mitografia del quotidiano
Nel giardino, il sensibile e l’inatteso
“Perciò se l’animo si distoglie dalle cose umane e si rivolge alle piante, agli animali, ai minerali, non è affatto un errore, come a volte si sente dire. Quell’atto può essere il segno di un puro sforzo di autoconservazione, il desiderio di prender parte ad un’esistenza superiore. Se le fontane si disseccano si va al fiume. Là non è necessario credere ,il prodigio è palese.
Ernst Junger
Dal libro della Genesi (2,8-15)
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c’è l’oro e l’oro di quella terra è fine; qui c’è anche la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate. Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
Giardini simbolici e piante magiche/Paola Maresca
Il giardino, universo complesso, fin dall’antichità è stato concepito come corpus dalle profonde simbologie.
Nella stratigrafica allegoria del giardino, infatti, dove si declina la grammatica dei quattro elementi fondamentali terra, acqua, aria e fuoco, sono rintracciabili più livelli interpretativi dai variegati assemblaggi: quello della simbologia delle piante che vi sono coltivate, quello della composizione geometrica e della forma e infine quello degli apparati decorativi.
Se i complessi legami tra piante e astrologia avevano dato origine a quella sorta di alchimia verde, dove sull’incerto confine tra magia e scienza, le indicazioni terapeutiche s’intrecciavano con quelle propriamente magiche, retaggio di una sapienza ancora più antica, è con Nicholas Culpeper, erborista vissuto nella prima metà del ’600, ma anche grande astrologo, che scienza delle piante e astrologia si uniscono in un grandioso connubio.
Negli studi di Culpeper, che recupera antichi saperi, dalle caratteristiche dei pianeti e delle costellazioni si derivava, in base alle loro corrispondenze astrali, le proprietà officinali delle singole piante, conoscenza questa che ben presto si perse tra le maglie dello scientismo del nuovo secolo.
Ma anche la stessa forma del giardino, declinata secondo i moduli di una geometria sacra, secondo il rispecchiarsi del cielo, definisce uno spazio dalle segrete risonanze. Ne sono conferma i giardini monastici, dove si coltivava la sapienza delle erbe, racchiusi in un quadrato simbolico e protetti da alte mura, a significare la segretezza della pratica ma anche una magica difesa. In sostanza una sorta di microcosmo semantico dove le piante erano probabilmente collocate in relazione alle loro ascendenze astrologiche per derivarne maggiore vigore e catturarne così i benefici influssi astrali.
Nel Rinascimento poi, con la riscoperta della Divina Proporzione e la serie armonica del Fibonacci, i disegni dei giardini s’informano secondo quelle geometrie significanti, che improntano la segreta armonia dell’universo dal regno animale e vegetale fino a quello minerale.
La stessa dialettica dei quattro elementi, che sta alla base delle metamorfosi della natura e che affiora in frammenti decorativi nello scenario di parchi e giardini, dà vita ad una intrigante e scenografica messa in scena in un crescendo simbolico ispirato al filone esoterico.
D’altra parte, come in uno specchio, il giardino tout court, è stato utilizzato anche come metafora nel linguaggio alchemico, a convalidare, ancora una volta, questo stretto legame tra studio della natura ed elevazione spirituale. In sostanza una sorta di “agricoltura celeste” che diviene allegoria della pratica alchemica.
I significanti apparati decorativi poi segnano, in una vertigine di simboli, i punti salienti di un cammino sapienzale, che si snoda attraverso il giardino, come in una sorta di labirinto iniziatico e che rimanda analogicamente ai cosiddetti “viaggi” o “prove” delle antiche iniziazioni, tramandatesi nel tempo attraverso i rituali delle consorterie iniziatiche.
Il giardino così macchina complessa emerge in un gioco di segreti intrecci e antiche assonanze distendendosi in accenti di bellezza e di poesia.
Nel nostro mondo attuale dove la funzione estetica e visiva ha preso il posto di altri valori, si rende necessario recuperare l’universo simbolico del giardino, che significa poi recuperare saperi dimenticati, esigenza questa che sotto l’egida di nuove mode e correnti, si sta facendo prepotentemente sentire oggigiorno.
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