Varie
La solita vita
Nel mio dna, lontane origini austriache. I genitori mi insegnarono tante cose: che gli impegni presi vanno mantenuti, che la puntualità è una forma di rispetto verso il prossimo, che non si scende a patti per denaro . Con questi dettami, vivo oramai da cinquantuno anni, trovandomi piuttosto male al mondo. Da quando sono rientrato dall’Islanda, nonostante da mesi avessi pianificato una serie di cose dal punto di vista lavorativo, ho visto grazie alla mancanza di serietà e al pressapochismo nel lavoro (o improvvisazione all’italiana) i miei progetti cadere come un castello di carte che ho dovuto ricostruire prontamente. E’ una catena, un gatto che si morde la coda ,è uno dei tanti motivi per cui le cose vanno male. Nessuno si accolla le sue responsabilità, ci sono priorità imprescindibili che in realtà tali non sono, ma la giustificazione, un po’ come a scuola è lì…pronta e “non sempre accompagnata da delle scuse”.
L’egoismo è la cosa più a portata di mano e l’uomo dall’alba dei tempi se ne serve a piene mani.
Se otto giorni in Islanda hanno parzialmente pacificato il mio animo quando vivevo la totale empatia con ciò che vedevo e rappresentavo, il ritorno, la valigia persa, la gente isterica ai semafori i conti che non ti vengono pagati, la scuola che funziona male, la gente che ti chiama all’ultimo momento hanno in un attimo riportato tutto da capo.
Restano le immagini, registrate con la luce più bella che i miei occhi abbiano potuto vedere, la fragranza di un’erba verde e croccante, le distese infinite e i grandi silenzi di un territorio vasto e poco popolato. Guardo quelle foto e ripenso alle immagini perdute per un maltempo che ha messo a dura prova le mie attrezzature.
Guardo le immagini scattate per non pensare ai miei vicini che se solo potessero parcheggerebbero nel portone o sulle scale pur di non fare un metro a piedi.
Perdo l’autobus numero 17 a 30 metri dalla fermata perché è una consuetudine e quando prendo il successivo ritrovo di nuovo i lobotomizzati con gli occhi cisposi dal sonno che irradiano l’etere con foto e sms dai loro telefonini di ultima generazione….bentornato nella Superba che odora di noia, di chiasso e di troppe cose viste e mai digerite.
2 Comments
ilaria
Ciao Alberto,
come sempre ti leggo e ammiro le tue foto…Se ti può consolare, anche io anno scorso 10 giorni di Islanda….solamente 3 con il sole…e anche io in tutte le mie foto ho questo grigio e questa nebbia…ma che forse rende ancora più affascinante questa terra. E’ vero quando dicono terra di fuoco , acqua e ghiaccio….E’ semplicemente fantastica…E le fattorie dove immagino anche tu avrai soggiornato,sono fantastiche e la gente si fida , offrendo maglioni e sciarpe di lana in grandi cestoni…con un semplice biglietto : “provalo e se ti piace, prima di partire me lo pagherai” …Una cosa semplice, che probabilmente qui da noi nemmeno ci immaginiamo…Quante cose avrei da dire sull’Islanda…a me è piaciuta da morire..e ho fatto davvero tante foto…..alcune, ti dirò, credo siano venute anche bene…Mi piacerebbe davvero seguire un tuo corso ..dovresti farlo nel tuo paese qua sui monti….cosi sarei davvero comoda!!!
albertoterrile
Quando ogni cosa si svolge in pace LA METEO è indifferente. 4 gradi e la pioggia in Islanda potevano limitare il numero degli scatti ma non certo la mia passione o desiderio di stare il più possibile a fotografare. Ciò che invece NON SOPPORTO sono altre modalità di relazionarsi che accadono nel mio lavoro. In certe situazioni ho sbottato e mi sono fatto le mie ragioni. In Italia e a Genova particolarmente ti chiamano “maestro” per blandirti e poi pretendono tu corra come avessero chiamato l’idraulico che gli deve riparare lo scarico…incapaci di comprendere che la creatività a comando,sotto pressione non rende al pari di quando hai “il giusto tempo” per compiere quel lavoro. Manca la semplicità e la correttezza…in Islanda sono degli allevatori di Pecore, qui invece TROPPI pecoroni che indossano l’abito dei dirigenti,delle super segretarie, dei vassalli di corrente partitica. E pretendono. Chissa se conoscono la fiaba dell ERBA VOGLIO che non cresce neppure nel giardino del re….