Nota d'agosto

Cammino sui monti con Dario, parliamo di Visione. Lo facciamo scollinando a piedi tra campi di colza e improvvisi controluce. Una ciocca sul calcagno impone levar le scarpe. Il ritorno dell’escursione sarà scalzo. Non ho più camminato senza scarpe da quando ero bambino.

Il suolo d’estate in alcuni punti è bollente, scatena un brivido che percorrendo la colonna vertebrale giunge rapido alla testa. Una piccola coroncina imperla di sudore la mia fronte e gli occhi lacrimano il dolce e il sale.

Noi conteniamo archetipi di bellezza del mondo. E’ “amore a prima vista” quando li individuiamo. Uno ha in sé, senza saperlo l’immagine della donna e un bel giorno, all’improvviso la vede e ne rimane come posseduto e definisce il tutto col termine “colpo di fulmine”. In realtà non ha scelto né quella donna, né quel paesaggio, né quella cosa, sono loro ad averlo catturato.

Con la fotografia per me accade questo.

Vivo le contraddizioni dell’animale sociale. Percepisco la contemporaneità grossolana, elettronica e globalizzata. Molto di ciò che mi capita di osservare, confesso, non mi piace.

Isolarsi o giocare a fare l’eremita nel profondo non mi appartiene. A tratti mi apparto e scompaio un poco.

Vivo il  presente.

Continuo a lasciare le briciole sul davanzale per gli uccellini mentre mio Padre dice che attirano le formiche.