Varie
Piccole confessioni
Guardando le petunie fiorite ho ripensato a mia nonna quando ne pronunciava il nome sorridendomi sul suo balcone.
Quando al mattino presto lascio il letto mi sento (ogni giorno) più solo. Molte persone con cui condividevo degli ideali o delle aspirazioni se ne sono andate, persone “luminose che lasciavano tracce al loro passaggio” proprio come le comete.
Certo finirò per ascoltare la loro voce nel vento, scoprirne i colori e i sorrisi nell’ alba ma la loro assenza fisica mi fa stare male.
Quello che mi hanno insegnato lo conservo e “se non sono rabbioso”riesco persino a condividerlo con altri.
Mi considero fortunato per aver avuto modo nei miei cinquantadue anni di vita di incontrare persone in anticipo sui tempi, creature di grande valore e profonda umiltà.
Oggi fatico invece nel mettere a registro quello che provai quarantasei anni fa per qualcuno con la “rivelazione” di chi ha vissuto la stessa persona in maniera differente. Ci sono cose scoperte da grandi che devono fare i conti con quello che abbiamo provato da piccini. Ogni essere umano anche inconsciamente commette del male convinto di essere nel giusto solo perché non riesce a distaccarsi da sé acquisendo una visione globale. E’ la solita storia dell’Ego, della visione autocentrica. Mia nonna ad esempio a me pareva buona ma per altri fu coercitiva, impositiva, gelosa sino a soffocare l’amore per il quale visse.
Guardo Alice mentre pensa, gioca con un telefono o si accorge d’essere scoperta dal mio obiettivo e non posso fare a meno di ricordarmi di quell’età, dei sogni o dei piccoli desideri di contingenza : il gioco, la merenda e di nuovo il gioco.
Ogni volta che creo ritrovo l’Alberto che gioca e fa merenda e lo relaziono con quell’uomo che sono oggi, l’essere che ha compreso che quelle immagini sono il modo più giusto per dare un ordine e un senso alla sua esistenza.
4 Comments
pupella aprile
Quando siamo piccoli il tempo che abbiamo davanti ci sembra infinito.possediamo il mondo-lo spazio-le emozioni. Chi si occupava di noi, ci riempiva di premure:il maglione fatto a mano-le trecce-la torta di mele-le scarpe nuove-le coccole e le merende….di solito pane,olio e zucchero.Poi sono arrivati gli amori-i figli-l’eta’matura, e piano piano si e’smarrita l’infanzia.Che fare?Sono una donna fortunata,sono una maestra e vivo quotidianamente con 25 bambini,mi fanno sentire piccina, mi coccolano,mi riempiono di biglietti pieni d’amore.Li amo tutti.Forse dovresti provare ad essere meno malinconico, fai un lavoro magnifico e lasci tracce ……..
albertoterrile
Essere malinconico è parte della mia natura, una modalità che ho imparato ad accettare e utilizzare creativamente. Già da bambino ero capace di assentarmi dalla realtà, dall’ Hic et nunc “sognando passato e futuro” .Oggi a maggior ragione … ho un pò di tempo sulle spalle e osservo il mondo che muta veloce…mi guardo attorno e descrivo con immagini ciò che vedo. Mi consola allora Aristotele che definisce la malinconia una malattia ma anche un ἦθος, ovvero uno stato che appartiene all’uomo che porta con sé la scintilla del genio. Personalmente attribuisco la malinconia alle persone “sensibili” che non si fermano alla superficie.L’importante è non macerare negli stati d’animo,essere in grado di osservarli e prender poi distanza. Insegno da anni con tanta passione,accendo l’animo di tanti ragazzi insegnando la consapevolezza che sta dietro all’atto del fotografare. Non mi basta il sole di un giorno d’estate o sentirmi fortunato perchè ho più salute e forse vita dell’anziano appena ritratto. Sento gli altri,sento me…e lascio tracce…ma quelle che vedete sono solo il 30%. Un motivo ulteriore di malinconia è lo stato di “sonno” da parte delle istituzioni genovesi verso i progetti creativi con valenza anche sociale. La scomparsa di Don Gallo che ne appoggiava alcuni mi fa sentir più solo e inascoltato….ma non crediate alla sindrome di calimero…venite con me a farvi chiuder in faccia le porte con la frase “non ci sono soldi” su lavori che interessano la disabilità,l’Alzheimer e la vecchiaia…..lavori che ho prodotto con anni di lavoro fatto col cuore, con empatia, senza fondi…tracce che restano nei cassetti……
albertoterrile
E’ la malinconia-Franco Califano
Dei libri imporverati sur comò
che ho appena aperti e che mai rivedrò
le mie chitare che ho dimenticate
per tera co’ le corde arugginite
er caminetto nun l’ho acceso più
da quanno a casa nun ce sei più tu
le lettere so’ ormai ‘na rarità
de tutto er resto che ne parlo a fa’
È la malinconia è la malinconia… è la malinconia…
Un vecchio pescatore nun po’ più
portà la barca a remi fin laggiù,
se guarda er mare suo co’ nostalgia,
poi spegne la lampara e così sia.
Cammina ma nun c’ha ‘na meta sua,
o’ ‘n’ ombra che je tiene compagnia,
‘na vita dedicata tutta ar mare,
ch’è stato er primo e l’urtimo suo amore.
È la malinconia… è la malinconia… è la malinconia…
‘N amico che nun ricordavi più
lo incontri ‘n giorno co’ diec’anni ‘n più
c’ha tante rughe che te fa’ pietà
e odi le parole: tempo fa !
Perché nun poi fa’ a meno de pensà
che pure tu sei nato pe’ ‘nvecchià
e te fai ‘n pianto sulla vita tua
perché la trovi inutile follia.
È la malinconia… è la malinconia… è la malinconia
Se tu pentita ritornassi qui
cor nodo ‘n gola te verei ad aprì
convinto de volette ancora bene
ma nun te potrei dì tornamo ‘nzieme,
perché non troverei nell’occhi tua,
l’antico amore della vita mia
e te direi co’ tutta l’onestà
“perché stai qui!… che sei tornata a fa !
È la malinconia… è la malinconia… è la malinconia…
è la malinconia… è la malinconia… è la malinconia…
cinzia
la malinconia ha suo fascino e dolcezza,
da lunghi pomeriggi solitari d’infanzia ci ho posato le labbra.
La vera sfida, oggi, ogni attimo del presente,
pur sentendola spesso quasi come seconda ombra,
è virare la navigazione verso la posizione dove più forte batte la luce.
cinzia