei bootleg vede oggi finalmente la luce.
Sono storie di delicati riflessi, impreziositi dal contributo al basso di Danny Thompson (dei Pentagle) e dalle orchestrazioni ( ad opera di Richard Hewson), pronte a tingere di autunnale malinconia queste canzoni. Potete trovare sapori di Decameron, dei Magna Charta di”Seasons” una spolverata leggera dei primi Simon & Garfunkel o dei CSNY in versione pastorale nelle fragili storie di questo trio.
Il consiglio è quello di provare a bagnarsi delicatamente con questi suoni e arrangiamenti che oggi hanno immancabilmente i sapori di un’epoca trascorsa, ma forse non così lontana.
Aspettate che le foglie degli alberi accolgano i colori dell’autunno,l’aria si faccia più fresca e rarefatta, mettete questo disco e dimenticate per un attimo che esiste l’Ipod, che si comunica attraverso l’sms,che i volti d’oggi sono deformati dal botox e che l’amore si consuma con lo speed dating e le chat.
Inspirate profondamente…starete meglio.
Tim Buckley “Live at the Folklore Center” NYC, 1967 (Tompkins square 2009)
Nel Febbraio dello stesso anno i due si conobbero… Tim Buckley entrò nel negozio di Izzy, fece due chiacchere e fù simpatia a prima vista, al punto da far sì che Young chiedesse un miniconcerto nel suo spazio senza aver mai ascoltato prima il giovane cantautore.
Tim aveva pubblicato l’anno precedente il suo album d’ esordio ( Tim Buckley) che mostrava in nuce una vocalità che lo porterà ad alti vertici, vocalità purtroppo appesantita da fastidiose orchestrazioni imposte dalla produzione. Da quel disco, qui possiamo finalmente ascoltare “Song for Jainie", "Wings", e "Aren’t You the Girl" in una dimensione più intima e convincente. Solo 8 mesi più tardi vedrà la luce lo splendido “Goodbye and Hello” e qui compaiono in versioni spogliate,intense e seminali “I never asked to be your mountain”, “Phantasmagoria in two”, “No man can find the war,” e “ carnival song”.
E’ un vero e proprio concerto , non il solito gig cui Izzy aveva abituato i suoi clienti , Tim suona come se avesse innanzi ben altra platea, lo fa con passione, percuote la chitarra mentre innalza con la voce volute e evoca i precipizi di un ‘anima dannata e sfortunata.
Ascoltate ancora Dolphins che poi sarà su Sefronia e Troubador che compare sul live a Londra del 1968 (Dream Letter). Ciò che Tim Buckley era e ciò che sarebbe divenuto a breve è nella registrazione (ottima se si considera l’attrezzatura:un registratore a bobine per incisioni sul campo) di questo concerto che contiene 6 tracce assolutamente inedite sia in studio che dal vivo .
Un disco da avere assolutamente!
Tim Buckley “Live at the Folklore Center” NYC, 1967
1. “Song for Jainie”
2. “I Never Asked to Be Your Mountain”
3. “Wings”
4. “Phantasmagoria in Two”
5. “Just Please Leave Me”***
6. “Dolphins”
7. “I Can’t See You” 8. “Troubadour”
9. “Aren’t You The Girl”
10. “What Do You Do (He Never Saw You)”***
11. “No Man Can Find The War”
12. “Carnival Song”
13. “Cripples Cry”***
14. “If the Rain Comes”***
15. “Country Boy”***
16. “I Can’t Leave You Loving Me”***
***canzoni inedite
Chris Wood "Vulcan" Esoteric records 2009
Brani:
1. Moonchild Vulcan
2. See No Man Girl
3. Letter One
4. Indian Monsoon
5. Barbed Wire acoustic
6. Birth In A Day
7. Sullen Moon
8. Barbed Wire (band version)
9 Wood’s Bolero (Moonchild Vulcan) – With Traffic
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