mitografia del quotidiano
Qualcosa e non tutto su mia madre
In queste feste trascorro molto tempo con i miei genitori. La scorsa estate ho supportato molto mia madre che era andata in crisi per questioni famigliari e d’età. Ultimamente la sera si parla molto, la lascio raccontare dell’Africa dove ha vissuto alcuni anni bambina assieme a mia nonna in un campo di concentramento e di mille altre cose.
Se oggi sono a detta di molti un insegnante con la vocazione, capace di intrattenere platee di sessanta studenti per volta e di ascoltarne molti in privato, questo lo devo geneticamente a lei che ha insegnato tutta una vita e mi ha trasmesso quella passione.
Il fatto che incinta di me prediligesse i film di Ingmar Bergman o leggesse Sant’Agostino sotto un albero la dicono lunga circa certe mie passioni cinematografiche e curiosità nel vasto campo della spiritualità.
Da lei ho preso la fronte alta, il sorriso, la permalosità , l’indole artistica, l’attenzione empatica verso l’Altro, il resto ( e non è poco) spetta a mio Padre, ma di questo scriverò in un’altra occasione.
Una madre è la figura femminile di riferimento e se hai fortuna , penso a bambini abbandonati a chi è stato rifiutato o vessato, resta la donna più importante della tua vita.
Quante ragazze e donne ho visto entrare e uscire dalla mia vita, a volte ero io che decidevo di non proseguire il percorso, altre erano loro che hanno scelto di allontanarsi per capriccio o a causa del mio carattere, delle mie scelte e degli abissi in cui nuoto, abissi che spesso hanno un fondo scuro e limaccioso.
Non sono certo una persona semplice e i miei genitori, entrambi, sono personalità assai particolari, forti e fragili al contempo.
Non cambierei un secondo della mia vita trascorsa né vorrei avere genitori differenti.
Sono abituato a sorridere e gioire come a soffrire per i dolori personali che reco in cuore, i tradimenti degli amici, delle donne amate, i dolori corporali, tutte cose che sino a che sarò al mondo è inevitabile inneschino delle emozioni, questo sino a quando l’Anima resterà unita al corpo mortale.
2 Comments
annamaria parodi sessarego
nonostante mia madre, Nellina Sessarego, sia stata nominata da tua nonna (e forse anche da tua madre) con nomignolo leggermente sprezzante a causa della classe sociale considerata razzisticamente inferiore, al di là delle apparenze esteriori, era una persona di profonda cultura che amava la lettura, intesa come informazione, più di ogni altra cosa, e non solo di romanzi sociali, di poesie, ma anche di riviste di divulgazione scientifica(es. Science et Avenir), a cui era abbonata, di riviste di politica e temi sociali(il Mondo, l’Espresso). Amava il teatro ed il Cinema di qualità ed è a lei ed a mio padre, con il quale condivideva i medesimi interessi, che devo l’insegnamento positivo dei veri valori della Vita, la capacità di elevarmi al di sopra dei conformismi di comodo da qualsiasi parte provengano.
un saluto.
Alberto Terrile
Oddio, francamente non conosco proprio questa storia, mia nonna era un caratterino particolare e spesso litigavamo ma, francamente ho seri dubbi su un razzisticamente inferiore visto che i miei nonni materni non avevano grandi risorse economiche, di ritorno dalla prigionia in Africa finirono prima a vivere in una carbonaia in zona colle degli ulivi e poi in via casotti in un piccolissimo appartamento con mia madre. Per il resto, siamo tutti figli dei nostri genitori e la cosa importante è che ci abbiano tramandato dei valori oltre alla cultura, o altrimenti si finisce a fare danni, parlo per me, ad esempio nell’insegnamento e nel rapporto con terze parti.