A mia Madre
Padre e Figlio
Ho sempre avuto un rapporto complesso con la figura di mio Padre.
Ha un carattere a prima vista molto differente rispetto al mio .
Lui ,ingegnere, venuto su da una famiglia che si è sacrificata molto per permetter
lo studio ai propri figli si è costruito una carriera che lo ha portato a viaggiare e
dirigere importanti cantieri, particolarmente nei paesi Sauditi tra la fine dei
settanta e gli anni ottanta.
Fincosit, CementFer, vent’anni con lo Sci, Silfe, Icolconsortium a Milano e il
capitolo conclusivo con Beler Gardella a Genova.
Con mia Madre parlavo di tutto ma con lui potevo dire molto meno.
In cuor suo, come molti genitori della sua generazione, avrebbe desiderato un
figlio che facesse un mestiere più concreto rispetto al rincorrere sogni d’arte e
altre chimere.
Mia Madre lo convinse a lasciarmi seguire la mia indole.
Gli ho sempre rimarcato uno scarso colloquio che con la Pandemia aveva però
preso più fiato.
Restare in casa, rinunciare ai suoi piccoli giri, il rapporto con mia madre così
diversa lo facevano sentire un vecchio leone in gabbia.
La sua prodigiosa memoria lo rende enciclopedico. Il suo amore per la Storia e
l’Economia sono una fonte continua di racconti dettagliatissimi e al contempo
asciutti.
La sua esposizione è strutturata, cronologica e mai di periodo lungo in netta
contrapposizione con l’eloquio materno e mio.
Dal 23 Novembre data della scomparsa di mia madre gli assetti sono cambiati
radicalmente.
Il rapporto Padre e figlio ha preso la forma del reciproco scambio su molti aspetti.
Il momento più bello della giornata è verso sera quando sdraiati sul letto uno di
fianco all’altro parliamo.
Genealogie di famiglie Appenniniche, infinite storie famigliari, racconti d’infanzia
con la guerra di mezzo, mille persone conosciute viaggiando per lavoro e cammei
discreti e molto accorati sulla figura materna.
Questo momento è un balsamo per entrambi.
La sera, quando il giorno finisce se si è soli è più facile che la mente s’involi verso
ricordi tinti di malinconia, mentre quel momento d’assieme permette di moderare
l’un l’altro.
Lui sdraiato al suo posto di sempre, io invece steso dal lato materno sotto una
tenera immagine di me neonato.
La scelta del quadro di Benjamin Constant ci mostra una condivisa quotidianità
tra Giuseppe e suo figlio Gesù.
Seduti uno di fianco all’altro guardano il medesimo orizzonte.
Forse è quello che umilmente e lontani da altisonanti paragoni siamo riusciti ad a
concretizzare io e mio Padre oggi.
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