Varie
courtesy of Michela Ruisi
NIDI
Sto ritrovandomi nelle immagini scattate in trent’anni di lavoro. Differenti volti e corpi diversi hanno avuto il compito di spiegare attraverso le forme, i luoghi e le posture, le mie malinconie.
Nella natura, nelle sue leggi, talvolta spietate o inesorabili, ho compreso dei gesti umani, che in altro modo, avrei giudicato incomprensibili.
Sorrido pensando che un tempo, qualcuno si sentì in dovere di ritenersi, in accordo con un ego smisuratamente sbilanciato “ la mia modella d’elezione”, la musa prediletta.
Ho sempre pensato che, sia presuntuoso decidere a priori, di essere il vertice. Per me, che lavoro da tanti anni oramai, ad un grande affresco, non esiste il picco, la vetta, il punto d’arrivo.
Un artista, ammesso che io possa esser definito così, lavora con i suoi strumenti quotidianamente ad un opera che non terminerà mai.
Il mio cuore è giovane a discapito dell’aspetto, dell’involucro che mostro, abitando il mondo. I miei desideri oggi, restano i desideri di ieri. Ogni conquista non è traguardo, ma un gradino per migliorare il “tiro”.
Ascolto i giovani che iniziano a praticare il mondo dell’arte, condivido le loro incertezze e i timori nei confronti del sistema con il quale il mercato crea dei miti che durano poche stagioni, consiglio loro la strada, certamente più lunga, della verità e dell’onestà intellettuale. Se devo indirizzarli, li invito a “non ascoltare gli esperti” ma a guardarsi profondamente dentro. Chi ha il fuoco sacro dentro lo sa, e deve, con umiltà proseguire anche quando incontrerà qualcuno che gli dirà di lasciar perdere. Questo accade troppo spesso nelle scuole d’arte, dove sovente ad insegnare ci sono anche quegli artisti che, non sono riusciti a ritagliarsi uno spazio d’autonomia, artisti o presunti tali, che, dietro un compenso che passa sotto il nome di “stipendio” operano talvolta, logiche volte a demotivare i giovani. Considero questo un crimine, qualcuno ci provò anche con me, a suo tempo, consigliandomi di abbandonare il liceo artistico perché riteneva che io fossi un allievo, portato a frequentare il liceo classico. Non gli diedi retta e andai per la mia strada. Oggi, sono felice di essere stato allora, così come lo sono in quest’ istante, cocciuto e ostinato nel perseguire la mia strada. Se poi io percorro un viottolo e altri l’autostrada…questa è solo una sfumatura, la via facile non sempre è quella più formativa se non addirittura, quella vincente.
Oggi ho realizzato nuovamente delle foto con dei nidi, non è la prima, ne sarà l’ultima volta. Non ho fatto niente di nuovo, ma non me ne importa proprio nulla, ciò che conta è che mi sia emozionato, se altri proveranno lo stesso sentimento, sarà per certo un piacere, in caso contrario, poco male…io sono contento così.
Tom Waits disse: Preferisco un fallimento alle mie condizioni, che un successo alle condizioni altrui.
Nella natura, nelle sue leggi, talvolta spietate o inesorabili, ho compreso dei gesti umani, che in altro modo, avrei giudicato incomprensibili.
Sorrido pensando che un tempo, qualcuno si sentì in dovere di ritenersi, in accordo con un ego smisuratamente sbilanciato “ la mia modella d’elezione”, la musa prediletta.
Ho sempre pensato che, sia presuntuoso decidere a priori, di essere il vertice. Per me, che lavoro da tanti anni oramai, ad un grande affresco, non esiste il picco, la vetta, il punto d’arrivo.
Un artista, ammesso che io possa esser definito così, lavora con i suoi strumenti quotidianamente ad un opera che non terminerà mai.
Il mio cuore è giovane a discapito dell’aspetto, dell’involucro che mostro, abitando il mondo. I miei desideri oggi, restano i desideri di ieri. Ogni conquista non è traguardo, ma un gradino per migliorare il “tiro”.
Ascolto i giovani che iniziano a praticare il mondo dell’arte, condivido le loro incertezze e i timori nei confronti del sistema con il quale il mercato crea dei miti che durano poche stagioni, consiglio loro la strada, certamente più lunga, della verità e dell’onestà intellettuale. Se devo indirizzarli, li invito a “non ascoltare gli esperti” ma a guardarsi profondamente dentro. Chi ha il fuoco sacro dentro lo sa, e deve, con umiltà proseguire anche quando incontrerà qualcuno che gli dirà di lasciar perdere. Questo accade troppo spesso nelle scuole d’arte, dove sovente ad insegnare ci sono anche quegli artisti che, non sono riusciti a ritagliarsi uno spazio d’autonomia, artisti o presunti tali, che, dietro un compenso che passa sotto il nome di “stipendio” operano talvolta, logiche volte a demotivare i giovani. Considero questo un crimine, qualcuno ci provò anche con me, a suo tempo, consigliandomi di abbandonare il liceo artistico perché riteneva che io fossi un allievo, portato a frequentare il liceo classico. Non gli diedi retta e andai per la mia strada. Oggi, sono felice di essere stato allora, così come lo sono in quest’ istante, cocciuto e ostinato nel perseguire la mia strada. Se poi io percorro un viottolo e altri l’autostrada…questa è solo una sfumatura, la via facile non sempre è quella più formativa se non addirittura, quella vincente.
Oggi ho realizzato nuovamente delle foto con dei nidi, non è la prima, ne sarà l’ultima volta. Non ho fatto niente di nuovo, ma non me ne importa proprio nulla, ciò che conta è che mi sia emozionato, se altri proveranno lo stesso sentimento, sarà per certo un piacere, in caso contrario, poco male…io sono contento così.
Tom Waits disse: Preferisco un fallimento alle mie condizioni, che un successo alle condizioni altrui.
Autoscatto: Christian Masuero, Michela Ruisi, Alberto Terrile
One Comment
utente anonimo
Ma che bel trio!
Molto interessante anche la citazione di Tom Waits, che condivido pienamente!