Varie
Foto: © Alberto Terrile 2006
SEI L’ALBERO
Dal letto ti protendi verso di me che attraverso la stanza. Le braccia oggi più magre cercano nell’aria il contatto. Il capo lievemente reclinato non parla di resa ma agevola il passare del tuo sguardo mortificato per ciò di cui hai timore.
La notte ritorni tra i castagni e i tuoi ciliegi, ti soffermi vicino alle ortensie di cui chiedevi notizie. L’aria immobile è mossa solo dal frusciare della vestaglia mentre sul tavolo uno spicchio di mela sembra invitarti a raggiungerlo.
Ricordi quando mi raccontavi storie innanzi il camino mentre con un lungo bastone giravi la polenta per farmi dimenticare il dolore per la mamma che era andata via?
Quel tormento che provai ora lo vedo nei tuoi occhi che temono il lontano dalle tue abitudini. Il nascere implica il morire, ma tu ora vuoi vedere e ritornare, solo dopo di ciò sei disposta a creare il vuoto.
Fuori di casa una pozzanghera aspettava me e il mio camioncino per una nuova giornata da consumare al sole ed era un gran bel vivere, lì, all’aria aperta con le efelidi che mi traversavano le guance. Ricordi quando mi sedevi sulla poltrona e alzavi in aria un uovo per insegnarmi a muovere lo sguardo verso le cose ?
Quei tuoi volumi dalla costa gialla erano un meraviglioso passatempo, mi protendevo sulle figure per stargli vicino, sperando di entrarvi dentro.
Avevi un tempo lo sguardo severo , tinto di marrone fondo che nascondeva un sorriso da donare con generosa parsimonia perché ciò che è autentico và meritato.
Sei l’ albero cresciuto tra i monti, pianta abituata al sole come alle tante ombre. Il vento è invecchiato assieme a te ed ora sembra spirare più lento mentre fatica a staccare le foglie d’autunno.
La notte ritorni tra i castagni e i tuoi ciliegi, ti soffermi vicino alle ortensie di cui chiedevi notizie. L’aria immobile è mossa solo dal frusciare della vestaglia mentre sul tavolo uno spicchio di mela sembra invitarti a raggiungerlo.
Ricordi quando mi raccontavi storie innanzi il camino mentre con un lungo bastone giravi la polenta per farmi dimenticare il dolore per la mamma che era andata via?
Quel tormento che provai ora lo vedo nei tuoi occhi che temono il lontano dalle tue abitudini. Il nascere implica il morire, ma tu ora vuoi vedere e ritornare, solo dopo di ciò sei disposta a creare il vuoto.
Fuori di casa una pozzanghera aspettava me e il mio camioncino per una nuova giornata da consumare al sole ed era un gran bel vivere, lì, all’aria aperta con le efelidi che mi traversavano le guance. Ricordi quando mi sedevi sulla poltrona e alzavi in aria un uovo per insegnarmi a muovere lo sguardo verso le cose ?
Quei tuoi volumi dalla costa gialla erano un meraviglioso passatempo, mi protendevo sulle figure per stargli vicino, sperando di entrarvi dentro.
Avevi un tempo lo sguardo severo , tinto di marrone fondo che nascondeva un sorriso da donare con generosa parsimonia perché ciò che è autentico và meritato.
Sei l’ albero cresciuto tra i monti, pianta abituata al sole come alle tante ombre. Il vento è invecchiato assieme a te ed ora sembra spirare più lento mentre fatica a staccare le foglie d’autunno.
3 Comments
utente anonimo
Un abbraccio a questa Signora lontana dai suoi castagneti. Questo autunno ancora tiepido ed ancora verde la ricorda con affetto.
Giuliana
albertoterrile
Rileggo la cronaca di una visita a mia nonna malata, scritta come sempre di getto senza pensare e trovo delle indicazioni molto sottili sull’educazione allo sguardo sulle cose del mondo,l’amore per le immagini evocate come quelle ammirate da bambino…..ognuno ha avuto i suoi maestri ed una per certo è stata mia nonna Alberta Passini a cui auguro serenità in questi giorni difficili con la speranza che non si lasci andare come fanno le persone molto anziane(ha 97 anni) e sappia aspettare una stagione migliore per portarla ancora una volta tra le sue montagne.
Lì ho fatto il mio workshop,lì ho la casa che più sento mia, immersa nel verde e sospesa tra il ricordo dell’infanzia e la realtà di me oggi….eterno bambino che usa la fotografia per stringersi alle immagini più care.
utente anonimo
Che bello leggere quel che hai scritto per tua nonna. La madre di mio padre l’ho persa che avevo 7 anni, e il vuoto che ha lasciato è ancora lì, a parlarmi di lei che ho amato tanto, e che ancora mi manca. L’altra nonna l’ho persa 10 anni fa, e mi sembra ieri. Avrei voluto conoscerla meglio, capirla un po’ di più. Ma so che mi sono vicine, anche se non posso più vederle in questo mondo.
Spero che tua nonna riprenda presto le forze, tra le sue amate ortensie e gli alberi mossi dal vento.
Un abbraccio
Paola P.