Varie
Foto: © Alberto Terrile 2007 In volo – Bodega Bay- San Francisco-California
WHAT ARE YOU HERE FOR?
Apro un vecchio album di fotografie con una dedica fatta nel 1973 “Al caro Nonno nel giorno del suo compleanno”. Due le firme: “Eleonora e Alberto”.
Io e mia sorella avevamo raccolto delle immagini che raccontassero noi e i nostri genitori, Giuseppe e Rosanna. Le fotografie raccolte mostrano vari aspetti di una famiglia nel senso più classico del termine, immagini di vacanze, di riso, di gioia condivisa o forse immaginata tale.
Noi eravamo una famiglia e, se Dio vuole, ancora siamo. Per certo non quella idealizzata nel mio profondo o raccontata in tanti film visti da bambino.
La mia famiglia è come tante, edificata su due figure estremamente contrastanti, quelle di mio Padre e mia Madre, due poli pressoché opposti, due figure diverse nelle modalità d’approccio all’esistenza che, per una serie di contingenze, decisero di sposarsi nel 1960.
In viaggio di nozze, tra le montagne, mia madre restò incinta di me.
Mia mamma, una ragazza fresca di laurea in lettere, ventisettenne dai tratti raffinati, sorta di Audrey Hepburn nei tratti del volto, sognatrice idealista, anticonformista domata dall’autorità dei genitori e successivamente messa alle corde dal carattere autoritario e chiuso di mio padre.
Mio padre, una figura per me a lungo misteriosamente nascosta. Il suo carattere e la sua indole lo tenevano congiunto e stretto a sé, parco al complimento, con un modo di manifestare affetto da scoprire nel tempo, attraverso lunghi silenzi e sguardi azzurri che passavano da parte a parte .
Lui, giovane ingegnere neolaureato, figlio di un operaio delle Ferrovie e di una donna d’origine contadina, decise di crearsi una posizione, dimostrando tenacia e determinazione nel raggiungimento di un obiettivo, e assicurare stabilità economica alla famiglia.
Mi è mancato mio Padre nei suoi viaggi, mi è mancato quando era a casa stanco e nervoso, per motivi che compresi solo attorno ai miei quaranta anni. La scoperta del Padre passa attraverso le parti di lui che si palesano in te quando cresci .
Ti accorgi che il conflitto è nell’assomigliare a ciò che ti diede fastidio, ciò che ti portò ad essere ribelle nella timidezza, spregiudicato nella curiosità e fonte di dolore e rammarico per i tuoi genitori.
Io e mia sorella avevamo raccolto delle immagini che raccontassero noi e i nostri genitori, Giuseppe e Rosanna. Le fotografie raccolte mostrano vari aspetti di una famiglia nel senso più classico del termine, immagini di vacanze, di riso, di gioia condivisa o forse immaginata tale.
Noi eravamo una famiglia e, se Dio vuole, ancora siamo. Per certo non quella idealizzata nel mio profondo o raccontata in tanti film visti da bambino.
La mia famiglia è come tante, edificata su due figure estremamente contrastanti, quelle di mio Padre e mia Madre, due poli pressoché opposti, due figure diverse nelle modalità d’approccio all’esistenza che, per una serie di contingenze, decisero di sposarsi nel 1960.
In viaggio di nozze, tra le montagne, mia madre restò incinta di me.
Mia mamma, una ragazza fresca di laurea in lettere, ventisettenne dai tratti raffinati, sorta di Audrey Hepburn nei tratti del volto, sognatrice idealista, anticonformista domata dall’autorità dei genitori e successivamente messa alle corde dal carattere autoritario e chiuso di mio padre.
Mio padre, una figura per me a lungo misteriosamente nascosta. Il suo carattere e la sua indole lo tenevano congiunto e stretto a sé, parco al complimento, con un modo di manifestare affetto da scoprire nel tempo, attraverso lunghi silenzi e sguardi azzurri che passavano da parte a parte .
Lui, giovane ingegnere neolaureato, figlio di un operaio delle Ferrovie e di una donna d’origine contadina, decise di crearsi una posizione, dimostrando tenacia e determinazione nel raggiungimento di un obiettivo, e assicurare stabilità economica alla famiglia.
Mi è mancato mio Padre nei suoi viaggi, mi è mancato quando era a casa stanco e nervoso, per motivi che compresi solo attorno ai miei quaranta anni. La scoperta del Padre passa attraverso le parti di lui che si palesano in te quando cresci .
Ti accorgi che il conflitto è nell’assomigliare a ciò che ti diede fastidio, ciò che ti portò ad essere ribelle nella timidezza, spregiudicato nella curiosità e fonte di dolore e rammarico per i tuoi genitori.
La vita è una serpe che si morde la coda, un deserto fatto di nubi immobili pronte a divenire uragano quando chi ami, andrà tra nembi e cirri o in un’altra casa, perché la vita è una storia fatta di incontri e di partenze .
Quando tutto pare “essere niente” basta pensare che tutto è impermanente.
2 Comments
utente anonimo
Bellissima foto, e sarò anche banale, ma mi ha ricordato la mia giovinezza, e i giorni immersi nella lettura de “Il gabbiano Jonathan Livingston”. Al mare, d’inverno. Nemmeno vent’anni, e tanti sogni.
Belle le tue parole, il senso del ritorno, dell’illusione che tutto proceda su una linea retta, e non in cerchio, nel tempo delle nostre vite. Nascita – morte – rinascita, e ancora, di nuovo, sempre.
Abbi cura di te, e di chi ami.
Paola P.
albertoterrile
Grazie Paola P, dovremmo esserci visti l’ultima volta mentre lavoravo per il tuo boss sino alle 4 del mattino. Ricordo il tuo sguardo illuminato di gioia per ciò che stavi vivendo…quando vedo gente che sinceramente sta bene ed è felice sto bene anche io….è un energia che passa di persona in persona e contagia chi sa metter da parte l’invidia e i “perchè non a me?”
La vita dà e toglie, arrivi e partenze, partenze e arrivi. L’importante è essere in grado di farsi baia dove chi sà manovrare il suo guscio è in grado di attraccare….e viceversa….il vento soffierà a favore o contro…ognuno deve esser in grado di timonare, di immergersi,di alzarsi in volo….l’esempio è da trovare negli animali,nei fenomeni naturali piuttosto che nell’umano agire.