Varie
Foto: © Alberto Terrile
Poche settimane fa, cominciando il corso di fotografia ho cercato di spiegare cosa vi è a monte di ogni immagine. Certamente qualcuno è rimasto interdetto quando ho detto che non serve un apparecchio fotografico per fare una fotografia, che ciò che importa è il nostro atto del vedere e l’ atteggiamento col quale ci disponiamo all’immagine.
La critica che muovo alle tecnologie è indirizzata al surplus di sistemi , programmi e apparecchi che il “mercato” mette a disposizione dell’utente per facilitarlo e rendergli la “vita iconografica” semplice e facile, spesso illudendolo dì esser bravo.
Se basta una scatola e un foro stenopeico per realizzare una fotografia immagazzinando quel tanto che basta di luce riflessa verso un emulsione, perché non partire da lì, o poco prima per parlare di immagine fotografica?
Perché certi autori del passato restano insuperabili maestri di Visione sfidando le più evolute tecnologie attuali ed i più raffinati sistemi di post produzione del fotoritocco?
La creatività è insita nell’uomo, occorre darle fiato e portarla in luce, và esercitata e darà i suoi frutti, nella misura di quelli che sono i nostri talenti.
L’iter da seguire è quello di educarci a guardare le cose….imparando a disporci verso il mondo con lo stupore del neonato che “vede le cose per la prima volta”.
La fotografia, la poesia,la canzone che emoziona, che ci resta dentro è quella che riesce a farci sentire la “prima volta” nonostante si creda di aver visto,letto e ascoltato tutto.
L’epoca odierna orienta alla bulimia ideologica mentre per arrivare al cuore delle cose occorre sottrarre e non aggiungere. Recentemente gli agricoltori della montagna sono stati raggiunti da una lettera che diceva loro che in base a studi recenti, l’ innaffiare i campi di patate porta il tubero a secernere un acido nocivo o qualcosa di simile, quindi ricordavano che la giusta dose di acqua è quella che proviene dalla pioggia….
Pochi giorni fa mentre sfruttavo le ore di luce che la stagione concede mi sono imbattuto in una Maestà che aveva accanto lo stelo per sostenere la didascalia a cura della Provincia di Modena…ma l’opera non era terminata, mancava il cartello e dentro di mè ho gioito riconoscendo quel “rettangolo vuoto” che faccio scorrere sulle cose del mondo quando mi accingo a fotografare….ecco mi sono detto un bel modo per oggettualizzare il concetto di fotografia.
12 Comments
suryamukhi
Caspitaaa!
Prima di leggere le tua parole ho visto le foto ed ho pensato: “Ecco…questo è quello che Alberto definisce FOTOGRAFARE: guardare attraverso quel rettangolo anche senza un attrezzo più o mneo tecnologico chiamato macchina fotografica”
Consiglierei a chi rimane interdetto da questa tua affermazione di provare a mettere in pratica il consiglio!!!!
ciao ciao
utente anonimo
Bellissima la foto color seppia! Ricorda lucio fontana, quella scia d’aereo fende il cielo, apre un varco, crea un passaggio, ecco è lì che vorrei essere un giorno, dentro quello spazio nuovo.
un bacio.
mariatelodicevo
gioeco
Gioire del poco in questa era del troppo può aiutare il soggetto che gioisce a ritrovare le giuste emozioni sul fondo di quel mare mosso dallo sconfinamento interiore proprio nel frangente in cui nasce l’osservazione.
Perchè guardare un oggetto con gli occhi della prima volta (fosse anche una persona cara attraverso lo sguardo di una reiterata semplicità d’animo) può donare, a ciascun attento fruitore di una immagine e/o di una poesia, una immensa capacità di immaginazione/immedesimazione.
E’ da tempo immemore che, osservando, una credenza in vetro e legno, non posso fare a meno di fare mia la credenza che un oggetto possa infondere lo stesso piacere provato da chi, a monte, l’ha immaginato, progettato e, poi, creato
Cordialmente
Giòeco
gioeco
P.S: questa foto mi fa immaginare il rettangolo destinato al cartello cosparso di sapone pronto per esser soffiato dal vento; mi fa quindi desiderare di osservare il panorama di risulta al suo interno come il perfetto contenitore di una enorme bolla di sapone che, anche dopo lo scoppio, mai sarebbe capace di procurare all’osservatore casuale il dispiacere di una irripetibile visuale.
Cordialmente
Giòeco
martacrs
bel post..mi è piaciuta la frase della bulimia ideologica (e anche i commenti si gioeco)
cassandra666
un saluto
utente anonimo
posso? secondo me c’è una contraddizione… dal momento in cui come dici tu fotografare è una azione mentale non credi che tutto quel che semplifichi l’azione di fissare una immagine su carta chimica piuttosto che pixel sia un aiuto in questa direzione? una foto tecnicamente perfetta spesso è assolutamente fine a se stessa, quel che importa è se comunica qualcosa che valga… è questa la differenza, molta gente anche se tecnicamente brava, non ha nulla da dire, chi ha da dire qualcosa si esprime in infiniti modi, la cornice vuota si, dà spunto ad molte chiavi di lettura per chi le possiede, ma al tempo stesso è un limite, perchè distoglie dall’intorno, meraviglioso paesaggio appenninico, bastante a se stesso. Come dici tu è l’essere Bravo l’oggetto del contendere, ben venga tutta la tecnologia possibile a semplificarci la vita, a noi umili mortali illuderà le nostre capacità, ai “fenomeni” (nel senso buono) darà mille possiblità in più.
Capt. America
albertoterrile
il rettangolo scorre libero sulle cose sino a quando il nostro cuore/vissuto non decide che lì deve arrestarsi e Inspirare e poi espirare quell’immagine…certo il mondo (in questo caso trattasi dell’appennino) è talmente vasto e bello che è così difficile comprenderlo,stringerlo tra parentesi e farne un immagine … ecco quella che per un autore è la sfida che sempre si perde…..ma nel tentarla…lasceremo in giro tante fotografie….più belle, meno belle….poco importa l’importante è “scoccare quella freccia”…sapendo che non trafiggeremo mai il sole…
…..sapere questo è un utile esercizio per “dimensionarsi”….in vita!!!!
:)
Pralina
Scusa se non ho più tanto tempo per passare… ma non mi sono dimenticata di te, perciò ti porto un bacio.
^_____^
keywake
A tratti mozza il fiato…peccato non poter essere là ad ascoltare le sue parole, ad apprendere…peccato la lontananza per un corso che sicuramente avrei seguito.
gioeco
L’arte del vedere miscelata all’arte del saper riprodurre è funzione direttamente proporzionale alla personale capacità del saper cogliere.
Cordialmente
Giòeco
albertoterrile
GRAZIE PER IL RICORDO DI LUCIO FONTANA E DEL SUO APRIRE IL QUADRO ALLA TERZA DIMENSIONE CON IL TAGLIO…..
POLLICE VERSO INVECE PER FRANCO FONTANA….scusate ma se un autore non mi piace…lo dico!!!