Riflessioni fotografiche
Testimoniare con l’esistenza
Sono infelice, la mia vita non ha senso, faccio schifo, nessuno mi capisce.
Queste come altre parole affondano le loro radici in un malessere esistenziale e sulla bocca dei giovani suonano come le vere bestemmie contro il bene più prezioso : l’esistenza.
Le mille declinazioni dell’insicurezza sporgono il capo da subito, vuoi per mancanza d’ascolto da parte di un genitore, vuoi per forme che posso solo immaginare come significanti dell’abbandono, a volte per mancanza di un semplice contatto.
Mia madre un giorno mi disse :- è vero quando la gente ti rimprovera perché abbracci poco, che sei poco tattile, ho sbagliato io con te e tua sorella, vi parlavo molto ma vi toccavo poco.
Ho conosciuto quel senso di vuoto e di freddo interiore che ti spalanca le porte della dipendenza, il caldo ma breve abbraccio offerto da una siringa o da una bottiglia di liquore. Purtroppo il freddo e il vuoto tornano appeno l’effetto termina e il dolore si fa ancora più grande, come una montagna.
Ho visto persone cercare le conferme per i loro vuoti nei modi più sgangherati e maldestri, fidandosi di chi sa metter in scena i mille colori dell’inganno ma quel sentirsi pieni dell’altro non è Amore.
Ho incontrato Silvia quando era al capolinea della Vita, sapeva comunicare con grandi sorrisi e amava scrutarti nel profondo dei tuoi occhi col suo sguardo “vivo”. Lei come altri incontri fatti mi ha dimostrato come si fa vera testimonianza attraverso l’esistenza.
Uso la fotografia per incontrare la gente, per conoscerla ma al contempo per conoscermi un poco meglio.
Uso la fotografia per trovare un senso alle cose del mondo e lo faccio attraverso un gesto, l’atto del fotografare che oggi è così comune e involontario da avere totalmente perso il suo valore, al pari della parola AMORE .
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