Varie
Growing up in public
Uno stralcio di mia lettera a khadija Lamami poi pubblicata sul web diviene citazione d’apertura del libro NEGLI SPAZI PUBBLICI di Antida Gazzola,Roberta Prampolini e Daniela Rimondi.
Mi piace scrivere il mattino presto, lo faccio con l’esigenza di raccontarmi senza alcuna pretesa letteraria. A parte 10 malferme poesie vomitate nel 1981 quando il primo amore mi lasciò ( scrittura necessaria per sopravvivere al momento) non ho mai usato la parola scritta salvo per qualche lettera. Fu la poetessa Anna Maria Farabbi a indurmi a scrivere un testo per un ‘antologia che stava curando. Mi disse:- Non ti preoccupare dello stile…tu spiega semplicemente una tua esperienza da fotografo sul tema LUCE E NOTTE esperienza dell’immagine e della sua assenza.
Lo feci. Fu bello. Ci presi gusto e continuai con più passione ancora a redigere questo mio piccolo e sincero diario in rete. Sono così, non mi fingo altro.
LE IMMAGINI CHE NON SI POSSONO VEDERE |
Un giorno scoprii di avere una lunga arteria che collegava direttamente l’occhio col mio cuore. Compresi tutto questo andando incontro alle cose del mondo; mi bastava guardarle per sentirmi inondare di bellezza, di gioia e di gratitudine. Credo che lo spirito umano racchiuda il valore cosmico della terra mentre l’Universo evolve la coscienza. |
Dedicai un intero mese di una calda estate alle mie fotografie ritirandomi sull’appennino toscoemiliano. Ogni mio istante era un tributo nei confronti della Visione. Mi svegliavo nel mattino con la stessa gioia di chi è in procinto di incontrare la persona amata. Mi inebriavo del suo profumo, ne percepivo la temperatura e il battito. I miei sensi riconoscenti verso il creato muovevano velocemente le dita dando vita a differenti coppie tempo/diaframma. |
Percorrendo valli e crinali compresi il sistema venoso del paesaggio. Ne carezzai la superficie con lo sguardo. Il ritmo cardiaco rallentava per sostenere senza scosse i tempi dell’otturatore. Tutto il mio essere si intonava sui colori del mondo attraendoli a sé. La danza delle api incise il cielo come antiche scritture su tavolette di cera. |
Come un monaco che chino raccoglie con cura le erbe per i propri infusi io coglievo frammenti di Universo con l’intento di custodirli nel mio archivio. I supporti plastici uniti all’argento del negativo avevano questo compito . Il passato e il presente possono coesistere nello spazio di una stessa immagine, ripetibile eppure mai uguale a sé stessa. |
Col finire dell’estate giunse il tempo di rientrare a casa. Lasciare quei luoghi amati faceva male .La malinconia era però resa sopportabile dalla consapevolezza dell’esistenza di quei negativi .Li custodivo come un innamorato serba con cura sul cuore un messaggio della donna amata. |
Dalla solennità delle giornate di luce passai al buio muschiato della camera oscura. Nell’oscurità totale caricai i negativi nella sviluppatrice e iniziai a cullarli con ritmiche onde di acido rivelatore. Trenta secondi d’agitazione continua alternati a trenta secondi di riposo: la chimica incontra lo sciamano. Nel mentre, rivedevo a memoria quei luoghi, le luci , le posture,ascoltando i suoni mentre il tepore del sole in procinto di tramontare lambiva la mia pelle. |
Alla fase di sviluppo del negativo succede il processo d’ arresto contraddistinto dall’odore acre dell’acido acetico che risale le narici con violenza.Due minuti d’agitazione continua al fine d’arrestare lo sviluppo del negativo, tempo nel quale altre Visioni chiesero d’esser ricordate. Le mani obbedivano al corpo fisico che ritto nell’ombra assecondava i processi chimici di fissaggio con cadenzate agitazioni mentre la mente vagava con la complicità del serbatoio della memoria a breve termine: l’ipotalamo. |
Con trepidazione dopo diciassette minuti totali ripartiti in tre bagni di diverse soluzioni chimiche, giunse il momento più atteso, quello di aprire la sviluppatrice,sollevare le pellicole raccolte in spirali e finalmente poter osservare il frutto di un mese di lavoro. |
Nel tempo di un lampo sbigottii ,incredulo reggevo in mano dei negativi completamente trasparenti: non c’era alcuna traccia d’immagine. La voce chiuse la gola , la vista si fece bianca come la neve mentre indietreggiando cercavo con le mani una seduta ove lasciarmi andare ad una specie di mancamento. |
L’otturatore centrale dell’obiettivo si era rotto, ma l’apparecchio fotografico aveva continuato a scattare facendo scorrere la tendina, e lo specchio aveva concorso mostrandomi le immagini, illudendomi di poter avere per me quanto avevo veduto. |
Non mi azzardai mai più a provare a replicare quelle fotografie perché comunque erano già state scattate, questo significava che io avevo “visto” e stabilito il momento in cui quella porzione di realtà sarebbe stata trasfigurata divenendo un oggetto bidimensionale. |
Quelle immagini che non si possono vedere in realtà esistono. Quelle visioni benedette dalla luce del mondo sono in me ed io oggi per mostrarle ad altri ho un solo modo, quello di “raccontarle” restituendole così alla loro tridimensionalità. |
Iola di Montese Estate 2007 |
2 Comments
elisabetta
Che emozione!
I tuoi pensieri, le tue parole arrivano direttamente al cuore….
Profonde.Preziose.Uniche.
La tua essenza divina è collegata alla tua mente…così si manifesta nelle tue foto e nei tuoi scritti.
Segui questa strada perchè sei un potente veicolo di pace, purezza ed armonia.
Namastè
Elisabetta
albertoterrile
Se di fronte alla gamba tarlata di un tavolino, riesco con un’immagine a farti sentire il lavoro dell’uomo che l’ha tornita, la passione per quel fare artigiano…e il tempo trascorso che ha dato dimora a un tarlo che lento consuma quella gamba…come il tempo trattiene con inesorabile dolcezza le nostre forze giorno per giorno…lasciandoci se saremo capaci di gioirne …il sorriso e lo stupore per l’alchemico continuo trasformarsi dell’esistenza …Se io vedo e sento queste piccole cose…e le sento col cuore, potrai capire quanto certe notizie ( che dicono del dolore o della malattia o disagio e sofferenza) possano scuotermi…sono una pianta dal fusto fragile…e le radici ben salde……è che a volte…sento la terra franare un pochino….e ho paura.