Riflessioni fotografiche
Di morte, di Louise e di fotografia
Oggi le morti le apprendiamo attraverso la bacheca del social mentre il corpo di chi ci è caro è ancora caldo. Si editano cordogli e ricordi per i quali a volte, vien quasi da storcere il naso. La comunicazione attraverso certi dispositivi è omologante e mi imbarazza. Adottiamo nostro malgrado delle forme che sono proprie del mezzo che stiamo utilizzando finendo per assomigliarci un po’ tutti. Sono le idi del lamento che fronteggiano l’inno alla gioia per un sole che tramonta forse solamente dentro una piccola superficie biancastra: lo schermo di un telefono o di un computer.
Ho scoperto la morte di Louise poco minuti dopo l’accaduto. Gli occhi hanno letto increduli la notizia che mi ha riportato in un bar milanese, assieme allo scomparso Howard Marks che si faceva intervistare. In quella foto stampata su carta rivedo due persone che sono consegnate all’invisibilità e la mia storia d’amore di quel tempo.
Lo straordinario potere della fotografia di trattenere nella sua fibra il ricordo di un tempo che non è più.
Mercoledì scorso la mia lezione di fotografia è stata dedicata a Louise e al suo amore per i libri partendo dal suo testo sui Wondervogel con le toccanti immmagini di Julius Gross
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