Musiche
Aria di Rivoluzione/Il saluto a Claudio
Alle amiche e agli amici di Claudio Rocchi, con preghiera di diffusione e condivisione: Non vi sarà funerale nè altro tipo di celebrazione pubblica.
L’ appuntamento per salutare Claudio è a Roma, Auditorium della Musica, mercoledi 26 giugno 2013, ore 21.00 – “Aria di rivoluzione”.
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La morte capita solo ai vivi e i vivi spesso, di questo aspetto della vita, hanno paura.
Tra chi fa scongiuri e chi pontifica certezze si stacca decisa una categoria. Quelli che fraintendono e, nella mia percezione, non colgono il punto.
Tentiamo una metafora semplice, semplice.
Ditemi, amiche e amici, cosa vi succederà la prossima volta che la vostra auto vi lascerà a piedi, in panne
fermi per strada? Quando saremo costretti a scendere dall’auto in panne, uscire “a piedi” nel mondo camminando verso i prossimi eventi, i prossimi eventi saranno belli o brutti? E soprattutto saranno uguali per tutti?
Ovviamente no; a due ore di distanza da un auto in panne che dobbiamo “lasciare” c’è chi farà l’incontro della sua vita, chi vincerà al gratta e vinci, chi cadrà camminando in una pozzanghera, chi cenerà in un posto splendido, chi sarà derubato, chi riceverà un regalo, chi avrà un’intuizione, chi si suiciderà. E allora?
Possiamo forse dire che per tutti “la morte” dell’auto che ci costringe a camminare a piedi per il mondo sia garanzia di esperienze successive simili? Possiamo quindi intendere quella “morte” come un accadimento a senso unico?
Ora eccoci al punto. Se il corpo è un veicolo e noi ad un certo punto siamo costretti a lasciarlo perché non funziona più forse che avremo un’esperienza simile o assimilabile di quello che seguirà? No davvero, dipende. L’unica certezza assimilabile è il proseguire a piedi fuori dall’auto.
Il proseguire fuori dal corpo. Quando si ferma l’auto muore anche il passeggero guidatore? Può succedere, ma non è certo una costante.
Quindi chi parla di quello che c’è dopo la morte gioca lotterie di esistenza come chi afferma che a motore grippato, lasciando l’auto, avremo tutti le stesse esperienze.
Possiamo affermare con certezza di NON sapere ma non è certo intelligente avere paura di quello che non si conosce. Neanche la fortuna improvvisa era nota quando ci ha travolto. Neanche una bella sorpresa era nota prima di sorprenderci. Dovremmo forse allora temere la Fortuna e le Sorprese?
E soprattutto, poi, dovremmo benedire questa follia di identificarci con il veicolo nel quale viaggiamo?
A qualunque latitudine spirituale, atea o religiosa, si può certo credere di essere l’auto nella quale si viaggia. Nelle stesse identiche circostanze si può certo credere di non esserlo. Chiunque poi creda di credere ad un’anima, ad un principio cosciente, ad una scintilla di eternità con caratteristiche individuali non può raccontarsi che alla fine del corpo corrisponda la fine di tutto.
Sino a prova contraria ci vuole più sfacciata cecità a credere che un corpo animato ed un corpo inanimato siano identici e che la presenza o l’assenza del principio animante sia rilevante o meno che credere invece il contrario.
“Se ne è andato”, si dice di una persona defunta. “Chi” se ne è andato se il corpo è lì davanti ai nostri occhi?
Credo sia necessario lavorare a diffondere e sviluppare una cultura della morte, che ce la presenti senza reticenti paure, negli assunti che le diverse tradizioni planetarie (al minimo) teorizzano e che non ci sono nemmeno noti, spesso. Fare dei corsi civici sulla morte nelle diverse tradizioni; parlarne insomma, invece di nasconderla nei suoi significati salvo poi torturarci di cronaca nera efferata con il risultato di spaventare ancora di più.
La morte capita solo ai vivi, è un fatto della vita: vogliamo parlarne?
C Rocchi
Susanna Schimperna e Gianni Maroccolo
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