Varie
IL PIENO E’ SEMPRE UN VUOTO PASSATO ***
Le voci dei bambini al piano di sopra fanno schiamazzo.
Rimbalzano il vuoto del mio appartamento.
Sdraiato, guardo fisso il soffitto mentre il mio fegato bestemmia dolore.
Attorno ho sempre tanta gente ma poi, nella realtà sono solo.
Quando non lavoro, pulisco quel vuoto.
(Nulla è più complicato della sincerità -Pirandello)
*** il titolo del post è tratto dalla Tesi "La Piena trasparenza del Vuoto" di Emanuela Bava 2009
3 Comments
Stregata2005
Una solitudine che certe volte conosco…
Il mio scrigno si riempe sempre e solo di ricordi..
Il bicchiere…. mi ostino sempre di vederlo mezzo pieno….
albertoterrile
Io, che da sempre lo vedevo “mezzo vuoto” oggi ho deciso di vuotarlo. Preferisco il vuoto, il senso di vertigine e dolore che può accompagnarsi ad un mezzo pieno che troppo spesso è compromesso.
Sto vivendo delicatissimi equilibri . Mi sono percepito come un entità a mezzo servizio, in eterna attesa d’essere completato forse per un antico progetto che in quanto antico forse non è più ne attuale,ne congeniale alle parti che ne sono coinvolte. Occorre riscriverlo o cancellarlo? Non lo so,sono troppo coinvolto, implicato in questa cosa.
Svolgo il tempo come una matassa, il “mio tempo” non è il “tempo altrui”. Non impedisco a nessuno di vivere il “suo tempo”ma desidero che sia chiaro, limpido ed evidente che gestisco e amministro per quanto mi è dato il “mio tempo”, lo faccio secondo modalità che mi appartengono.
Attendere sulla soglia è qualcosa che ho già fatto e che oggettivamente non ha pagato. Oggi il “mio tempo” è diverso e necessita lo stesso rispetto del tempo dell’Altro. Se, per dati evidenti non c’è consonanza di tempi, la mia dimensione,modalità o chiamatela come volete non può restare indefinitivamente LA POSTURA DELL’ATTESA.
Per indole mi muovo tanto, smuovo l’aria e le cose attorno a me, vado e vengo. Non so stare fermo e ….da occidentale vedo erroneamente forse, lo stare fermo come una forma della passività. So che non è vero, ma certe questioni e atteggiamenti nella palestra della mia vita non sempre funzionano. Come sempre alle soglie di un compleanno tiro le somme….e da 46 a 48 tante sono state le occasioni in cui mi sono reso disponibile. Ora devo pensare a me, con attenzione, perchè ho un indole che sorvolando l’ego spesso è a disposizione dell’Altro, che sia l’allievo come “l’oggetto d’amore” (brutta forma…perchè non il soggetto d’amore?).
La vita mi presenta costantemente l’aspetto del vuoto col quale dover affrontare i grandi dolori che sono di ogni essere umano. Abito il vuoto ed è vasto come un attico che s’affaccia su Central Park. Ho intenzione di riprendere a viaggiare un po …per lavoro e per riprendere quei contatti che spesso ho trascurato per un insana dedizione alle forme dell’amore.
Il 14 andrò in Francia da chi mi permise di esporre con Sandro Botticelli, ho necessità di stare con chi mi apprezza realmente….e non con quanti “dicono” di apprezzarmi. Sapessi quanti “dicono di “….la vita è azione, ci sono gesti che valgono più di mille parole. La lingua è inganno, troppo spesso.
albertoterrile
“Ecco, io griderò, io che soffro violenza e nessuno mi ascolta; alzerò la voce e non c’è chi mi renda giustizia” (Gb 19,7). Dio onnipotente sa bene quello che è meglio per noi, e se ritarda a esaudire la voce dei tribolanti, è nel loro interesse: è per purificare mediante la prova la loro vita, e perchè cerchino altrove quella tranquillità della pace che non si può trovare qui in terra. (…)
Tuttavia se ritarda non vuol dire che non c’è, poichè mentre il beato Giobbe parlava così, crescevano i meriti del santo (…). Ma altro è ciò che Dio dispone interiormente secondo giustizia e ciò che esteriormente invoca l’animo tormentato dai flagelli.
Gregorio Magno, commento morale a Giobbe XIV,40