Varie
I balbettii del giovin Terrile
Avevo mollato Milano, lo studio di moda dove ero terzo assistente, ero tornato a Genova. Tante idee e progetti, l’entusiasmo di portare a casa l’esperienza fatta nella capitale italiana del click, aprirmi uno studio e fare il fotografo in città. Abbandonai prestissimo queste velleità glamour ( la modella in questione era un’amica ) tenendo i bianchi e neri cupi che avrei poi declinato su altri soggetti più vicini al mio mondo tinto di “speen”. Ero giovane e avevo sulla pelle ancora tutta la musica dal 79 in poi di Cure,Joy Division,Sound,Psychedelic Furs e altro. Vestivo spesso il nero, poi abbandonato completamente dal 1995 . L’ho detto molte volte che fu una scelta perdente ritornare a Genova. Perdente perchè in città non c’era la mentalità per accogliere certe istanze e aiutare i giovani che cominciavano a muovere i primi passi. Genova è sempre stata vecchia, snob e chiusa. Lavoravi se appartenevi alla cerchia/casta. La Genova bene dominava. Fotografi figli di illustri papà pubblicitari, roba del genere. Un boccone duro da ingoiare per chi come me, proveniva da una piccola famiglia borghese senza radici nell’arte e nell’imprenditoria genovese. Boccone duro per chi era figlio di un padre ingegnere soprannominato “l’incorruttibile Terrile”. Niente mazzette, niente favori,pochi gli onori. Da mio padre ho ereditato il polemismo, l’aspra critica verso le caste e i figli di che si trovano la carriera “pianificata”. Alla fine sono riuscito a fare ciò che volevo, farmi un nome, ritagliarmi una nicchia nel panorama dell’arte perchè del successo popolare non mi è mai fregato nulla. Aiutato da quel sano narcisismo che è proprio di tanti che cercano di sfondare nel mondo dell’arte posso dire di avercela fatta. A settembre esce un mio libro nuovo, in Francia. Ho dovuto sempre giocare di sponda. Questo è ciò che deve fare un autore che a Genova ha avuto i natali. Raccogliere gli allori fuori e poi dire: – Avete visto? Lì ci credono in me, nel mio lavoro….allora? Proviamo a far qualcosa con me anche qui?
Lunga storia. Mi sembra di essere un nonno accanto al camino che racconta le fiabe ai figli, quando spiego agli allievi il mio percorso, le tante porte chiuse in faccia, il non arrendersi continuando a credere e perseguire il proprio sogno.
Oggi c’è la crisi, tanta. Crisi dei valori e delle idee, crisi economica. Oggi è dura. Come allora….e se volete…sulla mentalità genovese nulla è cambiato. Giovani aiutati dal Papi e la Mami scalano o provano a farlo il loro piccolo olimpo sgomitando, altri meno abbienti e con famiglie alle spalle senza tradizione artistica o culturale si fanno “un culo così” per provare a farsi notare.
Io purtroppo non gestisco palazzi, musei e istituzioni, pur godendo di un discreto credito dovuto al gioco di sponda. La mia posizione è netta e non allineata con le forme di potere. Ho amici ( e nemici) dappertutto. Continuo a creare,insegnare e lottare alla mia maniera, in solitaria, battitore libero lontano dalle squadre.
Un puro o una testa di cazzo. Questo perlomeno è ciò che si dice di me.
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