Varie
Con "passione"
Non pensatemi troppo snob o arrogante, ma non avete idea cosa significhi emotivamente stare anche dentro facebook per chi “realmente” fa il fotografo (non specificatamente commerciale) e posta (oramai specchiando dal mio diario in rete) immagini di corredo a un diario intimo, progetti fotografici che uniscano visionarietà e consapevolezza (Lo strano concetto di Alice con disabili psichici e fisici) gli anziani malati di Alzheimer lasciati negli istituti (In-dimenticabili). Quando mi guardo attorno vedo miliardi di pagine vergate dal ph o pagine fans che sembrano create unicamente per alimentare l’autostima attraverso una pioggia di “mi piace”.
Forse mi sbaglio ma ciò che su questo network pare faccia furore è tantissima fotografia di superficie spesso derivativa e seviziata dall’abuso di software di fotoritocco, fotografia dicevo concentrata espressamente sulla forma e sulle modalità per portarla al massimo dell’espressione a discapito di un contenuto/messaggio.
Forse la società spettacolarizzata vuole questo e lo ama.
Non mi corrisponde, non sento questo modus quindi non mi piace ma “let it be” vediamo cosa succede.
Mi sono formato studiando autori storici della fotografia che a tutt’oggi mostro a quanti seguono i miei corsi. Nonostante la storia sia andata avanti Horst P Horst resta il mago delle luci per la figura congiuntamente ad alcuni grandi direttori della fotografia di cinema come Sven Nykvist, John Alcott, Vittorio Storaro.
Richard Avedon lo considero l’esempio principe di come si possa essere poliedrici, lavorare nel commerciale (glamour e Adv) restando intimamente consapevoli del mezzo e profondi.
Ho adorato Irving Penn
Tanta è la fotografia che amo, storica come contemporanea. Parecchi anni fa mi dedicai a fare conoscere attraverso accorate lezioni Rafael Arno Minkinnen per il rapporto simbiotico “uomo natura”.
Mi piace perdermi nelle scene cinematografiche di Gregory Crewdson , pensare a cosa sarebbe successo se Diane Arbus non si fosse suicidata ( forse come Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Kurt Cobain avrebbe fatto dell’altro ancora tra alti e bassi invecchiando come accade a tanti esseri umani).
Mi sto quindi interrogando (anche creativamente) su cosa significhi invecchiare, su cosa si può avere e dare ancora agli altri sulla dignità che vorrei riconosciuta a chi ha vissuto e costruito. Non voglio guardare dentro lo sguardo spaesato di uomini e donne perché il cervello funziona perfettamente e avverte che la società ha messo questa popolazione al confino, buona solo per alimentare l’industria farmaceutica, le case di cura o per lasciare qualche spicciolo agli eredi.
Nei loro gesti rivivo o immagino oggi dei nonni e nonne che non ho più. Ricordo ben altra eredità, quanto sono stati performanti e istruttivi, quando mi hanno permesso di riparare da loro se fuggivo i miei genitori perché c’era in atto una lite.
Non voglio pensare però a come possono aver condizionato le vite di mio padre e mia madre, perché la famiglia è anche un luogo dove (purtroppo ) si esercitano strani poteri e ricatti.
L’ho scoperto a mie spese, giovanissimo subendo la pressione di un espressione, questa :- Sono felice quando vedo che i miei figli sono felici.
Ero anche un ragazzino malinconico che sognava l’arte per aver modo di raccontare la sua visione delle cose
Non ho fatto famiglia
Non ho generato figli
Non sempre sono felice
Ma…faccio tutto con passione !
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