Sulla fede
Le anime e il tempo
Nelle lettere che Pavel Florenskij scrisse durante i cinque anni di prigionia nel lager delle isole Solovki torna ripetutamente sul tema del rapporto tra il tempo e l’eternità.
Uno dei brani più significativi al riguardo è nella lettera del 7 aprile 1935:
Tutto passa, ma tutto rimane. Questa è la mia sensazione più profonda: che niente si perde completamente, niente svanisce, ma si conserva in qualche modo e da qualche parte. Ciò che ha valore rimane, anche se noi cessiamo di percepirlo. Così pure le grandi imprese, anche se tutti le avessero dimenticate, in qualche maniera rimangono e danno i loro frutti. Perciò, se anche ci dispiace per il passato, abbiamo però la viva sensazione della sua eternità. Al passato non abbiamo detto addio per sempre, ma solo per breve tempo. Mi sembra che tutti gli uomini, di qualunque convinzione siano, nel profondo dell’anima abbiano in realtà questa stessa impressione. Senza questo, la vita diventerebbe insensata e vuota.
Più avanti, il 23 febbraio 1937, scrive:
Già da tempo in me vive la ferma convinzione che al mondo niente si perde, né del bene né del male, e prima o poi si manifesta apertamente anche ciò che per un certo tempo, a volte anche lungo; rimane invisibile… Se uno guarda a sé dall’esterno, come a un elemento della vita del mondo, questa convinzione che niente si perde gli permette di lavorare tranquillamente”.
Florenskij intuisce che il passato non passa, che tutto è qui. Il passato e il futuro, la creazione e il Paradiso, sono qui.
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