Riflessioni fotografiche
E’ tutta colpa mia
Non sono mai stato ordinato. Quando ho realizzato il mio primo album di negativi provai a scriverci sopra di cosa si trattava senza metter l’anno. Il primo quindi aveva cose del 1981 sviluppate con Stefano Grondona che mi fu maestro e altre che invece erano del 1984 e 1985.
Dal 1985 la mia produzione prese un’impennata e cominciai a scattare senza sosta continuando a non curarmi di date e cronologia. Se mi serviva un’immagine andavo a memoria e in genere sfogliando 2/3 album al massimo riuscivo a trovarla.
Col digitale a partire dal 1999 non fu poi molto diverso. Scrivevo : Iola, estate 1999 e lì ci stava il paesaggio, la ragazza che mi stava accompagnando per un tratto di strada, i ritratti di gente del luogo, un enorme pentolone dove bollivano vari ingredienti.
A distanza di 38 anni circa da quando iniziai a scattare il magma visivo del mio archivio è divenuto il mio MARE MAGNUM.
Ora succede una cosa, con una frequenza che credetemi ha una cadenza pari alla pioggia che imperterrita riga il vetro di una finestra in autunno ricevo spesso questa richiesta : “Alberto, ti ricordi quella foto che scattasti nel …? Potresti inviarmi un file per cortesia?
Se è analogica andrà fatta quindi anche una scansione. Nel “ti ricordi” alberga molto, dall’averla gratis al riceverla velocemente perché serve sempre per qualcosa.
Perché corrispondere venalmente una cifra per qualcosa che non ha prezzo come il ricordo?
Potrei anche esser d’accordo se penso che ho scelto la fotografia come una missione preda di una vera e propria vocazione, quasi che l’aver aperto nel 1985 una partita iva sia stata e resti tutt’oggi una forma di carità nei confronti di uno stato debole, di un sistema economico medio vergognoso collocato in un paese che di decennio in decennio s’impoverisce culturalmente, eticamente e spiritualmente.
Ogni volta che arriva la fatidica domanda : – “Alberto, ti ricordi quella foto che scattasti nel …? Per me è un grande tuffo al cuore.
Non avendo schedato il materiale come si dovrebbe, viaggio nel tempo, rivedo volti e luci che più non sono. Mi struggo di malinconia soffermandomi un poco su quella collina dove ora sorge un orrendo fabbricato, rivedo il mio maggiolino nero parcheggiato nel prato vicino alla casa della zia che, vinta dall’Alzheimer, ha trovato pace in cielo oltre dieci anni fa.
Incontro il bucato con appesi capi non miei, vestigia che oggi credo non abbiano più la misura per vestire un corpo che si è abbandonato ai dolori della vita rifugiato nelle dipendenze.
Ora posso dirlo a voce alta, E TUTTA COLPA MIA se non ho schedato bene le mie fotografie, se resto malgrado rancori e forme di egoismo un animo sensibile che tende alla melancolia e galleggia come barchetta di carta sullo specchio d’acqua della depressione.
E’ colpa mia, non vostra che cercandomi mi ricordate che possiedo tanti amici e conoscenti, non vostra che mi corrisponderete sempre con un:- grazie Albe!
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