La Bidella con i suoi figli
Baghdad
Settembre 1993
Non sono un reporter, sono solo un fotografo attratto dall’essere umano. Nasco incuriosito dall’ Altro che ascolto, dall’Altro cui rispondo pur lamentando a voce alta di un tempo che non mi basta mai per fare le mie cose, ovvero delle “fotografie”, le stesse che da un decennio ho scelto di accompagnare con delle parole che interagiscano, non con stampelle/didascalie, proprio come sto facendo adesso.
Dai racconti di mia madre pare fossi un bambino molto socievole, sempre pronto a mischiarsi con tutti . Mi considero un’anima sensibile sempre attratta da ciò che gli altri fanno, pensano e persino “nascondono”. Inevitabile la scelta di un media che mi permetta di incontrare la gente : la fotografia in primis e da 20 anni anche l’insegnamento della fotografia.
Con un apparecchio di plastica che mi avevano regalato ( non era che un giocattolo, quindi non produceva fotografie) obbligavo mio zio Cesare a posare chiamandolo a gran voce:- “Vieni che ti faccio una bella crobatia”. Ho sposato il linguaggio delle immagini ben prima di parlare un italiano corretto e credo di aver intuito da subito che quella cosa che mi affascinava centrava col ” vedere ” in particolare “vedere l’Altro“.
Goethe scrisse: – ” Se l’occhio non fosse solare, come potremmo noi veder la Luce?”
L’organo che crea la realtà è il cervello ( spesso attraverso l’occhio ).
Nell’ Antico testamento, ( Genesi) leggiamo :- ” Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu”.
Quando incontrai le parole riferite al VOLTO di un teologo (Max Picard) provai quella folgorazione che colpisce molti quando leggono qualcosa che avevano capito o contenevano senza averlo però saputo esplicitatare attraverso la scrittura.
“Il volto è una rivelazione, incompleta e passeggera, della persona. Nessuno ha mai visto direttamente il proprio volto; lo si può conoscere soltanto riflesso nello specchio o per mezzo di una fotografia. Il volto non è dunque fatto per sé stessi, ma per l’altro o per Dio: è un silenzioso linguaggio ; è la parte più viva e più sensibile (sede degli organi dei sensi) che, nel bene e nel male, presentiamo agli altri. E’ l’Io intimo, parzialmente denudato, infinitamente più rivelatore di tutto il resto del corpo.” Max Picard “ Il rilievo delle cose” Servitium editore.
Attraverso la fotografia ho avuto modo di incontrare e ritrarre veramente un ricco campionario di umanità che va dai personaggi famosi (cinema,teatro, danza, musica, arte contemporanea) alle persone di tutti i giorni passando attraverso le realtà difficili come i soggetti disabili, gli anziani e la comunità trans gender genovese. Ogni ritratto è una piccola storia che nel tempo, attraverso il mio sito provvedo a raccontarvi.
“La fotografia è l’unico «linguaggio» compreso in ogni parte del mondo e, superando tutte le nazioni e le culture, unisce la famiglia umana. […] Ci permette di condividere speranze e disperazioni altrui, chiarifica condizioni politiche e sociali. Noi diventiamo testimoni oculari dell’umanità e della disumanità degli uomini…” Helmut Gernsheim, Creative Photography: Aesthetic Trends, 1839-1960
Quando ero a Baghdad nel 1993 la molla che mi spinse a fotografare era raccontare la gente che continuava a vivere nonostante i bombardamenti e l’embargo provando a condurre un’esistenza dignitosa. Avrei potuto fotografare palazzi distrutti o usare la mia visionarietà per raccontare trasversalmente la sofferenza ma questo a me non interessava proprio al contrario dei magazine che “non pubblicarono il servizio perchè era assente uno degli ingredienti per attrarre il lettore : il dolore!
” come afflitti,eppur sempre allegri ” (2 Cor 6:10)
La bidella che con orgoglio posò assieme ai suoi figli guardando dritta in macchina ( feci come mio uso un solo scatto) è un’immagine tra le mie preferite scattate a Baghdad . Un unico scatto perchè sò che nella fotografia, come nella vita c’ è tanto da guadagnare ma anche molto da perdere.
Realizzata con: Hasselblad 500 CM
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1993
Luogo: Baghdad
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