Varie
Foto: © Alberto Terrile 2002 Milano
Poeti Immaginati / come è nato il libro
L’idea primigenia era di attingere dal mio vasto archivio di personaggi andando a sceglierne alcuni che erano passati dal Festival Internazionale di Poesia di Genova. I protagonisti scelti erano tutti in rapporto stretto con quello che potremmo definire il mio processo di crescita e consapevolezza.. In realtà avevo molte immagini di altri poeti/musicisti passati dal festival, ma questi dieci erano perfetti per un racconto a doppia mandata ( i due binari di cui dico nella mia introduzione al volume) come poi è stato.
Io non mi considero uno scrittore e l’esperienza che faccio con la parola è indissolubilmente legata a dei testi per definire il mio lavoro artistico, per presentare nuovi autori sul sito didattico o per tenere il mio diario in rete. Poeti immaginati viene concepito in un momento molto particolare della mia vita. Mentre ti incammini verso la prossima decina ( i 50 anni ) sperimenti i fatti dell’ esistenza: un operazione alla gola, la fine del mio rapporto sentimentale e della convivenza, l’infarto di mio zio e la morte di mia nonna per cancro, tutte cose che unite ai contrattempi che la quotidianità offre a manciate nel lavoro e nel privato rendono estremamente vulnerabili intimamente.
Nulla mi ha mai strappato alla vita. Alcune volte, in diversi momenti del mio cammino, si è palesata, per pochi attimi, la possibilità di attraversare la finestra dal mio quarto piano, ma ciò non è mai stato. Ciò che provavo nel profondo mi pareva insopportabile. Nulla mi ha mai strappato alla vita,. Tanti i momenti duri, il buio e il pianto aperto, tanta la rabbia, la depressione, ma da sempre la mia “zattera” è la fantasia, la creatività, li trovo appiglio e un buon motivo per restare qui a “vivere”.
Ho scritto quindi i testi mentre ero letteralmente scarnificato dai fatti recenti, il mio corpo era suscettibile ad ogni variazione e persino la brezza pareva bruciare come l’alcol sulla sbucciatura alle ginocchia dopo la caduta dalla bicicletta quando ero bambino. Sono parole vere e sincere che vengono dal mio profondo e il filo che rilega questo libro è il dolore ultimo, quello legato al cancro che ha portato via mia nonna. In uno dei viaggi sull’Appennino restai a lungo immobile innanzi alle sue ortensie che parevano morte, rovistavo per vedere se c’era un cenno di vita mentre pioveva ed io, già febbricitante, mi bagnavo, solo in mezzo al verde lucidato dalle gocce di pioggia che suggerivano altre lacrime pericolosamente appese.
Ho scritto i testi in parte sull’Appennino e in parte a Genova.Nel condominio dove abito a Quarto ristrutturavano l’ennesimo appartamento: una sinfonia di martelli, flessibili e trapani … quel rumore che porta scompiglio in pensieri e ricordi già difficili ad essere recuperati dall’ipotalamo.
Mesi di ansia nella ricerca della traduzione più fedele possibile dei “miei neri” in stampa, sia per i pezzi da esporre che per le immagini del libro. Prove ripetute in fotolito a Novi Ligure per i pannelli in forex. Corse da un punto all’altro dell’Italia perché in campagna (Appennino) i muratori tiravano giù il camino e montavano una caldaia : lo sporco, la pioggia insistente degli ultimi quaranta giorni e le mail da spedire usando il cellulare come modem.
A volte rientravo direttamente a lezione alla Sivori o in Accademia mentre poche ore prima vedevo innanzi i monti che facevano da cornice alla morte di Tiziano Terzani.
Ho attraversato malinconie fitte come la nebbia e umide come la rugiada di Novembre e ho trovato rifugio nelle zone più sicure e protette di me stesso. Certamente l’affetto attorno, gli amici non sono mancati, ma scopro, sempre più, che al di là d’ogni delirio dell’ego non dobbiamo mancare a "noi stessi", alle promesse che dobbiamo mantenere alle idee che possiamo diffondere.
Io non mi considero uno scrittore e l’esperienza che faccio con la parola è indissolubilmente legata a dei testi per definire il mio lavoro artistico, per presentare nuovi autori sul sito didattico o per tenere il mio diario in rete. Poeti immaginati viene concepito in un momento molto particolare della mia vita. Mentre ti incammini verso la prossima decina ( i 50 anni ) sperimenti i fatti dell’ esistenza: un operazione alla gola, la fine del mio rapporto sentimentale e della convivenza, l’infarto di mio zio e la morte di mia nonna per cancro, tutte cose che unite ai contrattempi che la quotidianità offre a manciate nel lavoro e nel privato rendono estremamente vulnerabili intimamente.
Nulla mi ha mai strappato alla vita. Alcune volte, in diversi momenti del mio cammino, si è palesata, per pochi attimi, la possibilità di attraversare la finestra dal mio quarto piano, ma ciò non è mai stato. Ciò che provavo nel profondo mi pareva insopportabile. Nulla mi ha mai strappato alla vita,. Tanti i momenti duri, il buio e il pianto aperto, tanta la rabbia, la depressione, ma da sempre la mia “zattera” è la fantasia, la creatività, li trovo appiglio e un buon motivo per restare qui a “vivere”.
Ho scritto quindi i testi mentre ero letteralmente scarnificato dai fatti recenti, il mio corpo era suscettibile ad ogni variazione e persino la brezza pareva bruciare come l’alcol sulla sbucciatura alle ginocchia dopo la caduta dalla bicicletta quando ero bambino. Sono parole vere e sincere che vengono dal mio profondo e il filo che rilega questo libro è il dolore ultimo, quello legato al cancro che ha portato via mia nonna. In uno dei viaggi sull’Appennino restai a lungo immobile innanzi alle sue ortensie che parevano morte, rovistavo per vedere se c’era un cenno di vita mentre pioveva ed io, già febbricitante, mi bagnavo, solo in mezzo al verde lucidato dalle gocce di pioggia che suggerivano altre lacrime pericolosamente appese.
Ho scritto i testi in parte sull’Appennino e in parte a Genova.Nel condominio dove abito a Quarto ristrutturavano l’ennesimo appartamento: una sinfonia di martelli, flessibili e trapani … quel rumore che porta scompiglio in pensieri e ricordi già difficili ad essere recuperati dall’ipotalamo.
Mesi di ansia nella ricerca della traduzione più fedele possibile dei “miei neri” in stampa, sia per i pezzi da esporre che per le immagini del libro. Prove ripetute in fotolito a Novi Ligure per i pannelli in forex. Corse da un punto all’altro dell’Italia perché in campagna (Appennino) i muratori tiravano giù il camino e montavano una caldaia : lo sporco, la pioggia insistente degli ultimi quaranta giorni e le mail da spedire usando il cellulare come modem.
A volte rientravo direttamente a lezione alla Sivori o in Accademia mentre poche ore prima vedevo innanzi i monti che facevano da cornice alla morte di Tiziano Terzani.
Ho attraversato malinconie fitte come la nebbia e umide come la rugiada di Novembre e ho trovato rifugio nelle zone più sicure e protette di me stesso. Certamente l’affetto attorno, gli amici non sono mancati, ma scopro, sempre più, che al di là d’ogni delirio dell’ego non dobbiamo mancare a "noi stessi", alle promesse che dobbiamo mantenere alle idee che possiamo diffondere.
One Comment
utente anonimo
albe hai ragione scusami tanto! mertedì porto la giustificazione e vengo accompagnata dalla mamma…eri mooloto affascinante comunque per quanto ho potuto vedere! ;)ciaoooooo vale